In montagna coi lama e i gallorosso

Sull’HuffingtonPost di ieri si decantavano le doti portatrici di buon umore dei lama. Sapete una cosa? È vero!

Ho provato ad avvicinarli sull’altopiano del Renon, appena a nord di Bolzano. Affacciato magicamente alle Dolomiti c’è un posto dove li allevano, ti fanno coccolare i cuccioli e se vuoi ti portano pure a fare un trekking con loro. Se si è abituati alla pet therapy con cani, gatti, coniglietti, canarini e criceti, provate con un lama. Non so spiegarvi la ragione precisa, ma riescono a trasmettere una quiete pazzesca perfino in condizioni di sforzo come quelle di una camminata. Sforzo che peraltro sostengono per buona parte loro, visto che con una speciale imbracatura sono nelle condizioni di portare il nostro zaino e perfino il materiale di rifornimento del rifugio.

«È iniziata per caso, li ho visti oltralpe, me ne sono innamorato – dice Walter Mair, allevatore appassionato per questo animale andino – poi li ho visti nel loro ambiente naturale e ho scoperto di cosa sono capaci, per le doti caratteriali e la forza fisica. Avevo cavalli, perché non provare coi lama?».

Riescono perfino a far ridere, i lama. Chiedete a Walter di far mettere in posa il capobranco e godete della vanità dell’elemento che sembra appena uscito da una scuola di recitazione.

Ancora più impressionante rimane la docilità di questo mammifero originario delle Ande e parente stretto del cammello che sembra essersi ambientato tanto bene sulle Dolomiti. Perfino un bambino può condurlo al proprio fianco solo tenendolo per la corda.

Chiariamo subito: il lama è un essere vivente e non va trattato alla stregua di uno zaino o uno scarpone. Anche se conosco escursionisti che prestano più cure ai loro scarponi che non agli stessi figli, camminare con un lama fa parte di una filosofia e farsi un tratto di vacanza con loro è un indice di rispetto per il territorio e la natura.
Ne è prova che il maso che li ospita non è un albergo con le stelle per tutti i comfort ma un edificio rurale permeato di tradizione. È dunque, dal mio punto di vista, un ottimo posto per rallentare, staccare la spina, mangiare le bontà locali e addormentarsi ascoltando il respiro del bosco.
Il Kaserhof, tra le altre doti, fa anche parte dei Gallorosso, la catena di agriturismi dell’Alto Adige – SüdTirol. Lo chiarisco perché sono gente seria e non agriturismi farlocchi con nulla dietro l’insegna. Da oggi chi volesse può addirittura ordinare le specialità prodotte da questo presidio della bontà alpina. Succhi di frutta, confetture, latticini, erbe e sciroppi possono arrivare a casa portando in città un cesto dei profumi di questa terra baciata dalla fortuna e dall’operosità.
Se le vie dell’appassionarsi alla montagna e al buon umore passano anche da qui, ben vengano lama dispensatori di sorrisi  e cestini profumati che rendono ancora più divertente la montagna.
Questo articolo è pubblicato anche dall’HuffingtonPost.

L’uomo che spreme acqua dalle nubi

Anche se le secchiate d’acqua che hanno innaffiato l’Italia la scorsa primavera lasciano credere il contrario, l’area mediterranea potrebbe prima o poi doversi confrontare con problemi legati a siccità e desertificazione.

Una possibile soluzione arriva da lontano. Carlos Espinosa è originario di Antofagasta. In questa zona del Cile le precipitazioni annue di solo un millimetro obbligano la popolazione a sostenere costi altissimi per dissalare l’acqua marina e soddisfare il fabbisogno idrico della comunità.

“Fin da bambino, ho notato che le nubi sfioravano il suolo delle montagne, ma non sapevo cosa fosse – dichiara il fisico sudamericano – Più tardi, all’università ho capito che il fenomeno poteva essere sfruttato. Esiste un processo per cui alcune piante catturano acqua con l’estremità delle foglie toccate dalla nube. Abbiamo applicato lo stesso concetto con delle reti. La prima volta che abbiamo ottenuto acqua dalla condensazione nel deserto è stato sorprendente”.

Certe piante dei crinali montuosi hanno il potere di raccogliere acqua con l’estremità delle foglie. Lo spirito di osservazione ha portato Espinosa a creare un semplicissimo sistema di reti cattura-umidità che filtrando le nubi mosse dal vento riescono a sintetizzare acqua facendola convergere in raccoglitori.
In Italia consumiamo circa 175 litri d’acqua pro capite AL GIORNO.
Quella di Espinosa non sarà dunque la soluzione definitiva per risolvere il problema idrico di comunità molto assetate come la nostra, ma il sistema ecofriendly e di facile realizzazione può essere un aiuto dove le risorse sono povere, oltre che uno stimolo a responsabilizzarci sui consumi scellerati che prima o poi ci potrebbero creare dei problemi. Come dire che poche gocce dalle nubi dovrebbero essere un esempio al nostro fiume di spreco.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.