Se un bacio (gay) fa schifo

Che quella del bacio gay fosse una copertina destinata a far discutere era scontato. Un bacio tra due rugbisti, coppia anche nella vita, sulla copertina del settimanale della Gazzetta è già di per sé una bomba nel panorama dei magazine italiani, figurarsi poi se il giornale tratta di sport, dove l’omertà regna ancora incontrastata negli spogliatoi.

L’articolo collegato non è in realtà un articolo ma una sobria panoramica sull’omosessualità nello sport. Ci aveva già provato Alessandro Cecchi Paone con il suo Campione innammorato.

Qui vorrei solo invitarvi a dare un’occhiata ai commenti sulla pagina Facebook di SportWeek. Aprire Facebook e leggere i commenti è chiaramente uno specchio abbastanza fedele del clima che si respira in Italia riguardo i temi della parità di dignità e diritti per le coppie omosessuali: sui social la gente non si fa troppi scrupoli a dirla come la pensa. Ecco quindi i canonici “che schifo” e “cosa non si fa per vendere”, beh questi erano scontati.

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Arriva poi la salva dei “io non sono omofobo ma…” e a seguire la confutazione della premessa. Ci sono a ruota gli scandalizzati, quelli del “fate ciò che volete ma non in copertina”, questi almeno hanno il coraggio di esprimere il loro malessere e sono disposti alla tolleranza base, ma piano piano però, solo se io omosessuale non mi mostro in pubblico a fare certe cose (un bacio!). Immagino che costoro sarebbero stati più contenti di vedere due efebici modelli fashion al posto dei due bisonti barbuti. In fin dei conti è quella l’immagine gay più sdoganata ad oggi e tutti abbiamo bisogno di certezze.

Certezze che i nostri giocatori fanno crollare a Piero (nome di fantasia) che commenta su Facebook il suo disappunto per i tempi che verranno per lui in palestra: come potrà farsi la doccia sereno da oggi in poi? Un velo di concupiscenza soffoca ormai le sue normali, quotidiane, pratiche igieniche.

Ma finalmente eccola, la cintura nera dei commenti. Luigi: “Ok, non mi piace ma lo posso tollerare – vedi sopra – ma domani spiegatemi cosa dirò a mio figlio di 5 anni”. Queste parole sono in realtà la massima sintesi dei tempi che stiamo vivendo. L’eguaglianza della dignità delle coppie omosessuali è un argomento che, sistematicamente, è fatto passare in secondo ordine agitando lo spauracchio della teoria del gender, della manipolazione della coscienza dei bambini, della eterologa e delle adozioni. Il diavolo, insomma.

E non mi interessa parlare di nessuno di questi temi, sono solo specchietti per le allodole. Il tema fondamentale era, è e rimane quello dell’accettazione. Poter tollerare qualcosa per sé ma non poterlo tollerare per i bambini esprime esattamente la misura della propria intolleranza. Come dire: “Io sono grande, adulto e vaccinato, posso resistere alle tante cose sbagliate che vedo nel mondo ma non accetto che non si proteggano gli indifesi”.

L’equazione è scontata: l’omosessualità resta qualcosa percepita come sbagliata, innaturale, da nascondere. Ed è invece fastidioso che venga sbattuta in prima pagina in modo così inequivocabile, associata, guarda un po’, ad un’immagine così virile e positiva quale quella del rugby, sport noto peraltro per la sua correttezza abbinata all’espressione di mascolina potenza.

Luigi, mi dispiace, il punto è proprio che non c’è niente di sbagliato in tutto questo. E se tu lo pensassi davvero sapresti che non hai niente da dire a tuo figlio che, al momento, ha meno preconcetti morali ed etici di te. Tuo figlio non sarà minimamente turbato da quella immagine, per lui sarà normale e probabilmente non ti chiederà nulla al riguardo. La tua vera paura è invece che ti faccia delle domande che ti metteranno a disagio.

La tua più grande paura è che lui, domani, all’asilo baci un suo compagno (in modo totalmente scevro da ogni implicazione etero/omo-sessuale) perché sente lo slancio di farlo e che da qui inizi il tuo calvario di dubbi riguardante il suo orientamento sessuale. Come sarebbe più facile per te se tutti gli dicessimo: “No Luigino, questo non si fa! È sbagliato”, così lui saprebbe chiaramente cosa deve e non deve fare e tu saresti tranquillo della sua eterosessualità a venire.

Stai tranquillo Luigi: tuo figlio non diventerà sbagliato (leggi omosessuale) solo per aver visto alla sua tenera età due maschi villosi che si baciano. Se tuo figlio è omosessuale lo sarà anche senza copertine del genere, anche se gli fai morale, anche se lo tieni al riparo da tutte le copertine del mondo, anche se a 13 anni gli infilerai di nascosto un qualsiasi Playboy nello zainetto. Perché, caro Luigi, tuo figlio, quando crescerà, non sarà in grado di scegliere per chi sentirà le farfalle nello stomaco, così come né tu né la tua compagna siete stati in grado di scegliere se farlo nascere biondo piuttosto che moro.

Concludo con un grazie. Anzi due. Grazie ai colleghi della Gazza che hanno osato tanto. Grazie a Libera Rugby del coraggio che avete dimostrato mettendovi nell’occhio del ciclone. Perché è anche a questo che serve lo sport: a ispirare e dare coraggio a chi ne ha bisogno.

Questo post è stato scritto a quattro mani con Ivan Ricotti e pubblicato sull’Huffington Post.