Al Pisa Book Festival si parla (anche) di mare

In questi giorni in Toscana tira aria scozzese, con il Pisa Book Festival che ospita la nazione più settentrionale del Regno Unito e i suoi autori sospesi tra i Glenn e le Highlands. Parlando di Scozia, si parla anche di mare e di ecologia. La giovane autrice Kirsty Logan è un caso letterario che ha ambientato il suo fantasy The Gracekeepers su un dualismo acqua – terra, con una parte del racconto sviluppato sotto il livello del mare e risvolti sui personaggi che non risparmiano aspetti problematici della società. Una spiaggia è il raccordo tra i due mondi.

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A volte la gente legge il mio libro concentrandosi sul gender, altre volte sulla razza, poi sul denaro e l’arricchimento di pochi a discapito di molti, un tema molto sentito in UK in questo momento. Capita anche che ci si concentri sul cambiamento di clima, un altro argomento che tocco. Accolgo tutte queste interpretazioni. Amo l’ambiente scozzese, abito a Glasgow e guidando un’ora mi immergo nella natura e nell’ambiente marino. Apprezzo il mare e la Scozia, che è molto legata alle onde ed è davvero fonte di ispirazione. Il mare non deve necessariamente essere tuo amico, “è” e basta, e quando fa anche cose terribili, devi accettarle.

Il punto è che in questo momento ho la sensazione che siamo noi a fare delle cose terribili al mare. Se nei giorni scorsi ci hanno rovesciato addosso i dubbi sulla carne, da anni ci segnalano problemi sul pesce. Non ultimo il fatto che stiamo ostinandoci a usare tecniche di pesca che provocano la distruzione della fauna marina. Caliamo in mare reti flottanti lunghe fino a 2,5 chilometri e lasciamo che ci finiscano dentro indiscriminatamente tutto quello che ci passa davanti. Sono coinvolti italiani, francesi, marocchini, tunisini. Il paradosso di tutto questo è che meno pesci ci saranno, maggiore sarà il prezzo e più speculativi saranno i giri d’affari. Paul Watson, uno dei fondatori di Greenpeace ha parole durissime:

La verità è che c’è un interesse a portare la specie vicino all’estinzione, per una questione di soldi. È il meccanismo di domanda e offerta: meno pesci ci sono, più il prezzo sale, quindi se la popolazione ittica è ridotta al minimo chi vende i tonni è seduto su una miniera d’oro. È quella che si chiama “economia dell’estinzione”.

E non stiamo ancora toccando il tema del pesce inquinato per il quale, facendola breve, tutto quello che viene riversato nei fiumi, prima o poi finisce in mare e quindi nei pesci. Tornando all’esempio letterario, The Gracekeepers è giocato su un equilibrio indispensabile tra chi vive sulla terra e chi nell’acqua. È nel termine “equilibrio”, dal latino aequilibrium, composto da aequus ossia “uguale” e libra“bilancia”, che dovremmo iniziare a immaginare il nostro futuro. Possibilmente cercando di condividere il significato di “uguale” e accertandoci che nessun furbetto abbia manomesso la bilancia.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.