Infradito, a ciascuno la sua, ecologica

Ho ricevuto un po’ di messaggi a strenua difesa delle infradito, calzatura estiva senza eguali per la libertà lasciata al piede ma che ha dei limiti ecologici per il forte impatto ambientale (non si recicla) e la dannosità al sistema articolare del piede e della gamba (non ammortizza).

Non voglio fare di ogni erba un fascio, anche perché adoro le infradito, e ho una serie di soluzioni da proporvi che però impongono delle scelte.

L’infradito della marchigiana Tecnofilm è realizzata in Ecopowerbio ed è completamente biodegradabile. In due anni di dissolve, ma solo se opportunamente compostata e non semplicemente tenendola ai piedi.
Rimane però il problema dell’ammortizzazione.

A questo rimediano i sandali infradito del tipo Crocs. Diciamocelo, non sono tra i più belli ma per esperienza personale riconosco che sono tra le cose più comode che possano avvolgere un piede, anche perchè sono realizzate con un tipo di gomma che permette alla pelle di respirare. Le Crocs, non le loro imitazioni, sono fabbricate in Croslite, un materiale con una base antibatterica che però non è riciclabile. L’azienda ha avviato un programma di riciclo proprio su una  filiera indipendente ma in Italia non è disponibile. Per contro, però, questo tipo di infradito dura molto di più, andando ben oltre la singola stagione. Il prezzo, intorno ai 32 euro, non è paragonabile alle altre infradito ma compete con molte calzature comode.

In ambito sportivo, le infradito di un  marchio da corsa sono di Salomon. Carine, avvolgenti e ben ammortizzate sembrano un buon compromesso tra chi domanda prestazioni (han la suola di un sandalo) e comodità.

Salendo ancora nella fascia di prezzo, tra i comodi evergreen ci sono i Birkenstock. Comodi, eleganti e molto trendy, anche se molto lontani come immagine dalla immortale flipflop da surfista.