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Nuovo papa, vecchi segreti

Benedetti da un clima salubre e da una natura rigogliosa, i castelli romani sono sempre stati una specie di paradiso in terra. Uno dei borghi che costellano questi colli è però più vicino al paradiso di altri: il riferimento è naturalmente a Castel Gandolfo,  sede del palazzo pontificio. Quando si parla della residenza papale, in realtà non ci si riferisce solo a un palazzo ma una serie di edifici che comprendono, oltre alla succursale della Santa Sede, anche stalle e ville circondate da un giardino magnifico e architetture raffinate che culminano in 4 osservatori. Davvero possiamo affermare che, dalle stalle alle stelle, non manchi nulla sul crinale svettante a ridosso del lago Albano, il bacino lacustre vulcanico più profondo d’Italia.

Come la maggior parte degli edifici nobiliari, quello di Castel Gandolfo passò di mano parecchie volte prima di trovare la proprietà definitiva che ne segnerà il destino. Nel 1604 la Camera Apostolica acquista il complesso architettonico e, dopo un’accurata ristrutturazione consona al nuovo rango, nel 1626 Urbano VIII parte per la sua prima villeggiatura nel nuovo palazzo d Castel Gandolfo. Dopo quasi un trentennio, perfino Gian Lorenzo Bernini aggiunge del suo sistemando la piazza con la fontana. E’ in quel momento che Castel Gandolfo inizia ad essere la meta preferita di cardinali e prelati della curia romana nonché luogo di villeggiatura dei Papi fino al 1870. Da quell’anno il palazzo rimane inutilizzato fino al 1929, quando ne viene riconosciuta la proprietà al Vaticano. Lo Stato italiano concede alla Santa Sede anche le ville Barberini e Cybo. Subito dopo, Papa Pio IX dispone che palazzi, giardini e capolavori presenti nelle ville tornino al loro antico splendore. Anche i quattro osservatori astronomici ritornano alla Specola Vaticana, affidati ai padri gesuiti.
Considerando il rango dell’ospite principale, viene spontaneo chiedersi se il complesso abbia dei segreti. La risposta è “forse sì”. Sicuramente ci sono delle accortezze non a tutti note, a partire dalle vie di transito. Ad esempio, una serie di corridoi è in grado di garantire la sicurezza dl Papa con vie di fuga e accessi di sicurezza per la guardia pontificia.

Ma quali altri segreti cela il palazzo del Papa fuori dal Vaticano? Rimanendo in tema di passaggi segreti dovrebbe esistere un collegamento che addirittura scende fino al lago. Di questi collegamenti se ne fece uso durante la guerra mondiale, quando le peculiarità del palazzo, furono sfruttate per gli eventi legati alla storia recente italiana.

Approfittando dell’extraterritorialità, alcune famiglie di ebrei trovarono rifugio tra le mura all’indomani dell’8 settembre 1943. Dopo lo sbarco alleato ad Anzio del 22 gennaio 1944, anche gli abitanti di Castel Gandolfo, di Albano e dei paesi limitrofi, per un totale di qualche centinaio di persone, si rifugiarono nel complesso. Tra i politici ci fu anche Alcide De Gasperi, pur se per un breve periodo. Ancora testimonianze ricordano che Pio XII mise a disposizione il suo appartamento per le partorienti. Nella sua camera da letto adibita a sala parto nacquero in quel periodo circa 50 bambini.
Venendo a tempi più recenti, si ricorda ancora che Papa Giovanni XXIII si concedeva delle passeggiate uscendo dalla villa in incognito. Aveva l’abitudine di lasciare il complesso da un cancello secondario per fare giri nei dintorni. Una suora irlandese che lo ebbe in cura racconta che un giorno il Roncalli incontrò una coppia di signore che lo scambiarono per un sosia. Sicure di non essere sentite, commentarono che un Papa non poteva sicuramente essere tanto piccolo e bruttino. Il Papa buono, di indole bergamasca e dotato di una certa presenza di spirito, non sarebbe stato zitto e avrebbe risposto alle due che il conclave non era certo un concorso di bellezza. Una domenica mattina, mancava poco all’Angelus, si erano addirittura perse le sue tracce. Tutti si tranquillizzarono solo quando lo localizzarono vicino al lago di Albano e, appena un quarto d’ora prima dell’inizio della preghiera, si materializzò nel palazzo.
Paolo VI  si ritirava qui in riposo spirituale. Solo dopo una settimana riprendeva la sua naturale attività. Morì proprio a Caltel Gandolfo il 6 agosto 1978 e per tre giorni la salma rimase esposta nel paese, sino a quando un semplice carro funebre del Comune trasferì la salma a Roma.
Un altro grande camminatore era Karol Wojtyla. Usciva dal palazzo pontificio a piedi e faceva lunghe passeggiate. Pare che il Papa salutasse tutti e scherzasse con i bambini del paese, chiamandoli per nome grazie alla confidenza presa con gli anni. Durante il suo pontificato fu realizzata anche la tanto chiacchierata piscina. In realtà fu il risultato di una sponsorizzazione e, a chi lo criticava per la scelta, il Papa rispondeva scherzando che, se non si fosse tenuto in forma, un conclave per la sua successione sarebbe costato decisamente di più. Pare che l’abbia usata fino agli ultimi anni della sua vita e addirittura, mentre il suo entourage si ritirava stanco al termine delle trasferte, lui chiudeva spesso la sua giornata con una nuotata.
Anche Benedetto XVI ha lavorato molto nella quiete della villa pontificia. Non a caso si è ritirato, almeno per il momento, qui. Non manca, neppure per lui, la passeggiata quotidiana, con l’aggiunta di una pausa al pianoforte, quando nel cortile scendono con grazia Papale le note di Bach, Mozart e Beethoven, i suoi compositori preferiti.
Ora?

In Vaticano nulla si trasforma troppo velocemente e il recente terremoto non ha portato grandi scossoni fino a qui. L’aspetto più evidente è che la Guardia Svizzera non presidia più il portone, ora sorvegliato dalla gendarmeria vaticana e dai carabinieri. I pontifici con le loro uniformi colorate si sono ritirati lasciando un uomo che, dopo molti secoli, ha avuto il coraggio di fare un passo indietro per il bene comune.

Un illustre inquilino dunque c’è, ma non è più Papa.
In attesa di un nuovo pontefice, il suo predecessore aspetta con un drappello di giardinieri, fattori e manovali specializzati che conservano al meglio le ville e il parco. Un’ultima curiosità che ha qualcosa di misterioso: proprio il parco e il complesso sono riforniti da ben quattro acquedotti, perché? Il suolo vulcanico lascia scorrere così tanta acqua o c’è un qualche segreto che colli romani celano bene lontano dai corvi di Roma?


Il trono del papa si ricicla

Non è uno scherzo! Sulla  scia di bici, canoe, giocattoli e chi ne ha più ne metta, ho scoperto che perfino il trono del papa può essere in cartone. Leggero sì ma per niente fragile.

Tutto è successo a Malta dove, nella logica della sostenibilità, un’udienza pontificia si è svolta con solo pezzi di cartone riciclato. Tutti i pezzi, perfino il trono papale, erano infatti composti ripiegando fogli di imballo realizzati da una ditta specializzata italiana.
Mai cartone fu tanto santificato. E mai trono papale fu alla portata di tutti.