Archivi tag: news

Quanto di più vicino al volo spaziale potrai provare

Questo è il primo weekend di programmazione di Gravity, il film di Alfonso Cuaròn con Sandra Bullock e George Clooney, astronauti nello spazio prossimo al nostro pianeta.

L’ho visto ieri alle anteprime, invogliato dall’argomento a immergermi in una poltrona di una sala IMAX 3D. Andateci, se potete, ve lo consiglio. Se avete un cinema attrezzato in zona, investite anche nel 3D, perché è quanto di più vicino a una missione spaziale potrebbe capitarvi di vivere. Non solo. E’ anche uno degli spettacoli dal più forte messaggio ecologico a cui abbia mai assistito. Sul punto di vista cinematografico, non sono un critico e cito volentieri chi è più titolato di me.
“Per ritrovare tanta forza espressiva in un film di fantascienza – dice Curzio Maltese citando Ridley Scott – bisogna tornare al mitico Blade Runner. E in Gravity si vedono cose che noi umani non potevamo immaginare.”

Piuttosto mi concentro sul messaggio, stupefacente, lanciato dal regista che è anche l’autore della sceneggiatura. Per la quasi totalità del film si vede galleggiare l’astronauta Bullock con la Terra sullo sfondo e vi sembrerà di essere lì con lei. Il silenzio è, a tratti, assordante. Sono un bambino, lo ammetto, ma veder nel mezzo della sala l’astronave e sullo schermo la Terra, cambia il tuo punto di vista.

Ogni cosa là fuori può essere una minaccia e la presenza del pianeta azzurro rassicura. Il lieto fine non è affatto scontato e l’ultima scena riesce a sorprendere per la sensorialità di una mano, che non posso qui rivelare di chi sia, che affonda le sue dita nel fango. Continuo con Curzio Maltese, nel punto in cui il critico e il documentarista si incontrano.
“Sbalorditivo nell’avvio, noioso nella parte centrale – dissento ma rispetto –  Gravity si risolleva con un finale stupendo…all’insegna di una salto all’indietro dalla fantascienza alle origini della specie.”
Il messaggio, potente e irrevocabile, davvero difficile da non riuscire a cogliere: attenti ragazzi, vista da lassù la Terra con la sua atmosfera è l’unico grembo in grado di ospitarci e proteggerci. Se indeboliamo o uccidiamo la Madre, non ce ne sarà una seconda. E’ la legge della Natura da cui è impossibile scappare e che è stupido ignorare.
Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.

Cosa ricorderemo della Costa Concordia?

Ok, Schettino e la vergogna di parlare la sua stessa lingua. Poi?

Di fronte alle immagini del recupero non ho potuto che elogiare la professionalità della squadra, però confesso che tenevo tutte le dita incrociate. Nel mio post precedente ero cosciente della professionalità di chi era coinvolto (cito dal pezzo: “fanno cose straordinarie, dico davvero”), auspicavo la bontà del manufatto (“spot favoloso per la Fincantieri che l’ha costruita”) e dichiaravo il risultato che tutti speravamo (“Per il bene della natura isolana, spero che lo sfidante recuperatore vinca”). Ora il risultato del lavoro è lì da vedere. Ma non è finita qui.

Senza disfattismi o minimizzare, era e rimane comunque lecito porsi delle domande. È catastrofismo? No, realtà. Una necessità umana quella di puntare al meglio (cito uno dei miei critici, che ringrazio: “Operazione recupero effettuata”) rimanendo però pronti anche al peggio, perché alla Natura le stiamo combinando sempre più grosse e queste operazioni sono un esempio di come potremmo (dovremmo) arginare lo scempio che qui, per bravura (lo dico ora ora che la vedo facendo i complimenti al lavoro di squadra) e fortuna non si è manifestato.

Mi rimane un dubbio sul fatto del grattacielo che hanno raddrizzato al Giglio: lì parlano i dati. Ha davvero senso costruire queste città galleggianti quando la loro unica ragione di esistere è rispettare le economie di scala delle compagnie di crociera? Ho ben impresse le immagini di questi colossi galleggianti con gli scatti di Gianni Berengo Gardin. Non essendo un commissario tecnico, un esperto di marketing, o un allenatore di calcio (le categorie in cui molti italiani si riconoscono, ma io no perché farei solo casini) lascio la risposta al buon senso.

Prima o poi dovremo responsabilizzarci sul fatto che le operazioni davvero di successo sono quelle che il danno lo prevengono anziché ripararlo. E che, soprattutto, non tutto si può riparare e risarcire, perché non siamo (ancora) in grado di bere o mangiare i soldi.