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L’aria pulita non è populismo

Un adulto medio a riposo inala circa 8 litri di aria al minuto. Facendo due conti, sono 11 mila litri giornalieri. Come dire che l’aria, piaccia o non piaccia, è il componente principale della nostra dieta. Provate a visualizzare una fila di bottiglie, in piedi una accanto all’altra per una lunghezza di 880 metri (8 campi di calcio): se ci riuscite significa che avete chiaro quanto passa per i nostri polmoni quotidianamente. Siamo praticamente dei filtri che camminano.

Quando ci mettiamo ai fornelli siamo attenti alla qualità di quello che cuciniamo. Difficilmente andremmo ad acquistare un alimento scadente. Tanto più se l’ingrediente è così importante da segnare un consumo quotidiano di 11000 litri. Purtroppo non possiamo scegliere la qualità dell’aria del luogo dove viviamo, ma almeno possiamo fare gesti concreti per migliorare l’aria. CI servono alberi. Ci servono tanti alberi. Ma il punto è che non bastano più solo quelli.

La BBC ha appena divulgato un documentario sull’inquinamento dell’aria. Si apre con un dato agghiacciante: solo in UK, sono 40.000 i morti prematuri a causa dell’aria inquinata. E’ una delle tante battaglie che ogni governo deve combattere. La domanda è la solita: fino a che punto i politici sono disposti a scelte impopolari? Il filmato è la storia di una piccola comunità che ha deciso di dichiarare guerra all’inquinamento – il titolo Fighting for Air è già una premessa – e racconta il tentativo di fermare la contaminazione in un luogo per un giorno. Nelle scene iniziali un cittadino punta il dito verso un politico e gli intima di non permettersi di decidere cosa sia buono e cosa no per lui e per la sua famiglia.

Siamo agli albori di un nuovo governo con forze che affermano di voler “davvero” cambiare. Fenomeni di passaggio o visionari positivi come lo era Steve Jobs? Solo i fatti potranno dire cosa succederà. A me basta intanto cominciare a chiedere loro (e a chi verrà dopo di loro come scrissi a chi è venuto prima) di non decidere cosa è buono e cosa no per noi che respiriamo. l’aria deve essere pulita e basta, senza compromessi.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Un somaro nel pallone

I calciatori sono strapagati. Vero. A maggior ragione dovrebbero essere d’esempio per i tifosi in quanto a comportamento, in campo e fuori.

Durante una partita del deportivo Pereira, in Colombia, il gufo mascotte dello stadio cade in campo e cosa fà il giocatore Josè Luis Moreno? Lo prende a calci per buttarlo fuori dal tappeto verde.
La scena ha dell’incredibile. Il gufo è sull’erba a pancia all’aria. Vede avvicinare il calciatore. Dall’angolazione della camera si direbbe stia stortando la testa forse aspettandosi un aiuto. Esattamente in quell’istante l’uomo gli tira un calcio colpendolo in pieno.
Il gufo, rapace notturno sensibilissimo ai traumi per l’udito e la vista finissimi in grado di amplificare la più piccola sollecitazione, muore poco dopo. Il calciatore, purtroppo, esce dal campo sulle sue gambe.
Fischiato dal pubblico e multato con 560 Dollari, rischia anche il carcere per maltrattamento di animali. Purtroppo nessuno ha accennato a un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) per il deficiente di turno.