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L’invasione delle scatole vuote

Passo tra le macchine mentre pedalo verso la stazione.
Conto. Su 10 auto, la maggior parte grigie metallizzate o nere (dove è finita la creatività italiana?), 9 sono scatole che contengono una sola persona.
Questa potrebbe essere una soluzione: il car pooling. Tradotto per chi non mastica l’inglese, significa condividere l’auto approfittando del veicolo per puntare a una stessa tappa o destinazione.

Nessun oltranzismo: è ovvio che qualcuno non può davvero farne a meno, come è purtroppo un dato oggettivo che in Italia alcune zone non sono coperte dal servizio pubblico e scoraggiano ogni buona volontà. Senza esagerazione né in un senso né nell’altro, però, qualcosa in più potremmo fare. Basterebbe almeno provarci.

Un diamante in pattumiera, sicuro di non averlo buttato tu?


Indossereste mai qualcosa che era un rifiuto ma, grazie alla vita nuova del riciclo, ha preso nuova vita? 

Lo storico marchio Patagonia ci ha abituato ai pile ottenuti dalla bottiglie in pet, altri lo hanno fatto con le suole delle scarpe fatte coi vecchi pneumatici o con borse cucite da teloni di camion usati, ma avreste mai pensato ai monili?

Scarpe con suole ricavate da pneumatici

Sì: vecchi oggetti e nuovi scarti da usare alla stregua dei gioielli. Non avranno la brillantezza dei diamanti, ma pare che quanto avanza dal processo di incenerimento dei rifiuti sia davvero allettante, almeno da quel che sembra in foto. Basta un po’ di gusto e una discreta dose di fantasia per ottenere dagli oggetti un uso inaspettato.

Borse da teloni di camion

Quel che vedete in foto sono le creazioni di un amico di vecchia data e buon gusto che si è lanciato nell’ottenere coloratissimi anelli dai cucchiaini in plastica dei gelati estivi. Poi c’è anche chi l’ha scelto per professione e, in barba alla crisi, si è perfino inventato un catalogo

Il cassonetto del tesoro

Non sempre, insomma, le idee della creatività da indossare arrivano da candidi laboratori o profumati atelier. Per chi osa e non ha paura di essere originale, indossare l’ecologia è anche un modo per scegliere la soddisfazione di muoversi con qualcosa di valorizzato che dà nuova vita a qualcosa che prima era solo destinato alle fine. Sa di magico, no?

Arriva Calcolino, la punizione extraterrestre che fa impallidire i Maya

C’è un fondo di verità nella comicità e c’è un fondo di comicità nella verità (la frase credo sia di Charlie Chaplin) perfino se si parla di ecologia (l’aggiunta è mia, non so se Charlot fosse ecologista).


Oggi aggiungiamo a queste sfumature di umanità comici che urlano di politica e politici che urlano di comicità, lasciando che verità e vis comica si mischino senza distinzione nel minipimer dell’informazione. Facciamola breve: qualcuno nel modo sbagliato dice cose giuste, altri nel modo giusto concatenano una serie curiosa di cose sbagliate, o solo giuste ad personam. Dico, a rischio di polemica, che lo fa nel modo “giusto” perché se qualcuno continua a prendere voti o consensi un motivo ci sarà e prima o poi qualcuno dovrebbe prendere atto di questo. Ma non è questo il punto. E’ che spesso con la comicità si riesce a sensibilizzare la gente. E’ capitato qualche giorno fa.
Un comico (Benni, Stefano) dice una serie di verità sacrosante e in modo gradevole. Ora: immaginate un ometto di mezza età (sorprendentemente simile a chi firma queste parole) in sala di attesa a Milano Centrale, mentre legge questo articolo di Repubblica.
L’ometto sta piangendo dal ridere con la gente che si avvicina a chiedere “tutto a posto?”. La risposta giusta è “a posto un cavolo”. Qui si ride mentre Benni, autore dell’articolo che l’ometto sta leggendo, è elegantissimo nel ricordarci che visti da occhi extraterrestri siamo condannabili per:
>”inquinamento e surriscaldamento atmosferico e oceanico  per scioglimento ghiacciai”,
>”esaurimento riserve idriche, risorse petrolifere e deforestazione selvaggia”,
>”mancanza di politica alimentare e aumento della popolazione non sfamabile”, 
>”estinzione di centomila specie animali e vegetali”,
>una serie di altre cosucce che brillano meno di quanto sopra ma feriscono allo stesso modo tipo: c’è ancora gente che circola in pelliccia di animali selvatici scuoiati vivi (è tutto su youtube, un esempio agghiacciante qui) o la distribuzione di ricchezza nel mondo ha un concetto di distribuzione che in termini ittici troverebbe un paragone nel mettere l’equivalente del pil cinese in tonni a beneficio di pochi nel laghetto Darengo (delizioso specchio d’acqua in alta Lombardia) lasciando due acciughine  in tutto il Pacifico a disposizione del resto della popolazione del pianeta.
Gli stessi occhi di ET, collegati a una mente sana, direbbero che dalla Conferenza di Rio (anno 1992,  qui trovate un po’ di storia, non scritta da Benni ma comica quasi uguale per impegni non mantenuti) a Doha, nei summit sul clima abbiamo macinato aria fritta senza produrre risultati come se, giocatoci tutto, avessimo pronto il pianeta di scorta su cui saltare e twittare briosamente “ok, ricominciamo, era tutto uno scherzo”.
Eccoci al dunque dell’augurio del 2013: superati i Maya, se Calcolino (il fantomatico asteroide lanciatoci dagli extraterrestri di Benni per inadempienza) non dovesse arrivare, speriamo almeno che si inizi da noi a fare un po’ di piazza pulita, magari anche solo spargendo la voce che un po’ di rigore non ci farebbe poi tanto male.
La Terra ringrazierebbe.