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Global warming, certa neve è bollente

Hanno pubblicato i dati 2016 sul global warming, il famigerato riscaldamento globale. Con mezza Italia sepolta dalla neve e battuta dalle tempeste, quello che state per leggere può suonare pazzia, ma è solo la prova che certi eventi non si controllano da una stanza dei bottoni.

Alla faccia degli scettici – in testa il signore che si è appena insediato al 1600 di Pennsylvania Avenue in Washington – la situazione sta peggiorando e il 2016 è stato il peggior anno dalla prima rilevazione “ufficiale”, ossia da quando è iniziata la registrazione metodica delle temperature nel 1880. Prima lo erano stati il 2015 e prima ancora il 2014. Sequenza peggiorativa, insospettiamoci!

I negazionisti saranno pronti a sostenere che cicli climatici ce ne sono sempre stati (vero!) e che anche a memoria d’uomo si sono vissuti periodi particolarmente caldi e altri particolarmente freddi (vero!). Nel filmato Nasa, date però un’occhiata a dove si sviluppano le temperature e a quale grado di aumento si arriva e poi dite voi se il global warming non è un problema.

La verità che in pochi dicono in parole semplici è che il pianeta ha la febbre e se la febbre sale troppo, bisognerà correre all’ospedale. Lo racconta bene un’animazione, che nel suo minuto e mezzo però non arriva alla conclusione che potrebbe essere tragica: non conosciamo la medicina istantanea e il paziente potrebbe innescare delle conseguenze dannose e non controllabili per la comunità umana.

L’unico vero rimedio è prevenire e sensibilizzarci sul tema del rispetto dei trattati. Non facile se non ti chiami Trump o Jinping, ma, spargere la voce e diventare parte di chi sa, aiuta. Mattoncino su mattoncino si arriva a costruire la consapevolezza. Anche divulgare le iniziative è un modo per fare parlare del problema.

Una eclatante e con un tocco di poesia è stata quella di GreenPeace che ha portato Elegy for the Artic di Einaudi vicino al polo e lo ha filmato. Musica che si spera arrivi alle orecchie di chi, quei trattati firmati, ha il potere/dovere di farli rispettare.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Tempo globale e meteobufale

Cambiamento climatico annunciato dalla BBC e smentito dalla Nasa.
Dopo il global warming e le previsioni di un apocalisse di fuoco per il futuro, porte aperte al global cooling che annuncia l’avvento imminente di una nuova glaciazione.  La notizia pubblicata su molti siti è a commento delle foto NASA che mostrano come, a distanza di 12 mesi dall’estate 2012, la calotta polare artica si sia ampliata di 1.300.000 km quadrati (2,5 volte la Spagna). A chiosa dell’articolo vengono derise le previsioni, considerate a loro tempo autorevoli, della BBC, che nel 2007 davano per scomparso il ghiaccio al polo nord entro il 2013.

I ragionamenti non sono solo attinenti alle beccate giornalistiche, ma implicano anche importanti risvolti commerciali nello sviluppo delle rotte navali nell’emisfero settentrionale. Tradotto: potremmo accorciare i tempi di navigazione e influire sulle quotazioni dei prodotti, aka costerà ancora meno produrre in Cina.

Non sono un meteorologo e non credo attendibili le previsioni oltre la settimana. Però mi colpiscono le tendenze dei dati statistici e il detto che una sola rondine non faccia primavera. Le tendenze delle temperature sono mediamente e oggettivamente in crescita, dimostrando dunque che qualcosa sta cambiando. Che poi sia l’uomo o la termoregolazione di Gaia nessuno è in grado di stabilirlo con assoluta certezza.

E’ importante essere consapevoli di questo, come lo sono le circa 700.000 persone appena scese in piazza in giro per il mondo per ricordare che, a prescindere dalle sorprese che la Terra potrebbe riservarci, siamo solo formichine. Piccoli esseri che comunque debbono un po’ di rispetto al loro formicaio  perché non ne hanno un altro. Mettiamoci sempre nei panni di un ET che arriva da noi e, dopo secoli luce di vuoto e sostanze irrespirabili, trova una bolla azzurra con cascate e foreste e, appena dietro l’angolo, la peggior discarica a mare con a fianco una qualsiasi Ilva di Taranto. Cosa pensereste al suo posto?

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.