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Smartphone, tablet, wifi … di che droga ti fai?

C’era una profezia. Diceva che il giorno in cui la tecnologia avrà superato la nostra umanità, il mondo sarà popolato da un generazione di idioti. La voce era quella di Albert Einstein. Si è avverata?

É un dato di fatto che, chi più chi meno, siamo diventati delle estensioni delle nostre apparecchiature digitali. Gran comode ma altrettanto indubbiamente impegnative da gestire quando ce ne si vuole o si deve liberare.

Il tema è di attualitá, soprattutto quando ci rendiamo conto che in modo compulsivo iniziamo a guardare i messaggi su telefono, tablet e computer senza neanche farci più caso. Alla Chicago Booth School of Business sostengono che l’iperconnessione è un male endemico della nostra società e va trattato alla stessa stregua dell’essere tossicomani.

La colpa, assicurano gli studiosi dopo un ‘indagine campione, non è solo della tecnologia ma dell’ambizione a mostrarsi sempre attivi e produttivi, anche solo con i “like” di Facebook o le twittate per far sapere i cacchi nostri al mondo.
Il punto di forza, oggi, è muoversi al contrario: il vero potere è rimanere sconnesso. Non un ritorno al passato ma la nuova tendenza di chi si sa goder la vita.
Che fare prima che sia troppo tardi?
8 mosse per iniziare.
1. Andarci piano piano
Il professor Larry Rosen, esperto antistress della California State University, consiglia di cominciare con astinenze di soli  10/15 minuti. Controllate i tempi con un orologio (non quello del cellulare!). Arianna Huffington ha 4 Blackberry e suggerisce di spegnere tutto ogni tanto, e sempre nelle occasioni sociali. «Più della crisi economica – dice – il mondo è afflitto da una crisi di empatia. La cura? Rallenta, sconnettiti, dormi». Volete un aiuto dal telefonino stesso? Provate la app, ci pensa lei stessa a sconnetervi a tempo.
2. Se non vuoi suicidare il tuo avatar , almeno narcotizzalo
Non illudetevi che sia facile disconnetervi: uscire dai social network è difficile quanto disabbonarsi da Sky. Potete ricorrere a suicidemachine.org che vi cancellerà in un clic da Facebook et similia. Come la morte, però, è irreversibile. Siccome però Fb può anche essere comodo, tanto vale allora cercare di staccarsi gradualmente, come al punto 1, facendone magari a meno per un giorno o una settimana.
3. Lavora meno ma meglio
Gli americani chiamano ITSO (Inability to switch off) la manifestazione della dipendenza da lavoro: poiché dall’ipad in giù, ogni diavoleria portatile contribuisce a eliminare le barriere tra lavoro e tempo libero, una possibilità è smettere prima di lavorare a patto di concentrare la produttività. Lavora meno ma meglio.

4. Scrivi tanto ma con la penna
Durante il suo discorso del 2005 alla Stanford University, quello in cui disse «Stay hungry, stay foolish» («Siate affamati, siate folli»), Steve Jobs ricordò quando abbandonò gli studi al Reed College e decise di frequentare un corso di calligrafia. Se lo dice chi ci ha messo in mano il tablet e l’iPhone, una ragione ci sarà, no?

5. Svolgi attività manuali
Butta il cel, le app, il pos e lanciati con vecchie sane abitudini come il restaurare il vecchio armadietto, montare un modellino, imparare l’origami o dedicarti al giardinaggio. Scopri di avere di nuovo due mani che funzionano anche senza una tastiera.
6. Siesta, olè!
La siesta vale oro, mezz’ora garantisce un aumento delle performance fino al 54%, tornando efficienti esattamente come le primissime ore del mattino. Anche le compagnie più all’avanguardia si sono dotate di una sala pisolini, a partire dai giganti Micosoft a Nike. Funziona anche il nano-pisolo, che è l’unità di misura minima per il pisolino. Si dice che Einstein stesse seduto sulla sua sedia con una matita in mano, quando la matita cadeva, il genio si svegliava e riprendeva a lavorare.
7. Alzati e cammina, è il tuo piccolo miracolo
Chi decide di camminare è in aumento del 15% annuo. Su piccole tratte quotidiane, tanto per iniziare. La camminata è terapeutica e aumenta la capacità di apprendimento e memoria. Il neuropsichiatra Richard Restak nel libro Think Smart suggerisce di variare i percorsi casa-ufficio.  Mossa vincente al proposito anche quella di provare a fare vacanza  su lunghi percorsi, come ad esempio il Cammino di Santiago (180mila pellegrini nel 2011) e i tratti italiani della via Francigena, comodi perché possono anche essere frazionati a piacimento e relativamente vicini a noi. Roland Barthes, grande critico e intellettuale francese, sosteneva che  “camminare è mitologicamente il gesto più triviale, e il più umano”.  Anche Thoureau inneggia all’arte del camminare nel suo Walden.
8. Parti prenotando in internet un hotel senza internet
Scegliti un albergo all’insegna di disconnessione e serenità. Inizia cliccando tra le montagne: Svizzera Turismo suggerisce soggiorni in rifugio, con Heidi e Peter a zero segnale gsm ma mille alternative per rilassarsi.

Voglia di mare? A Pantelleria, c’è il Santa Teresa Resort (www.santateresa.it): due gruppi di dammusi, uno nella valle di Monastero, in 40 ettari di vigneti, ulivi e capperi, l’altro nella piana di Sibà, immerso nella macchia mediterranea. Nelle camere, con le pareti bianche e gli alti soffitti a volta, manca il televisore e il segnale è tale da far diventare il telefonino un inutile soprammobile.
Ora, se avete letto fino a qui, dimostratevi che valete! Abbiate il coraggio di spegnere il pc e uscire dimenticandovi pure il telefonino sul tavolo, tra dieci minuti vi sentirete già meglio.

Il letargo dell’orso e la stupidità dell’uomo

“Non c’era scelta”, hanno risposto i forestali svizzeri con la canna del fucile ancora fumante. La convivenza uomo animali è davvero difficile in generale e sulle Alpi in particolare, soprattutto quando l’uomo è ottuso, cioè nella maggior parte dei casi.
I fatti hanno già fatto il giro della rete: siamo in Svizzera, canton Grigioni, l’orso M13 si sveglia dal letargo per la seconda volta, diventa popolare con una pagina su facebook, gira per la val Poschiavo, prende confidenza con le abitudini umane, si avvicina troppo alle case fino a mandare all’ospedale una ragazza per lo spavento. Conclusione: lo hanno fatto secco. Chi? I forestali locali, per motivi di sicurezza.
La famiglia del plantigrado non è certo fortunata: madre detenuta in un recinto in Trentino e fratello ucciso dall’impatto con un auto sulla Merano-Bolzano, con presa di posizione di un amministratore del Trentino (anche se l’evento è accaduto in Alto Adige) che invita all’abbattimento degli orsi ormai troppo pericolosi, come se non potessimo più uscire di casa da tanti plantigradi che ci sono in giro. Ma quando ci renderemo conto che le Alpi erano nostre prima che loro?
In proporzione, la ragionevolezza dovrebbe farci riflettere sulla casistica degli incidenti sulle strade e della gente che si spaventa, ponderando anche i casi di aggressione effettiva (ve la dico io: zero!). Ora: mi metto nei panni della ragazza spaventata e dei genitori del villaggio poschiavino e ammetto che incontrare di notte un bestione peloso di oltre un quintale non è per tutti un’esperienza piacevole, ma, proprio considerando la casistica, tra il farlo secco aspettandolo vigliaccamente fuori dalla tana e narcotizzarlo e trasportarlo in zona isolata, mancavano certo ai Grigionesi i mezzi per questa seconda soluzione? La beffa di risposta (sì, l’uomo è l’unico animale che si prende anche beffa delle disgrazie) è arrivata con le rassicurazioni dei forestali che garantiscono che chi vorrà vedere l’orso da vicino potrà farlo appena l’animale sarà imbalsamato e sistemato nella capitale del cantone.

Ogni goccia della pagina insanguinata dell’orso di facebook urla alla stupidità dell’uomo!