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COVID19: Salvare la Patria stando in pigiama

Distanze, guanti, mascherina, per combattere il COVID19. Forse tutti abbiamo capito la loro utilità e ci stiamo dando da fare.

Sono però in molti che continuano ad essere a rischio conto terzi, cioè per noi. Penso al personale medico con stampate in faccia le impronte delle protezioni, ai ragazzi delle consegne a domicilio che si spostano tra corrimano di scale e tasti di ascensori, alle cassiere dei supermercati che sudano nei guanti, e così via a tutti gli infaticabili della catena della distribuzione che ci sta assicurando il necessario. E non solo.

È dunque dovere di tutti fare del proprio meglio per limitare i contagi. Ma stiamo adottando davvero tutte le precauzioni? Una delle raccomandazioni poco diffuse ma determinanti è quella di NON portare con sé il telefonino durante la spesa e non rispondere mentre si circola tra gli scaffali o sui mezzi. O quantomeno non usarlo per evitare che, rispondendo al telefono coi guanti, si trasmetta alla tastiera quello che il guanto ha raccolto. Basterebbe poi toccare di nuovo la tastiera a spesa finita per ritrovare quello da cui il guanto (ormai tolto) aveva protetto. Anche pulendo i propri dispositivi più volte al giorno, il Covid19 è subdolo e potrebbe batterci sul tempo.

Alla luce di questi contatti, in molti ci domandiamo quanto resista il virus fuori dall’organismo.

Come pubblicato da diverse fonti, la risposta varia in funzione del materiale. Il professor Burioni divulga sul suo sito questa tabella.

Il virus può resistere ore, ma con l’avanzare del tempo il contagio diventa improbabile perché la carica infettiva diminuisce.

Quello che bisogna però tenere ben presente è che il virus è ancora oggetto di studio e non conosciamo completamente il suo comportamento.

Inoltre, circolando, non possiamo prevedere con certezza le situazioni in cui potremmo imbatterci. Le variabili sono troppe per quantità e localizzazione. Se fino a ieri il nostro bus era deserto, non è detto che oggi lo sia. Se stiamo camminando e incappiamo in un incidente, non è detto che si riesca a indossare in tempo le protezioni. Scritto semplicemente, basterebbe un incauto starnuto scappato per sbaglio ad un passante che stiamo incrociando. Improbabile, ma possibile. Insomma, possiamo scegliere. Noi o il Covid19. La differenza è tutta nel limitare le uscite da casa o dall’ambiente protetto.

Nel nostro involucro domestico possiamo anche fare qualcosa di più, come ad esempio dedicarci a una dieta che aiuti a rafforzare il sistema immunitario. Non è una medicina, ma aiuta.

In questo momento abbiamo bisogno di tutto il supporto possibile, a partire dalla nostra pazienza. Si chiama anche questa Resistenza. Guardiamola da un altro punto di vista: diversamente da chi ha imbracciato un fucile o attraversato il mare su un barcone, abbiamo l’occasione di salvare la nostra famiglia e quello in cui crediamo stando in pigiama. Non capita tutti i giorni. I nostri nipoti ci giudicheranno (anche) in base a questo. Che idea daremo di noi se non riusciremo a dimostrare loro di essere stati capaci di fare qualcosa di così poco impegnativo?

#SeEsciSeiFuori: il tempo in casa nel tempo del virus

#SeEsciSeiFuori: vademecum per adolescenti e

Questo Virus è davvero drammatico, ma nella catastrofe gli va riconosciuto il merito di averci fatto riscoprire una parte di noi che non era affatto scontata. Nel risparmiare commenti sui (sempre meno) disgraziati che ostentano spavalderia in un momento fragile come quello che stiamo vivendo, mi colpiscono le iniziative che in rete incoraggiano comportamenti responsabili, da Alberto Angela alla pagina facebook Odiare Ti Costa.

Riprendo volentieri anche l’iniziativa dell’Associazione Pepita Onlus in collaborazione con Fondazione Carolina. Gli educatori di Pepita hanno stilato un vademecum che suggerisce agli adolescenti come trascorrere le giornate: 12 consigli variopinti per 12 tappe quotidiane alternate a un video tutorial per mamme e papà.

“Siamo da sempre al fianco dei ragazzi e delle loro famiglie – ha spiegato Ivano Zoppi, Presidente di Pepita e Segretario Generale della Fondazione Carolina – a scuola, in oratorio, nelle attività pomeridiane. Ora che la loro quotidianità è stravolta, stiamo ricevendo messaggi da genitori e insegnanti che ci chiedono di suggerire loro qualche attività per ridare una routine alle giornate. Ci siamo messi al lavoro e abbiamo pensato a questo progetto che, grazie al digitale, consente ai ragazzi di sentirsi parte di questa sfida globale e ai genitori di vivere più serenamente questo ritiro forzato dalle abitudini di tutti i giorni”.

Sono 12 spunti mediati attraverso altrettanti post per invitare a essere connessi con sé stessi e con gli altri. Nonostante il target sia rappresentato dai giovanissimi, in realtà tutti possono beneficiare dei suggerimenti, che hanno la loro base in un sensatissimo #SeEsciSeiFuori. Io stesso, che adolescente non sono da secoli, ne ho trovato spunto. Libri, film, socialità via web, approfondimenti nella cultura, spunti di cucina, esercizi fisici sono alcuni degli stimoli proposti.

Prendo spunto da libri e documentari. Tra i libri mi sento di consigliarne uno che ho apprezzato molto per come permettere di riflettere su qualcosa che ci è familiare. Ne Le parole sono importanti, Marco Balzano parte dal nostro quotidiano per entrare nelle parole che mai come in momenti come questo vanno pesate. Non è un vocabolario né un noioso trattato di etimologia. Semplicemente è un viaggio attorno e dentro parole di uso comune che, proprio per la facilità con cui le usiamo, spesso ci scivolano via. Uomo, felicità, social, scuola, fiducia, Resistenza, sono solo alcuni dei capitoli. Non li cito a caso.

Scoprirete una connessione straordinaria non solo tra i significati ma anche per l’influenza che possono avere nella nostra vita. Homo, uomo, ha la stessa radice di humus, terra. L’aggettivo felix, felice, ha la stessa radice di fecundus ed è un termine riferito alla capacità di generare. Humus sta a fecundus come l’uomo sta alla felicità e dunque solo l’uomo felice può dare frutti buoni? Lascio a voi scoprirlo perché, dopo aver letto queste 83 scorrevolissime pagine, sono sicuro che ogni parola che pronuncerete non sarà affidata al vento per essere dispersa. 

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Mettersi in casa un po’ di natura e originalità

Molte sono idee pazze e/o dai budget esagerati, ma qualcosa di interessante c’è in questa lista per rendere originale il nostro spazio.
Un lampadario che trasforma le pareti in un bosco incantato o una parete di verde verticale con gli aromi per la cucina, un letto amaca per cullarsi o una scrivania nella sabbia per il micromassaggio plantare, una scala libreria o una superpasserella per gatti?
Un pizzico di fantasia, lo spazio giusto e il gioco è fatto.

Una minivilletta a 180 euro!

Sembra davvero la casa degli hobbit e il livello di artigianalità ci si avvicina, ma ha tutto quel che serve per una persona e soprattutto è realizzata con materiali di scarto e di riuso. Il proprietario sostiene di aver pagato i materiali di costruzione meno di 180 euro ed è orgoglioso di averla affittata a un vicino contadino facendosi pagare la quota mensile in latte.

Ringrazio Susanna Mambretti per la seganalazione.

Stefano Soldati e le case di paglia

E’ Stefano Soldati, nato a Milano nel ’61, che oggi è progettista e docente di quelle case tante odiate dai Tre porcellini.
“Ho studiato agraria presso la UniMi – racconta – erboristeria presso l’Università di Urbino, management aziendale presso la SDA Bocconi, e poi  biodinamica presso l’Associazione Agricoltura Biodinamica. Ho seguito stage negli Stati Uniti e in Australia, frequentato decine di corsi di formazione professionale in Italia e all’estero. Sono stato uno dei primi quattro diplomati in Permacultura in Italia. Con Barbara Jones, pioniere in Europa nelle costruzioni in balle di paglia, ho studiato in Inghilterra e Galles e imparato le tecniche di costruzione con balle di paglia, intonaco in terra cruda e calce, formandomi come progettista e docente. Poi mi sono specializzato in terra cruda presso il centro FAL e.V. di Ganzlin Germania. Insegno da diciotto anni agricoltura biologica e management aziendale, permacultura e quindi costruzioni in paglia, terra cruda e calce”.
Le case che realizza Soldati hanno i muri in balle di paglia, intonacati con terra cruda internamente e calce esternamente. “C’è chi le riveste di legno o le intonaca con cemento – agiunge –  ma in entrambi i casi le case perdono di qualità. E’ difficile da credere perchè abbiamo una tradizione del mattone e pietra passata poi al cemento armato, ma le case in paglia sono molto più sicure, sotto tutti i punti di vista, rispetto alle case convenzionalihttps://www.facebook.com/laboa.strawbalehouse
A sentire Soldati,  le prime costruzioni in paglia sono nate in Inghilterra e da lì si sono diffuse negli altri Paesi. Attualmente nel Regno Unito ci sono circa mille edifici, così pure in Francia e Germania. Altre mille tra Spagna, Austria, Slovenia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, Lituania, Svezia, Danimarca, Belgio, Olanda. Nel nostro Paese circa un centinaio.
“Nel 2003 – spiega  Soldati – ho deciso di costruire la mia casa e non la volevo in cemento armato e laterizio. Nel 2000 al corso di Permacultura avevo sentito parlare di case in paglia, ne avevo viste in Spagna e Inghilterra e avevo pure già incontratoBarbara Jones. Ho deciso per la paglia. Quando sono incuriosito da qualcosa e voglio approfondire, mi metto a studiare, frequento corsi e metto in pratica. Questo mi porta a una profonda conoscenza che spazia a 360°, supportata anche dall’esperienza. Una grande fortuna è stata quella di avere come docente Barbara che, con la sua professionalità e la sua precisione, è stata veramente di grande peso nella mia formazione. Ho fatto tutto il percorso formativo, che è durato un paio di anni per diventare progettista e docente. Il corso prevedeva incontri teorici in aula, ma, soprattutto molta pratica sia in cantiere con maestranze sia con corsisti per praticare anche l’aspetto didattico”.
Sono più economiche le case in paglia?
Costruire con la paglia può essere più economico, se alla base c’è un buon progetto. Purtroppo in Italia è ancora difficile trovare dei buoni progettisti in grado di fare una progettazione specifica per la paglia. Si tratta in genere di professionisti con formazione ‘convenzionale’, che cercano di cavalcare l’onda alternativa. La costruzione con la paglia prevede dettagli e particolari spesso molto lontani da quanto ci hanno insegnato a scuola, ma che tutti insieme fanno una grande differenza nel risultato finale e nei costi. Oggi stiamo proponendo edifici abitativi in classe A+, con finiture di buona qualità, chiavi in mano a 900euro/mq. Questo importo si può ridurre abbastanza se si fanno in ‘autocostruzione’ il posizionamento delle balle di paglia, gli intonaci, i pavimenti e almeno parzialmente gli impianti. In questo modo siamo arrivati a cifre vicine ai 500euro/mq. Il consiglio che rivolgo ai progettisti? Studiate, formatevi, frequentate corsi teorico-pratici, fate pratica prima di imbarcarvi nella progettazione/costruzione di un edificio.
Sono calde d’inverno e fresche d’estate?
Se ben progettata una casa in balle di paglia può non aver bisogno di riscaldamento o raffrescamento. Ci sono case solari passive nel nord della Scozia e del Canada, sulle Alpi Svizzere con temperature che arrivano  a – 30°C, ma anche nei deserti in Australia, Messico, dove in estate si raggiungono anche i 50°C. Se non progettate secondo i principi della bioclimatica, le case possono richiedere comunque quantitativi minimi di energia. Ciò dimostra che questa tecnica si applica con successo in tutte le condizioni climatiche.
Quanto è stato faticoso parlare di casa di paglia in Italia?
In Italia non è stato difficile far partire dei corsi, abbiamo sempre avuto buone adesioni. La difficoltà principale la segnalano gli utenti, che oggi trovano su internet un’offerta formativa diffusa e non hanno strumenti per fare scelte appropriate. Purtroppo, ci sono molte persone che, dopo aver frequentato un corso di tre giorni con noi, si sono improvvisate docenti, organizzando a loro volta corsi di formazione. Fare formazione senza conoscere in modo approfondito le tecniche costruttive e di insegnamento fa scadere la qualità degli edifici realizzati. I corsisti spesso non se ne rendono conto. Si vedono su internet fotografie di edifici realizzati durante corsi che hanno non pochi punti critici, nascosti con un bell’intonaco. Il mio consiglio? Rivolgersi a un progettista che abbia frequentato dei corsi seri e abbia formazione specifica sulla paglia. Questo influirà positivamente sia sui costi sia sulla qualità finale. A questo scopo consiglio anche di farsi fare almeno tre preventivi da tre professionisti diversi.
Il suo rapporto  con le lobbies del cemento armato?
Non abbiamo avuto problemi, anzi abbiamo avuto buoni rapporti. In un momento di crisi totale per l’edilizia convenzionale questa tecnica alternativa potrebbe portare una boccata di ossigeno non solo per il pianeta, ma anche per i costruttori. Molti giovani progettisti sensibili ai temi ambientali si stanno avvicinando con grande soddisfazione a questo settore in forte crescita. Per questo motivo stiamo anche mettendo a punto per il 2014 un corso online a basso costo, ma di altissima qualità con il supporto dei maggiori esperti mondiali sulle costruzioni in paglia, specifico per progettisti con teoria e stage pratico finale. Alla fine del corso verrà rilasciato un diploma e il progetto finale potrà essere pubblicato per essere venduto. 
La sua casa com’è?
La mia casa è stata la prima in Italia ad avere la balla di paglia non solo come isolante, ma anche come elemento costruttivo. Esiste una struttura a telaio, ma gli elementi murari sono in balle con gli intonaci in terra cruda e calce, applicati direttamente sulla paglia. È un edificio di quasi 400mq. su due piani.
Per chiudere, i tre porcellini non avevano capito niente?
Esatto. La morale della favola dei tre porcellini sa qual è?
Prego
Non permettere che sia un porcellino a costruirti la casa.
(Cinzia Ficco)
Questo articolo di Cinzia Ficco, che ringrazio, è tratto dal suo blog TipiTosti.

75 consigli spiccioli per risolvere problemi

La necessità aguzza l’ingegno. Scatena l’Archimede che è in te e risolvi l’inghippo.

Quante volte ci siamo trovati di fronte a problemi stupidi che ci hanno messo in difficoltà come la rottura del cavo del caricatelefonino, il taglio della torta che si sbriciola a guardarla, le bottiglie che conquistano il frigo facendo scivolare fuori tutto il resto e altre scemenzuole di questa portata? Ecco qualche piccola, geniale, soluzione.

Rinfresca la casa senza condizionatore

Le città sono isole di calore con picchi che possono raggiungere i dieci gradi differenza rispetto all’ambiente circostante.

C’è qualche rimedio naturale che potrebbe attenuare la sensazione di caldo opprimente che rende tutto appiccicoso e impedisce di prendere sonno. Ma se il caldo davvero insopportabile dura al massimo una settimana, vale davvero la pena di investire in costosi condizionatori assetati di energia che non sempre giovano alla salute? La risposta potrebbe essere no.

Esistono rimedi naturali salutari e non troppo complicati come:
>investire in un ventilatore da far girare al minimo puntato sul luogo da raffrescare, ottimi sono quelli a soffitto
>posizionare una vaschetta di ghiaccio di fronte alle pale, l’effetto rinfrescante aumenterà di parecchio creando un condizionatore naturale
>oscurare e proteggere dalle correnti d’aria i locali tra le 10 e le 20, sembrerà una sciocchezza ma si attiva uno scambio termico virtuoso nell’abbattere la temperatura
>spalancare gli armadi, il cui contenuto ha il potere di assorbire calore
>limitare l’uso di tutti gli elettrodomestici: un ferro da stiro in funzione per 3 ore, dove cede il calore in eccesso se non nell’aria?
> dove si riesce, circondate la casa di verde schermandola da asfalto, pietre e cemento, gli alberi sono l’ideale ma delle piante da terrazzo abbastanza fitte sono già un buon aiuto.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Una casa low budget nel verde

Ridurre le dimensioni e spostarsi in ambienti dove occhi e polmoni possano respirare. Una gallery fotografica prova a sviluppare il tema, a mio giudizio riuscendoci abbastanza.

Facile rendersi anche conto che tra il farsi progettare una casa brutta e una bella non c’è grande differenza di costo, come dimostrano la semplicità di alcune delle realizzazioni.

Per la cronaca, la maggior parte di quelle fotografate sono anche efficienti dal punto di vista energetico. Alcune di loro, poi, hanno una semplicità costruttiva esemplare: basta un piccolo appezzamento e la voglia di costruirsi un rifugio e il gioco è (quasi) fatto a un costo molto minore di un appartamento convenzionale in città.

C’è musica nel bosco

Hans Liberg è un musicista che trova ispirazione nel bosco. Per essere immerso completamente nella sua fonte creativa al punto da diventarne parte, si è inventato questa sua personalissima sala di composizione. Effetto non trascurabile è che il rivestimento (100% legno) ha anche un potere coibentante che rende il modulo efficiente in termini di assorbimento energetico per la climatizzazione.

Cerchi casa? Prova a non contribuire alla grande colata di cemento

Si legge da molte fonti che nel Bel Paese il comparto dell’edilizia fa acqua. L’affermazione non è propriamente corretta. L’Italia non fa acqua, fa cemento. Ogni anno 565 kg  di costruito per abitante contro i 400 della media europea.
Ma esaminiamo meglio il problema ponendoci la domanda: è necessario? Vanno toccati almeno 4 elementi: la materia prima, il riciclaggio, la domanda, l’abusivismo.

Materia prima
Siccome il cemento non cresce nei campi ma si ricava da materiali estratti dalle cava, succede che se ne contano ben 5736 attive  e oltre 13mila dimesse solo in Italia. Le cave in Europa sono una fonte pingue di reddito per lo stato che le tassa. In Italia no. Lo stato ricava solo 45 miliardi di euro con una tassazione al 4% contro, ad esempio, il 20% della Gran Bretagna.

Riciclaggio degli inerti
L’inerte, se opportunamente rilavorato, può essere rimesso in circolo come nuovo materiale. Lo dimostrano le realtà di Germania, Olanda e Paesi Bassi con valori ben oltre l’85% di riciclo, fino al 95 (NOVANTACINQUE!) dell’Olanda. Da noi conviene dunque fare cave e generare materiale nuovo per smaltire  poi il vecchio nelle stesse cave da cui è stata estratta la materia prima del nuovo. Seguito il ragionamento? Non è che qualcuno come ad esempio qualche furbetto o peggio la malavita organizzata ne sta traendo beneficio a spese nostre e dell’ambiente? Chi gestisce discariche e inceneritori per lo smaltimento? La domanda è lecita e davvero andrebbe posta prima di tutto agli amministratori.

La domanda

Riflettiamo su un dato paradossale: nel decennio 2001-2010 i nuclei familiari sono cresciuti di 1 milione di unità, a fronte di 1,57 milioni di alloggi. Un esempio su tutti: il quartier Tor Pagnotta a Roma è stato costruito prevedendo abitazioni per 25000 residenti ma occupate solo da 9000, con prezzi da 5000€/m.
Ci servono tutte queste case in un momento di mercato stagnante?

L’abusivismo
Siamo in Italia… 

Morale. Cerchi casa? Valutare attentamente le occasioni o reinterpretare vecchie ambientazioni come normalmente succede all’estero potrebbe essere la soluzione. L’esperienza insegna che chi lo ha fatto, non solo non ha speso di più, ma ci ha guadagnato in  soluzioni originali che spesso hanno concesso alla fine maggior spazio utilizzabile.