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Le isole volanti di Avatar, con i kokedama il bosco in casa tua

Quando vidi Avatar la prima volta, più di tutto mi impressionarono le isole galleggianti. Nel favolone hollywoodiano, trama ed effetti non mi lasciarono a bocca aperta come l’idea delle bolle boscose sospese nel vuoto e dalle quali gocciolavano cascate. Pur in scala ridotta, mi ha fatto più o meno lo stesso effetto vedere in casa di un amica dei kokedama. Ignoranza mia, non li conoscevo. Sono delle appendici verdi, arbustive o floreali, che possono vivere appese a un filo o isolate su una superficie piana. Non ne scrivo per un rigurgito bricomaniaco, ma per passione del verde.

Amo gli alberi e non sono tra quelli che ritengono i bonsai una forzatura della natura. Penso anzi che, accudire uno o più di loro, sia un po’ come farsi un bosco proprio, solo in miniatura e in proporzioni domestiche. Un kokedama, mi hanno spiegato, è molto più facile da preparare e da accudire. Ha poi lo stesso effetto di abbellimento, portando atmosfere zen a un angolo di casa o di ufficio. A Milano esiste anche un corso che è tenuto in un negozio di biciclette. Non dite che è un caso, perché chi ama pedalare, apprezza i boschi. Provate a pensarci.

Siamo nel pieno dell’inverno, dunque ancora in anticipo per orti, giardini e pedalate fuori porta. Ma non abbastanza presto per dedicarci ad una pianta e ancora di più per conferirle un aspetto molto personale. Anticipo di primavera? Forse. Intanto mettere naso e occhi nel verde può perfino essere un ottimo antidepressivo. Lavorare con le piante riesce a creare piccoli miracoli, che in questo caso durano nel tempo lasciandoci cose belle. Proprio come una sana pedalata, sono piccoli effetti speciali quotidiani per i quali non serve Hollywood.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Esercizi urbani del XXI secolo

Lo stato di salute di una città si misura anche dalla qualità dei progetti che la rinnovano. Gli spazi verdi devono essere al centro di ogni logica di sviluppo, ma dove l’amministrazione è particolarmente illuminata, spesso il manto erboso va oltre lasciando le piazze per arrampicarsi sulle pareti degli edifici come nelle costruzioni dell’Oasi d’Aboukir a Parigi o di Digby Road a Londra (la parete vivente più alta d’Europa)


Altre volte ancora il verde si snoda per i centri abitati per diventare corridoi in grado accompagnare i ciclisti proteggendoli dal traffico e dalla calura come nella ciclovia di 23 km tra Copenhagen e Albertslund.

Ben 22 municipalità si sono messe in rete per realizzare un sistema ciclistico integrato. Ancora più ambizioso è il  progetto Rio a Madrid si propone di riqualificare il Manzanares allontanando le auto dal fiume e creando una fascia protetta di 45 chilometri.

Il verde stimola il movimento e proprio uno studio condotto dall’università del Governatorato delle Foreste del Regno Unito dimostra che ogni chilometro pedalato apporta un beneficio sociale di 0,4€, permettendo un risparmio annuo del sistema sanitario nazionale di circa 20 milioni. 

Un passo ulteriore si ha quando la città assume la forma dalla foresta con costruzioni di 50 metri che riprendono le sagome degli alberi con pannelli solari al posto delle chiome. Questo non è più un progetto ma una visione. Il tecnobosco sta crescendo davvero a Singapore. Fantascienza? No, per ora mi piace pensare a esercizi concreti di città sostenibili. 

Progettisti italiani, dove siete?
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Mettersi in casa un po’ di natura e originalità

Molte sono idee pazze e/o dai budget esagerati, ma qualcosa di interessante c’è in questa lista per rendere originale il nostro spazio.
Un lampadario che trasforma le pareti in un bosco incantato o una parete di verde verticale con gli aromi per la cucina, un letto amaca per cullarsi o una scrivania nella sabbia per il micromassaggio plantare, una scala libreria o una superpasserella per gatti?
Un pizzico di fantasia, lo spazio giusto e il gioco è fatto.

Migliora la vita in 5 piante

Vale per l’ufficio ma anche per la casa o altri ambienti. Il tipo di pianta dipende dalle dimensioni dei locali, ma anche un piccolo spazio di verde abbellisce, migliora l’umore e la qualità dell’aria. Altri vantaggi da subito evidenti sono l’alleggerimento dello stress (il verde rilassa) e il miglioramento della produttività (il verde migliora la concentrazione). Il verde insomma aiuta a stare meglio e, diciamocelo, trasmette da subito anche un certa immagine di noi.

Quali sono le piante più adatte? Gli esperti suggeriscono Falangio, Melissa, Filodendro, Spatifillo ed Epiprenum. Quest’ultima è consigliata anche dalla NASA per le enormi capacitá depurative dell’aria. Se va bene lassù tra le stelle, immaginiamo qui.

piante ufficio 5

Una casa low budget nel verde

Ridurre le dimensioni e spostarsi in ambienti dove occhi e polmoni possano respirare. Una gallery fotografica prova a sviluppare il tema, a mio giudizio riuscendoci abbastanza.

Facile rendersi anche conto che tra il farsi progettare una casa brutta e una bella non c’è grande differenza di costo, come dimostrano la semplicità di alcune delle realizzazioni.

Per la cronaca, la maggior parte di quelle fotografate sono anche efficienti dal punto di vista energetico. Alcune di loro, poi, hanno una semplicità costruttiva esemplare: basta un piccolo appezzamento e la voglia di costruirsi un rifugio e il gioco è (quasi) fatto a un costo molto minore di un appartamento convenzionale in città.

Dove vado domenica? Ad allenare il pollice verde a Orticola

Se il tuo pollice è verde fino all’osso e hai passione per orti e giardini, questo fine settimana passa a Orticola, nei giardini Montanelli di Milano in via Palestro.

L’edizione 2013 si conferma interessante per i suoi espositori, per la qualità raffinata e la varietà delle piante esposte, per la cultura del verde che tutti i soggetti coinvolti vogliono diffondere e che perseguono come filosofia propria.

Quest’anno Orticola è ancora qualcosa in più e vuole dedicare particolare attenzione al giardino e ai tanti modi con cui le piante possono disegnare, arredare, animare ogni spazio verde o angolo di terra.

Ci facciamo un giro?

Audi, tiene la strada ma scivola sulla pubblicità

Italia Land of Quattro, ma anche Russia e tutti gli altri paesi coinvolti nella nuova campagna Audi che imperversa sul web e sulla carta stampata con immagini di ottima qualità, musica all’altezza dei paesaggi, una voce suadente anche se su un testo completamente scollegato dove mare e montagna, città e paesi si invertono nella corrispondenza voce-video.
Ma la scivolata non è questa: nel bel layout destinato alla carta stampata (quotidiani e magazine) ammiriamo il veicolo impegnato in una strada che però suscita un po’ di fastidio. Se le immagini dello spot video intervallano spezzoni di strade alpine e del garda bresciano invogliando alla guida, il paginone della carta stampata ha come sfondo il Sasso Lungo e il Sasso Piatto dall’angolazione dell’Alpe di Siusi.

Dov’è la scivolata? L’altopiano a pascolo più esteso d’europa è un paradiso per escursionisti, biker, sciatori o semplicemente per chi vuole svaccarsi su un prato a godersi il silenzio delle montagne più belle del mondo. Soprattutto, l’Alpe di Siusi è RIGOROSAMENTE bandita al traffico veicolare privato, potendo accedervi solo in bus o funivia. Possibile che nessun creativo della campagna sia stato sfiorato dal dubbio che non è bello, nel 2013, neanche in fotomontaggio, mostrare il pilota di turno che sgomma in un’area protetta?

La farfalla del Trentino è malata?

Leggo sull’Huffingtonpost una bella intervista di Cinzia Ficco che pare sfatare un mito: il Trentino non è pulito come sembra.

La premessa è in un book trailer.

Chiarendo subito che il Trentino-Alto Adige è quasi una invenzione scolastica che invece è composta da due ben distinte amministrazioni (Trento e Bolzano) e stiamo parlando solo della prima, un libro dei trentini Andrea Tomasi e Jacopo Valenti descrive  in 185 pagine  un territorio macchiato da rifiuti tossici, controllori non controllanti, rischi per ambiente e salute. L’inchiesta parte da Trento, con l’impegno della PM Alessandra Liverani e della Vice Questore Maria Principe schierate sul campo delle indagini.

Il titolo è “La farfalla avvelenata- Il Trentino che non ti aspetti”, lo trovate qui. La farfalla, il simbolo turistico del territorio provinciale la cui sagoma perimetrale è simile all’elegante abitante dei prati in primavera, è davvero malata?

Avendo ben presente il territorio  tra le Dolomiti di Brenta e il Sella (lo amo, è bellissimo, godetevelo in questo spot nazionalee in questo internazionale con Bode Miller), mi domando non senza preoccupazione cosa c’è di vero. Il Trentino è un punto di riferimento per gli appassionati di montagna e se succede qualcosa lì significa che siamo davvero messi male.  Andiamo a vedere punto per punto quanto elencato nel libro inchiesta.
Scorie nel torrente? Vero. Leggi qui.
Discariche di rifiuti tossici? Vero. Leggi qui.
Ordinanza per non consumare acqua? Vero, anche se pur limitata a due casi sporadici. Leggi qui.
Insomma cosa succede al Trentino che ho in testa? Nulla di diverso da quello che succede (purtroppo) nel resto dell’Italia, se non che il senso civico e la diffusione della notizia, grazie a due autori coraggiosi, sta sensibilizzando un territorio che, sono sicuro, farà del proprio meglio per correggere il tiro. 
Si spera il più presto possibile.
Postilla: questo non è un invito a non andare in Trentino. Anzi! E’ esattamente perché voglio continuare ad andare sulle montagne che amo che spero sia fatta la dovuta chiarezza e sia risolto il problema.