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Bellezza e felicità, a casaccio

Non sarà la scoperta dell’acqua calda, ma i “50 segreti di felicità quotidiana” pubblicati dall’Huff Post oggi sono un invito al trattarsi bene. Piccole attenzioni come il fare bene una doccia, scegliere percorsi alternativi, cambiare punti di osservazione, fare gentilezze a casaccio… avete un vostro, piccolo, personalissimo segreto da condividere? Ognuno può dire la propria scrivendo a now@huffingtonpost.it
Siamo in molti a pensarla allo stesso modo e a vivere con forti affinità, quella dell’uomo è, in fondo, una lunga storia e potremmo davvero scoprire che qualcuno ha capito qualcosa prima e meglio. Tanto vale approfittarne.  E’ bello viziarsi un po’, ce lo meritiamo. 



Arriva la prova costume, sei pronto?

Tranquillizzati, non parlo del tuo girovita ma della qualità del costume che quest’anno indosserai andando al mare.

Premesso che il costume migliore è la pelle e sarebbe bello poter fare a meno di involucri, ci sono due elementi da tener presente se si parla di costumi da bagno:
>possono essere realizzati con le peggiori sostanze per l’ambiente perché devono resistere alla salsedine, alle sollecitazioni meccaniche e alle temperature,
>per la ragione di cui sopra sarebbe utile non tenerli a stretto contatto col nostro corpo.

Perché il costume è così pericoloso? Ci hanno sempre fatto credere che la dannosità del costume è l’indossarlo bagnato, ma il vero danno è quello che può essere indotto da allergie e intolleranze alle materie prime con cui è confezionato. Secondo l’American Academy of Allergy, almeno il 3% della popolazione sarebbe allergico ai materiali alla base della produzione, che causerebbero irritazioni, pruriti e, nei casi peggiori, lesioni. La maggior parte dei costumi sono composti infatti da sostanze elasticizzate di origine petrolchimica il cui processo prevede l’immissione in atmosfera di ossido di nitrato, gas responsabile dell’effetto serra 310 volte più pericoloso dell’anidride carbonica. Considerate poi che le sostanze elastiche non sono biodegradabili e richiedono enormi quantità d’acqua per essere prodotte. Praticamente, ogni volta che indossiamo un costume da bagno è come se calzassimo una bomba ecologica sulla pelle.

Nota bene: per l’effetto della sudorazione sull’epidermide, le conseguenze diventano ancora più devastanti se il costume lo si indossa in sauna o bagno turco. Eppure faccio notare che, in certi centri benessere italiani, è vietato togliersi il costume e chi scrive è stato addirittura allontanato dalle terme di Pre St. Didier (Ao) perché due bigotte erano disturbate dalla mia salvietta attorno alla vita senza costume.

La soluzione potrebbe essere quella dei costumi realizzati con fibre naturali o quelli che in qualche modo certificano la provenienza controllata delle materie prime.

Una seconda soluzione, sarebbe quella di cominciare a prendere in considerazione l’idea del bagno come-mamma-ci-ha-fatti. Diffusissime all’estero, le spiagge naturiste o nudiste stanno prendendo sempre più piede.
La mia visione è ancora più personale. Alle spiagge preferisco le scogliere o i torrenti di montagna, dove spesso, con la mia compagnia, sono praticamente l’unico ospite di quel pezzo di Terra. Senza bigotte intorno mi tuffo più contento e il pianeta ringrazia.

Se un delfino ti chiamasse per nome?

I delfini si chiamano per nome, ora è anche provato. Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio sull’intelligenza e sulla capacità di questi mammiferi vada a dare un’occhiata qui. Il filmato è impressionante, sembra addirittura di intuire qualcosa di quello che dicono.
Ho provato una volta a fare il bagno con loro e garantisco che è una delle sensazioni più strane che mi sia mai capitata. Ero ad Eilat, in Israele, penso che sia un’esperienza che tutti dovrebbero provare. Ho scoperto poi dopo che esistono, nel mondo, anche viaggi organizzati specializzati in quelle che si chiamano le dolphin experience.
Ho purtroppo anche scoperto che, sembra strano ma siamo sullo stessa pianeta, qualcuno li massacra senza pietà, e non parliamo di qualche popolo in po’ barbaro costretto ad uccidere per sopravvivere. La mattanza dei delfini è purtroppo ancora in uso nella  civilissima Danimarca, il filmato è sconsigliato a chi è debole di stomaco. Sembra strano che il paese leader per i chilometri di piste ciclabili procapite e per la produzione di energia eolica scivoli sui mammiferi marini più affini all’uomo. Copenaghen sembra ignorare il problema e le voci di condanna che si levano dalla comunità internazionale.