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La tua femmina, pelosa e incatenata.

Sesso da animali? Chi si impressiona facilmente non inizi neppure a leggere.

L’operaio è tornato stanco dal suo turno nella miniera. Appena il tempo di una lavata nelle baracche anonime e poi una corsa alla parte estrema dell’abitato, quella a ridosso della foresta. Corre perché deve arrivare prima degli altri. L’edificio dove punta è in fondo alla via, rami e muri si confondono laggiù. Nella lurida catapecchia le luci sono soffuse, quasi l’odore le coprisse. La femmina è stata appena depilata, il rossetto è fresco e lui è riuscito ad essere il primo della serata. Così, almeno, gli hanno garantito gli uomini al piano di sotto, quelli che hanno sedato da poco l’animale. Il giovane esemplare è pronto per soddisfare le sue voglie, con le cinghie che legano i polsi al letto…

Non cercate tra i romanzi di Asimov o i racconti di Clark ambientati nelle frontiere lontane del sistema solare. Lo scritto è solo frutto della mia immaginazione dopo aver letto la notizia che nel Borneo è pratica comune usare le femmine di orango per soddisfare le voglie dei maschi. Il fatto sarebbe già di per sé grave se i maschi in oggetto fossero della stessa specie, ma qui parliamo di umani.

I fatti sono stati portati a conoscenza dalla veterinaria Karmele Llano, 27 anni, di Bilbao. Si riferiscono a una femmina di orango che la sua soccorritrice ha chiamato Pony. Pare che autorità compiacenti e individui senza scrupoli abbiano costruito un racket per fare denaro attingendo alla disperazione più nera. Cosa avviene delle femmine di orango quando “non sono più utili” possiamo facilmente immaginarlo.

Perché gli oranghi? – spiega la dottoressa Llano – Perché questo grande mammifero arboreo condivide con l’uomo il 97% del patrimonio genetico. Il suo nome in malese significa popolo della foresta. Oltre che in Thailandia gli orangutan sono importati in altri paesi d’Asia e in particolare a Taiwan dove vengono usati soprattutto come animali da compagnia. Questa è una delle più serie minacce alla loro sopravvivenza alimentando il grande traffico illegale. Un traffico che arriva, malgrado i controlli, fino in Europa al termine di una rotta che passa per il Medio Oriente. Ma il vero grande pericolo per la sopravvivenza degli orangutan è la distruzione delle foreste dove vivono, ora soprattutto a causa dell’avanzare delle piantagioni di Olio di Palma, prodotto usato nel settore alimentare e cosmetico. Piantagioni per creare le quali si uccidono le scimmie e si distrugge la foresta, loro unico habitat.

Il progetto di Karmele è on line. Chi è arrivato a leggere fino qui, e grazie per averlo fatto, può perfino adottare uno degli animali salvati.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

L’orango che è in tutti noi

Un vicepresidente del Senato bolla un ministro “orango”. L’onorevole sarà ben informato che la differenza nel DNA tra un uomo (perfino se presidente di Senato o ministro) e un primate come uno scimpanzè è minore del 2% e i gorilla sono, nel loro genoma, molto più vicini di quanto non si creda all’homo sapiens sapiens.

Immagino che il vicepresidente sia anche al corrente che perfino il maiale non è distantissimo da noi in quanto a cromosomi. Nelle prime giornate di esistenza del feto, uomo e maiale sono anzi praticamente indistinguibili. A volte anche dopo la nascita, vien da pensare a leggere certe dichiarazioni.
Consiglio non a caso la lettura di “Uomini per caso”, buon compendio di come selezione ed evoluzione hanno agito sugli ominidi. Non su tutti a dire il vero. Dopo le 288 scorrevolissime pagine, le idee saranno più chiare dal punto di vista scientifico. Il testo é invece completamente inutile per argomenti come educazione, cortesia e rispetto, per i quali si rimanda direttamente alla cronaca di questi giorni.
Questo pezzo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Precisazione scientifica a seguito dei commenti apparsi sul blog dell’HP:
… non è la composizione percentuale di basi azotate ma piuttosto il grado di uguaglianza delle sequenze che codificano per le proteine che ci compongono, che regolano l’accrescimento e la differenziazione dei tessuti etc. Siamo veramente molto simili alle scimmie.
Vuole semplicemente dire che il 98% della sequenza del nostro DNA si sovrappone a quella di una scimmia. In quel piccolo 2% sta tutta la differenza. Non stupisce se si pensa che solo meno del 5% del nostro DNA codifica per delle proteine, il che non vuol dire come lei sostiene che il restante DNA sia inutile… (Vincenzo La Manna)