Reinhold Messner e Zaha Hadid, due visionari sulle Alpi

Nonostante i 70 anni suonati, Reinhold Messner continua ad avere qualcosa da raccontare in tema di alpinismo. Il primo uomo ad avere salito i 14 ottomila della Terra ha inaugurato un nuovo museo sulla cima di Plan de Corones, in Val Pusteria. È la sesta delle sue raccolte sparse nelle Alpi centrali, la prima che trova spazio nei volumi progettati da una archistar, Zaha Hadid.

Sul margine orientale della montagna c’è ora una struttura che sembra modellata da alieni, appena atterrati dopo un viaggio da chissà quale parte dell’universo. Quel che sorprende è che al suo interno si trovano invece pezzi di storia terrestre molto tradizionale, quella del rapporto tra l’uomo e la montagna. Prima dell’inaugurazione, una giornalista tedesca aveva ipotizzato che le pareti sinuose dell’archistar iraniana sarebbero state le prime sulle quali Messner sarebbe scivolato senza riscatto.

Nel raccontarmi l’aneddoto, ricordo lo sguardo di Reinhold puntato nelle mie pupille mentre mi affonda un perentorio “vedremo!”. Ha avuto ragione lui. I quadri e i cimeli stanno benissimo, collegati tra loro da citazioni di uomini che la montagna l’hanno vissuta prima ancora di scalarla.

Io stesso avevo un po’ paura che non saremmo riusciti a mettere quello che volevo. Ringrazio Zaha Hadid che ci ha dato un’architettura unica, inconfondibile. Se oggi uno visita i miei sei musei può constatare che sono diversi, per architetture e contenuti. La visione per chiunque è la base di ogni fare e di ogni successo. Non soltanto per la montagna. Se io prima di salire su una via nuova non l’avessi avuta nella mia mente, non sarei andato lontano. Qui nel nuovo museo ho applicato la mia visione per poterla trasmettere a chi verrà a visitarlo. Vorrei ricordare così il mio alpinismo tradizionale. Fino ad oggi ho fatto sei vite diverse: il rocciatore, l’alpinista d’alta quota, l’avventuriero sulle distese ghiacciate e i deserti, il politico, lo studioso, l’inventore di musei sulla montagna. Per questo vorrei rimanere sulla relazione uomo-montagna. E a chi mi chiede quale sarà la prossima attività, rispondo che mi piacerebbe nel futuro firmare dei film.

Prima del Messner regista c’è anche un altro Messner che pochi conoscono. È il contadino. Quello che predica la natura e il rispetto delle alte quote. Quello che comprende l’utilità del turismo per mantenere i montanari ma raccomanda il non superare i 2500 metri, livello oltre il quale la montagna va lasciata a se stessa. Confesso che – per come lo conosco – mi sarei aspettato che il Messner contadino si opponesse alla costruzione della nuova struttura a Corones. Lo scrivo ricordando quanto sono rimasto perplesso dalla scelta di un museo lì dove lo sbancamento era un pugno nello stomaco.

Così ho chiesto al diretto interessato la ragione della costruzione del nuovo museo. I fatti mi hanno chiarito un po’ le idee. Il Consorzio degli impianti aveva deciso di bandire una gara per una piattaforma panoramica. Ha vinto la Hadid. Messner è stato interpellato per un parere ma ha stroncato l’idea di una nuova elevazione: c’erano già troppe costruzioni e una ulteriore non avrebbe avuto senso.

Così suggerisce con uno schizzo l’idea di un ingresso e tre diramazioni in direzione di altrettanti quadri naturali: le sue montagne natie nel Parco Naturale Puez Odle, il pilastro centrale del monte Cavallo dove ha rischiato la vita, una terza finestra su un balcone che apre uno sguardo a 180° sulle valli ladine in cui il paesaggio non è ancora turbato. Ecco dunque che il contadino dialoga con l’alpinista e i conti tornano. Zaha Hadid recepisce gli spunti e ne ricava un tunnel con un ingresso e tre diramazioni che prima penetrano la montagna come radici e poi tornano alla luce. Piace? I gusti sono relativi. A me piace molto e credo che sicuramente vada visto, lasciando poi a ognuno la sua, personalissima, riflessione.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post
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