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Mi piace il Lego, da oggi anche di più con Greenpeace e contro Shell

Lego, Shell, Greenpeace e un filmato avvincente pur nella sua brevità dimostrano che le petizioni servono. Ricordate la campagna di Greenpeace sulle trivellazioni della Shell nell’Artico? Lego ha ufficialmente deciso di non procedere alla pluriennale collaborazione col colosso petrolifero.

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A chi dovesse storcere il naso sull’ennesimo ecointegralismo, ricordo che le navi Shell si sono spinte talmente sottocosta da provocare già due inchieste. A prescindere dalle dichiarazioni e dalle indagini, bastano le immagini. Nel 2012 la Noble Discover si è quasi arenata fuori dal porto. Pochi mesi più tardi la piattaforma Kulluk è andata a finire sugli scogli dell’isola di Kodiak mentre, pare, la stavano facendo navigare alla svelta fuori dalle acque territoriali per motivi poco chiari.

Nessuno è così illuso da credere di poter puntare al 100% di rinnovabili a breve termine. Un minimo di ricerca di materie prime di origine fossile ci è dunque ancora indispensabile. Esattamente indispensabile come il senso di responsabilità per tutte le precauzioni perché nessuna Kulluk o Noble discover finiscano a combinare il disastro che per ora si è evitato. Quello spot della Lego è stato davvero a un passo dalla realtà. Il gioco ha aiutato a far capire che la Terra non può essere in gioco.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Tempo globale e meteobufale

Cambiamento climatico annunciato dalla BBC e smentito dalla Nasa.
Dopo il global warming e le previsioni di un apocalisse di fuoco per il futuro, porte aperte al global cooling che annuncia l’avvento imminente di una nuova glaciazione.  La notizia pubblicata su molti siti è a commento delle foto NASA che mostrano come, a distanza di 12 mesi dall’estate 2012, la calotta polare artica si sia ampliata di 1.300.000 km quadrati (2,5 volte la Spagna). A chiosa dell’articolo vengono derise le previsioni, considerate a loro tempo autorevoli, della BBC, che nel 2007 davano per scomparso il ghiaccio al polo nord entro il 2013.

I ragionamenti non sono solo attinenti alle beccate giornalistiche, ma implicano anche importanti risvolti commerciali nello sviluppo delle rotte navali nell’emisfero settentrionale. Tradotto: potremmo accorciare i tempi di navigazione e influire sulle quotazioni dei prodotti, aka costerà ancora meno produrre in Cina.

Non sono un meteorologo e non credo attendibili le previsioni oltre la settimana. Però mi colpiscono le tendenze dei dati statistici e il detto che una sola rondine non faccia primavera. Le tendenze delle temperature sono mediamente e oggettivamente in crescita, dimostrando dunque che qualcosa sta cambiando. Che poi sia l’uomo o la termoregolazione di Gaia nessuno è in grado di stabilirlo con assoluta certezza.

E’ importante essere consapevoli di questo, come lo sono le circa 700.000 persone appena scese in piazza in giro per il mondo per ricordare che, a prescindere dalle sorprese che la Terra potrebbe riservarci, siamo solo formichine. Piccoli esseri che comunque debbono un po’ di rispetto al loro formicaio  perché non ne hanno un altro. Mettiamoci sempre nei panni di un ET che arriva da noi e, dopo secoli luce di vuoto e sostanze irrespirabili, trova una bolla azzurra con cascate e foreste e, appena dietro l’angolo, la peggior discarica a mare con a fianco una qualsiasi Ilva di Taranto. Cosa pensereste al suo posto?

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Una tassa sul carbone per far girare le pale

La fondazione Leonardo Di Caprio ha finanziato un film di 8 minuti sulla Carbon Tax con la voce dell’attore di Titanic. Dandone notizia, l’Huffington Post americano rimarca il fatto che una tassa sui combustibili fossili potrebbe incentivare l’utilizzo delle risorse rinnovabili, a tutto vantaggio della riduzione di emissioni e danni che le continue estrazioni e il fracking stanno creando.

Il ragionamento funziona. Però già immagino le polemiche in Italia: le pale eoliche fanno schifo e i campi di pannelli solari sono un pugno in un occhio. Nel ginepraio delle opinioni ecologiste o pseudotali si condannano pale e pannelli salvo poi lamentarsi delle emissioni delle ciminiere o dell’impatto delle strutture idroelettriche. Ricordo ancora una frase di un valligiano che si definiva verde e commentava l’installazione della prima pala eolica in Valtellina: «Ci hanno rubato l’acqua e ora ci rubano anche il vento». No comment.

Vediamola in un altro modo. Ci sono aree sottosviluppate e a scarsa vocazione turistica dove l’eolico non sarebbe affatto devastante ma aggiungerebbe risorse e posti di lavoro. Nella stessa misura abbiamo chilometri quadrati di tetti di capannoni e condomini per i quali non sarebbe certo un problema essere rivestiti di celle solari. Forse è sensato imboccare questa strada magari utilizzando i fondi di una Carbon Tax. Continuiamo a digerire le costruzioni che hanno imbrattato la nostra Italia dagli anni ’60 al 2000 senza che nessuno proponga di farle saltare e siamo qui a dire le energie rinnovabili (i cui generatori sono peraltro smontabili) rappresentano un problema?




Earth Day, supereroi alla festa della Terra

Supereroi cercasi! Non sfogliate i Comics. Oggi si celebra la Giornata Mondiale della Terra. Indetta dall’ONU, si propone di sensibilizzare i cittadini del pianeta sul tema dell’ambiente. Ogni paese che vi aderisce, declinerà la ricorrenza attraverso migliaia di eventi. Nel nostro paese,
Earth Day Italia organizza momenti di incontro in giro per la penisola.

Dal 22 al 29 aprile al Maxxi di Roma c’è “Cambiamo Clima!”, una mostra fotografica con cui si raccontano al grande pubblico gli Eroi della Terra. I protagonisti sono supereroi ma non sono usciti dai Comic Book. C’è la storia del guardiano delle più grande discarica campana che respira piano per non morire asfissiato, quella dei netturbini siciliani che ritirano i rifiuti tra le case a dorso di mulo, la testimonianza della famiglia i cui genitori hanno deciso di vivere in un bosco tra Veneto e Trentino, i ricordi del guardaparco dell’oasi di San Massimo, dove 200 ettari di foresta sono curati senza usare prodotti chimici. Nel riportare la notizia, Repubblica accompagna con un bel commento di Carlo Petrini, Patron di Slow Food. Chi sono i supereroi della Terra nel 2014?

Sono quelli che crescono il cibo e fanno sì che la terra l’aria e l’acqua, le risorse che servono a fornircelo, non si compromettano mentre vengono impiegate. Sono i custodi di un pezzo di mondo con il loro piccolo orto, la loro piccola azienda agricola, i terreni sui quali seminano e generano il cibo per la loro famiglia o per un’economia locale che non chiede che si distrugga per produrre, ma pretende che si conservi la porzione di terra su cui si vive, grazie a cui ci si nutre. Sono tanti per il mondo. Ho il privilegio di conoscerne molti, grazie alla rete internazionale di Slow Food e di Terra Madre e so che molti altri ancora ce ne sono. E credo siano in aumento. 

A Roma, il 21 aprile si è tenuta la Maratona a Km Zero nella Riserva Naturale del Parco dell’Aniene, per promuovere la fruizione dei Parchi Urbani e dei Prodotti a Km Zero nell’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare. È stata l’occasione per ricordare ville, giardini, parchi urbani, aiuole, un patrimonio di cui spesso non ci rendiamo conto. Non è solo una una questione estetica, ma di salute. Sapevate che in Italia il verde urbano contribuisce ad assorbire 12 milioni di tonnellate di CO2, pari al 3% del totale delle emissioni nocive della penisola?

Per la 44esima edizione della manifestazione, l’ONG ambientalista Green Cross, insieme ad Earth Day Italia, hanno deciso inoltre di pubblicare un decalogo che spieghi come fare a ridurre i nostri rifiuti. Secondo un rapporto Ispra, infatti, nel nostro Paese si contano annualmente 31,4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani: molti sono smaltiti in modo scorretto, spesso abbandonati sul ciglio delle strade o “nascosti” nelle zone verdi.

I consigli di Earth Day sono conosciuti ai più, ma servono comunque per avvicinare le molte persone che ancora non hanno sviluppato una sensibilità sul tema.


1. Evita i prodotti usa e getta. Un esempio: le pile ricaricabili si possono riusare centinaia di volte, facendo risparmiare a te denaro e all’ambiente pericolose sostanze;

2. internet permette di inviare e ricevere documenti ed evitare di stamparli: si salvano alberi e si limita l’inquinamento causato dai trasporti;

3. comprando prodotti sfusi e alla spina al supermercato si limitano imballaggi di carta, cartone, plastica, polistirolo;

4. dimentichiamoci dei sacchetti di plastica: per gli acquisti preferiamo le borse di carta, cotone, iuta, biodegradabili o comunque riutilizzabili;

5. impariamo a preferire cibi e acqua che arrivano da vicino e impariamo a cucinare anche con gli avanzi : esistono tantissime gustose ricette che ti aiutano a “ricreare” al meglio gli alimenti, evitando che vadano a finire nell’immondizia;

6. per conservare gli alimenti, usiamo i contenitori di vetro e non l’alluminio: inquina, e per la sua produzione lo spreco di energia è enorme. Se si consumano lattine e pellicole di alluminio, è importantissime che siano smaltite negli appositi cassonetti;

7. se indumenti, accessori o giocattoli non ti piacciono più, regalali a qualcun altro: quello che per noi è uno scarto, per un’altra persona può diventare una risorsa preziosa. Conosci, ad esempio, i gruppi di “Te lo regalo se vieni a prendertelo“?;

8. prima di gettare via un computer o un telefonino, verifica che non si possa riparare o che non esistano pezzi di ricambio. E ricorda che le apparecchiature elettroniche vanno smaltite in modo adeguato e non gettate nell’indifferenziata;

9. fai la raccolta differenziata, soprattutto della frazione organica: in questo modo si possono produrre fertilizzanti alternativi a quelli chimici;

10.non bruciare rifiuti di alcun genere: la combustione incontrollata dell’immondizia libera nell’aria sostanze molto velenose.

Dopo la Terra dei Fuochi, muore la terra dell’acqua

Per la serie “a volte ritornano”, si parla di nuovo della TamOil di Cremona. Breve riassunto delle puntate precedenti: su un’area di quasi 90 campi di calcio si lavora l’oro nero in impianti collegati tra loro da una rete colabrodo dove i tubi sono fatti anche in vecchio klinker. 



Nell’85, il comune approvò alla leggera il rinnovo delle concessioni con la sola opposizione del consigliere radicale. Con le indagini, nel tempo si scopre che non c’erano solo tubi fatiscenti. Un ex dipendente interrogato dai giudici ha spiegato che nella fogna non finiva solo il liquido di lavaggio degli impianti, ma anche il drenaggio. Tradotto se, come me, non siete cinture nere di raffinazione carburanti: il primo lavoro che fa la raffineria è di togliere l’acqua dal greggio, che essendo più leggero, sta in alto, così si apriva una valvola e l’acqua pluf! nelle fogne bella sporca di idrocarburi. 

Ora, con del sano realismo: nessuno mette in dubbio l’importanza dei posti di lavoro, o il dato di fatto che il carburante, piaccia o no, da qualche parte bisogna pur produrlo. Ma i controlli? Dove sono le istituzioni a garantire la posizione dei cittadini? Se al sud c’è la terra dei fuochi, al nord c’è evidentemente la terra dell’acqua (inquinata) che avvelena ed è pericolosamente vicina al nostro principale fiume. E temo che nessuno abbia ancora fatto una statistica delle incidenze di patologie collegate a chi abita nella zona. 

Ricordate quando Erin Brokovich metteva sul tavolo degli avvocati l’acqua delle falde avvelenate? Ecco, comincerei a servirla ai responsabili e chiedere se la darebbero ai loro figli.

Il sole, ma è solo un film

Cinquant’anni fa lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov immaginava per il New York Times, un 2014 con città sotterranee per sfuggire all’inquinamento e crisi di noia per l’uomo i cui compiti erano ormai svolti solo da robot.

Cosa ha azzeccato e cosa no nelle previsioni?
Sottovalutando la nostra innata ricerca per il bello e per il buono non aveva previsto che qualche sforzo sarebbe stato fatto per preservare certe aree. Fortunatamente non ci siamo giocati ancora tutto. Così pur nel disastro comportamentale che ci impone il progresso, cerchiamo di arginare i danni.

Sicuramente Asimov non sarebbe stupito delle immagini in arrivo dalla città di Pechino. Coi suoi 11,5 milioni di abitanti, la capitale cinese patisce un inquinamento decine di volte superiore alla soglia massima di pericolo segnalata dall’OMS. L’ambasciatore USA ha addirittura rimpatriato la famiglia e chiesto il trasferimento. Gli amministratori locali hanno dovuto rimediare con grandi schermi per dare un effetto emotivo alla popolazione per l’assenza del sole, non dell’ambasciatore. Purtroppo per loro, non è così immediato il rimedio per la qualità dell’aria.

Le altre previsioni di Asimov? Televisioni in 3D, schermi touch, università online, colonie lunari, attacchi di noia e altro. Più o meno ci ha preso. Mancano solo le colonie lunari che per adesso non ci servono e qualcosa sulla noia: ci ha pensato la crisi a farci ingegnare su come dover occupare il tempo. Per il controllo delle prossime previsioni, già commissionate al NYT, appuntamento al 2064.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Se nevica il rosso

Sulle Dolomiti, dalle parti di Cortina, è caduta una spolverata di neve rossa.

Nessun fenomeno di carattere eccezionale o inquinante, solo un’alga che trasmette la sua colorazione al manto nevoso provocando nei turisti e negli escursionisti una sensazione di curiosità. Cosa ci fa un’alga lì? E’ un organismo monocellulare che prolifera in condizioni estreme ad alta quota o ai poli. Esattamente dove non crederemmo possibile crescere nulla. Mai sottovalutare il potenziale di sviluppo della vita, perfino in assenza della specie umana.

Il fenomeno è segnalato fin dal 1800, ad essere rara è la data in cui si è manifestato. Nulla di inusuale se però pensiamo che il 26 maggio sulle Alpi stava ancora nevicando abbondantemente.

La batteria arriverà dagli alberi

Pile e accumulatori esausti contengono piombo, cromo, cadmio, rame, zinco, ma soprattutto mercurio. Una pila stilo contiene 1 grammo di mercurio, sufficiente a inquinare 1000 litri d’acqua. Ecco perché vanno assolutamente conferite in discarica e MAI smaltite come indifferenziate.

I problemi delle batterie legati al loro peso in fase d’uso ma soprattutto al loro smaltimento a fine ciclo potrebbero aver trovato una soluzione alla Maryland University.
Una fetta di legno abbinata a strati di stagno potrebbe diventare una batteria durevole ed efficiente, ma soprattutto essere compatibile con l’ambiente.

«L’idea arriva dagli alberi – dicono i ricercatori – le fibre che compongono un tronco possono trattenere acqua altamente mineralizzata e quindi sono ideali per immagazzinare elettroliti, rendendo la struttura legnosa non solo la base ma la struttura attiva della batteria».

Facciamo due conti? Ogni anno si immettono sul mercato europeo 800.000 tonnellate di batterie per auto (come 8 grandi portaerei), 190.000 tonnellate di batterie industriali e 160.000 tonnellate di pile portatili (di cui solo il 30% ricaricabili). Vi rendete conto di quanto minerale (risorsa non rinnovabile) sprechiamo? Il legno almeno, in quanto risorsa coltivabile, potrebbe davvero diventare l’uovo di Colombo, utile nel ciclo di vita per trasformare CO2 in ossigeno e dopo la raccolta per accumulare energia.

Vuoi l’auto ecologica? Pedala e attento alle eco-frottole!

C’era una bellissima pubblicità di auto in circolazione qualche anno fa (guarda lo spot). Ti decantava il potere di un catalizzatore efficiente, il basso contenuto di solventi delle vernici, la riciclabilità di certi componenti, ma alla fine ti avvertiva che, comunque, per l’ambiente non avresti mai fatto abbastanza. Così il nostro aitante possessore di auto che avevamo visto entrare in garage in tuta e racchetta da tennis se ne esce felice con una cigolante bicicletta. Geniale! “Non vuoi inquinare? Vai in bici! ” era il messaggio.

In Italia non ha funzionato perché i tempi non erano ancora maturi o forse perché qulalche brianzolo finito al marketing avrà obiettato ai creativi “ma non si vede il prodotto”! “Ok: mai discutere con un imbecille” avrà allora pensato il nostro pubblicitario, che avrà così ripiegato con un bella idea anni 80 dove la topona della Milano da bere era attratta  dalla grossa cilindrata (del motore, s’intende, cosa avevate capito?). Adesso i tempi sono un po’ cambiati, ma c’è ancora parecchia confusione su cosa è ecologico e cosa no. I pubblicitari, in questo, ci mettono del loro.

Legambiente ha stilato un ecolista per raccapezzarsi in un mercato dove sembra che tutti abbiano un’anima verde, quando non è proprio così.

Chi vuole davvero saperne di più e desidera arrivare preparato da un concessionario pronto a venderti la versione catalitica della propria mamma, trova un buon manuale per riconoscere un’auto con i parametri ecologicamente corretti, cioè:
> Consumo di carburante
> Emissioni di CO2 per chilometro 
> Indicatore di inquinamento atmosferico
> Indicatore di rumore effettuate in accelerazione
> Indicatori sanitari e ambientali (produzione di cancerogeni, di ossidi d’azoto, polveri sottili, idrocarburi incombusti, che causano danni alla salute e all’ambiente).

La guida non è aggiornata agli ultimissimi modelli, ma intanto è come avere una buona bussola da consultare per orientarsi nella giungla degli spara-ecofrottole.

Leggendo in giro si scopre che se l’auto è piccola non conviene né il diesel (fa eccezione, pare, la Smart) né l’ibrido, ma un buon modello a benzina che faccia la sua bella figura nel consumare meno e meglio in proporzione al peso limitato dalla vettura.

Sfatiamo qualche mito.
Perchè solo adesso si fanno le ibride?
La tecnologia di un motore termico (praticamente una stufa che usa solo il 15% del proprio potere per il movimento, come ben spiegato qui, abbinata a un propulsore elettrico è da anni impiegata con successo su navi e treni. Nell’auto non si è usato fino ad ora perche dovevamo consumare di più per pagare più i produttori di benzina e più tasse allo stato (ma questo non si può scrivere e voi non l’avete mai letto).
Nella classe media e alta, numeri alla mano, è meglio viaggiare ibrido, unendo un normale motore termico a uno a batterie. Toyota è leader in questo settore con una gamma di auto che sono pure gradevoli, lo preciso perché solo qualche anno fa se proponevi a qualcuno di prendere una elettrica o una ibrida ti sentivi rispondere neanche tanto educatamente un “prendila tu!”.
Ce l’ho grossa ed è più efficiente.
Non facciamoci prendere in giro da chi racconta che le auto grosse hanno motori efficienti che inquinano meno. E’ vero solo in piccola parte, ma c’è un dato che parla su tutti: i grammi di CO2 al chilometro, guardateli subito e convincetevi che tra un cardenzone (SUV o non SUV) e una macchina media passa un’enormità di polveri sottili e  CO2 nell’aria. E non sto ancora considerando il fatto che una macchina grossa porta via più parcheggio, crea più traffico e cose così.

Meglio 100% elettrico?
Premetto che personalmente non sono ancora convinto del 100% elettrico, almeno finché non mi spiegheranno bene cosa faremo delle batterie al termine del ciclo vitale di cinque anni.
Chi proprio fosse spinto dal vento eco verso il tutto elettrico sappia che molto di quanto dichiarato dal produttore dipende dallo stile di guida. Ho guidato la stessa macchina (una Mitsubishi I-on, uguale agli omologhi modelli di Citroen e Peugeot. In differenti condizioni per scoprire che con un primo  pieno di corrente ho potuto percorrere gli 86 km di autonomia dichiarata e  un secondo pieno ben  146.
Tra le piccolissime, oggi c’è anche la Smart e la ancora più piccola italianissima Zero NWG.

La via è imboccata, ora speriamo che il progresso sia abbastanza svincolato dai petrolieri  e segua almeno in parte la velocità evolutiva che hanno conosciuto i computer: abbiamo in un telefonino la stessa capacità di calcolo di un computer evoluto di decenni fa ma, facendo le dovute proporzioni, le macchine sono mediamente rimaste agli anni 60. Ancora troppo poco per dissuadermi a preferire la bici al posto dell’auto quando vado in garage.
Questo articolo è stato pubblicato anche sull’HuffingtonPost.