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Il cucciolo e il gigante

Certi spot pubblicitari sarebbero da incorniciare.

Nell’era della volgarità, i marketing manager di questo filmato sarebbero da premiare per il messaggio dove solo sfiorano il prodotto nell’ultimo istante per lasciare tutto il tempo ai valori. Amicizia, fedeltà, affetto … aggiungete quello che vi pare, lo merita. Tecnicamente è anche una storia ben scritta, oltre che ottimamente girata. Date un’occhiata al backstage per capire quanto i cuccioli si sono divertiti.

Se ti dicono “sei un animale” potrebbe essere un complimento

Ci sono comportamenti animali che sono da premiare per il valore di sopravvivenza della specie.
Rimando a un articolo che arriva da una summa di studi di etologia. Le nove lezioni da apprendere:

1- fare più riposini durante il giorno aiuta la concentrazioni (fonte di ispirazione: i gatti)
2- non trascurare gli amici è uno stimolo riduttivo dello stress (pipistrelli)
3- la metodicità dell’ersercizio fisico come la camminata riduce il rischio malattie (criceti)

4- l’appredimento e gli stimoli che ne derivano aumentano il buon umore (mucche)
5- il fair play aiuta a sopravvivere (cani)
6- idem il condividere le informazioni (cetacei)

7- essere più lenti prendendosi l’impegno di fare le cose con calma aumenta la concentrazione permettendo di elaborare più informazioni (uccelli e certi insetti)
8- l’empatia rafforza i legami di ambiente (cani)
9 – un obbiettivo preciso o una forte motivazione aiutano il perseguimento del successo (salmoni).

Abbandonare è un reato, oltre che da idioti

Si avvicinano le ferie e la scellerata abitudine di abbandonare gli animali prima della partenza.

Dalle tartarughine ai cani, si stimano in almeno 350.000 le vittime di questo massacro della morale e di esseri viventi.  Più della popolazione di città come Bari, Catania, Venezia. Nessuno di quelli che leggono questo blog credo sarebbe mai capace di un gesto tanto crudele, ma magari, proprio chi legge sospetta qualcuno capace di farlo. Girategli questo filmato e fateci due chiacchiere. Fosse anche per un criceto…

Non solo: vedete una macchina abbandonare un animale? E’ penalmente perseguibile: denunciate la targa e fategli una bella foto. Se non ve la sentiste di sporgere denuncia, scrivete a me le circostanze e il luogo, posso farmene carico volentieri.

Hai un cane? Portalo in spiaggia

Mi è capitato di assistere a un caso di discussione tra un gestore di stablimento balneare e una signora infastidita dai cani presenti in spiaggia.

Al di là del fastidio nell’ascoltare le obiezioni della milanesona grondante di pregiudizi, ho dato un’occhiata in rete, scoprendo che almeno la metà dei divieti per i quadrupedi sono invalidi. E’ dunque utile documentarsi per non farsi cogliere impreparati. In linea di massima, in rete si trovano comunque elenchi di spiagge con cani ammessi, basta cercare e informarsi prima di partire.

Vi confesso, che al provocatore che è in me non dispiacerebbe presentarsi lì anche con altri animali un po’ originali, tanto per arricchire un po’ la fauna da spiaggia e scoprire cosa succede.

Le polpette di Fido

Vi premetto subito che Fido non è il destinatario del piatto, ne è l’ingrediente. Fermatevi qui se avete un cane o un gatto e non reggete la vista della violenza.

Shangai, una comitiva di giornalisti, gita verso le campagne per soddisfare i gli italiani affamati di tipicità. Accontentati trovando una specie di Gardaland uscita dalle stampe d’epoca, riabilitate con un po’ di contemporaneità grazie al potere dell’elettronica.
Cammino tra le vie con alcune colleghe. Non sanno nulla o molto poco della Cina. Tra i negozi cineserie varie, se non lì dove? Fino alla sezione animali. Sul banco del cibo ci sono le anatre laccate, e quando scrivo laccate intendo precisamente laccate, con finezza mobiliera, di una tinta color ebano da fare invidia a uno studio di notaio. A fianco dei cuccioli assonnati. Sono cagnolini e tartarughe.

«Che carini», dice una collega, ignara.
«Tu sai cosa sono, no?», ribatto.
«Certo, cuccioli in attesa del compratore», lo sguardo di fondo solfeggia anche un “ma mi hai preso per scema?”.
«Esatto. Cuccioli. Solo che il compratore indica anche il tipo e il grado di cottura», dico guardandola, non perché voglia guardar lei, ma perché non ho il coraggio di guardare nella gabbietta.
Per il resto del viaggio, fino alla conferma del nostro accompagnatore su quanto avevo detto, la donna non mi ha rivolto la parola.
Aneddoto a parte, rigorosamente vero, pare che ora in Cina le cose stiano cambiando e qualcuno si stia mobilitando anche dall’interno contro le ricette tradizionali a base di cani.  Le petizioni abbondano in rete e hanno un seguito anche tra i cinesi.
Qui c’è un filmato. Non nasconde nulla. Il dovere di cronaca mi impone di linkarlo, Attenzione però, a me ha bloccato il respiro, NON E’ PER TUTTI. Poi scegliete voi la petizione, ce n’è una redatta da volontari cinesi. Non sono nessuno per imporre alla seconda potenza mondiale di rinnegare le proprie tradizioni. Non sono neppure vegetariano, almeno per ora. Sono però abbastanza adulto e sensibile per chiedere quanto meno, alla stregua di quello che domando per polli, maiali e vitelli, condizioni di vita lontanissime da quelle del filmato.
Se siete arrivati fin qui, vi prego di fare uno sforzo in più: diffondere questo messaggio, perché nessun essere umano mi venga più a chiedere se lo credo scemo quando lui vede un cucciolo mentre purtroppo stiamo guardando una pietanza.

Il traduttore per animali

Una corrente di scettici sostiene che nessuna specie diversa dall’Homo Sapiens parli. L’affermazione è sensata per quanto riguarda la proprietà di linguaggio, ma  non sul merito della capacità di esprimersi. Lo conferma uno studio pubblicato dall’Università di Siena secondo il quale all’animale si attribuisce in genere la capacità di produrre segni più che di usare un linguaggio nel senso in cui intendiamo normalmente.

Google ha creato un’app che funziona da traduttore per linguaggi animali. L’attendibilità la faccio giudicare a voi.

In ambiti di maggior scientificità, l’etologo Con Slobodchikoff, ha dimostrato che i cani della prateria hanno sviluppato uno spiccata capacità comunicativa tra loro.

Altri studi in circolazione identificano tra le specie animali precise caratteristiche di comprensione delle parole. Qualche esempio:
> i gatti hanno 35 vocalizzi (avete presente i versi che fanno quando puntano un uccello quanto son diversi da quelli del momento in cui chiedono cibo?)
> le galline riescono a comunicare col proprio verso il livello di stress a cui sono sottoposte
> le scimmie hanno due suoni ben distinti per dire “c’è un leopardo” e “c’è un’aquila”
> con 14 segnali, fischi e squittii, i delfini  comunicano tra loro
> il cane è l’animale più studiato, pare che riesca a contare fino a 5 e, se addestrato, può arrivare a identificare 150-200 parole con una notevole capacità di associare suoni a oggetti.

Il ragno che mangia i gatti

Non esiste e non può esistere un ragno capace di mangiare gatti o cani, a meno che non attingiamo a copioni hollywoodiani.
Eppure qualcuno se l’è bevuta.

La foto che circola in internet del temibile Ragno Strega dell’Angola è una bufala di photoshop, al dettaglio neanche troppo ben riuscita.
Ci sono precise ragioni scientifiche per cui un ragno non può superare certe dimensioni. Prima di tutto una certa inefficienza nel sistema di respirazione in quelli che in altri esseri sarebbero i polmoni ma nei ragni sono organi poco sviluppati paragonabili a polmoni a libro che garantiscono un buon funzionamento ma solo su piccole dimensioni.
Analogamente, non funzionerebbe il sistema strutturale di un ragno gigante, il cui esoscheletro non riuscirebbe a garantire le prestazioni di robustezza degli aracnidi di dimensioni contenute. In pratica, più il ragno si ingrandisce e meno robusta sarà la sua protezione. I ragni più grandi esistenti, davvero al limite fisiologico della dimensione, rimangono dunque la Tarantola Golia, in grado di mangiarsi piccoli uccelli, e il ragno Cacciatore del Vietnam.
In compenso di gigante c’è la reazione della gente che, a volte, anche solo per un ragnetto innocuo, salta sulla sedia e non esita a schiacciarlo con una ciabattata. Immaginate dunque le reazioni di un aracnofobico di fronte all’installazione dell’artista tedesco Friedrich van Schoor, la sua simulazione dei ragni giganti nella stanza sulla strada ha inorridito parecchie persone.

Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.