Ponza, l’isola fragile che se pulisci ti ospita

Ponza è una virgola di terra nel Tirreno meridionale. È un gioiellino fragile e, come tutti gli oggetti preziosi, va trattato con cura, perché il 97% delle sue coste soffre l’erosione naturale che vento, mare e pioggia riservano a molti dei nostri litorali quando non sono coperti da cemento e strade. Qui di strada ce n’è una sola e il cemento è solo quello delle casette tradizionali. Fortuna? Preferisco pensare che i Ponzesi siano stati accorti nel non farsi contaminare e i palazzinari erano impegnati altrove.

Un’ora e mezza di aliscafo portano in un piccolo mondo che incanta, come racconta il giornalista Piero Vigorelli che di Ponza si è innamorato anni fa e non se ne è più separato. Non sei ancora sceso e il paese già ti abbraccia con le linee vanvitelliane del porto borbonico. 

La strada serpeggia nella geografia stretta che collega le due baie principali all’estremità dell’isola sfiorando le case dal tetto piatto e dai colori sgargianti. All’orizzonte galleggia la vicina Palmarola, con le sue case-grotta abitate da millenni. Come le piccole costruzioni che punteggiano i crinali, molte di loro sono stanze in affitto, pensate per chi preferisce un’ospitalità rustica. In alternativa ci sono sempre le quattro stelle del Chiaia di Luna a picco sulla omonima spiaggia o del Santa Domitilla con le sue suggestive grotte romane per un percorso benessere con l’acqua di mare. Atmosfere ancora diverse nella classe dei B&B di Anna Fendi o, per i nostalgici, della pensione che oggi si chiama Silvia, ma che qui tutti additano come la casa che ospitò Mussolini. Mentre i mastini di Hitler fiutavano rabbiosi la penisola in cerca del luogo dove l’esercito custodiva il dittatore appena destituito, a Ponza si viveva il paradosso del capo dei fascisti piantonato dove lui stesso aveva spedito i suoi oppositori. Perché parlo dell’ospitalità di Ponza? Perché potrebbe essere gratis. Avete letto bene.

Ne abbiamo già parlato, ma alla vigilia dell’estate la notizia è ancora più ghiotta e si arricchisce di un motivo ecologico ulteriore per visitare l’isola: con i rifiuti e i materiali recuperati dalle spiagge si organizzerà lo Stracquo

È l’arte che viene dal mare, dove le opere in mostra sono realizzate da artisti nazionali ed esposte nel luogo dove dormivano i confinati. Per chi non c’è mai stato, ma anche per chi ama il mare, l’occasione di Ponza è quella di un luogo dove è difficile uscirne senza aver lasciato un pezzo di cuore. Vi fornisco quattro motivi per vederla almeno una volta nella vita. Circumnavigare l’isola e raggiungere l’isola di Palmarola è come sentirsi gabbiani. Arrivati a destinazione la cala Brigantina e le rocce torreggianti della scogliera Cattedrale ti lasciano senza fiato per la loro immensità. La spiaggia di Chiaia di Luna è tra le più belle del mondo, parola di Jacques Cousteau e Folco Quilici. La Ponza sotterranea della galleria romana di Chiaia e delle  cisterne ti accompagna nei silenzi lontani che immagini accarezzati dai fruscii di tuniche e piedi scalzi. Le onde di lucciole che la sera fluttuano tra i crinali ti immergono in una fiaba, ma ti tocchi e nel profumo delle ginestre scopri che è tutto vero. Aggiungici sentieri a picco, canoe, bici e ottimo cibo, e potresti scoprire il tuo Eden a due ore da Roma. 


Aspetti da migliorare? La mobilità sostenibile per contenere al massimo le auto private, approfittare di quelle nicchie di legge che senza violare vincoli ambientali permettono di incrementare le energie alternative come solare termico e fotovoltaico, sfruttare la capacità di accumulo di acqua del sottosuolo e integrare con un dissalatore per evitare il trasporto con la nave. Tutti argomenti che la nuova amministrazione condivide e che lascia aspettare grandi cose, come la precisione svizzera dei cassonetti della differenziata ben presenti già anticipa. Ci conto, il Mediterraneo avrà un cuore verdeblu e, sono sicuro, parecchi estimatori in Europa pronti a viverlo per dodici mesi l’anno.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.