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Dopo la Terra dei Fuochi, muore la terra dell’acqua

Per la serie “a volte ritornano”, si parla di nuovo della TamOil di Cremona. Breve riassunto delle puntate precedenti: su un’area di quasi 90 campi di calcio si lavora l’oro nero in impianti collegati tra loro da una rete colabrodo dove i tubi sono fatti anche in vecchio klinker. 



Nell’85, il comune approvò alla leggera il rinnovo delle concessioni con la sola opposizione del consigliere radicale. Con le indagini, nel tempo si scopre che non c’erano solo tubi fatiscenti. Un ex dipendente interrogato dai giudici ha spiegato che nella fogna non finiva solo il liquido di lavaggio degli impianti, ma anche il drenaggio. Tradotto se, come me, non siete cinture nere di raffinazione carburanti: il primo lavoro che fa la raffineria è di togliere l’acqua dal greggio, che essendo più leggero, sta in alto, così si apriva una valvola e l’acqua pluf! nelle fogne bella sporca di idrocarburi. 

Ora, con del sano realismo: nessuno mette in dubbio l’importanza dei posti di lavoro, o il dato di fatto che il carburante, piaccia o no, da qualche parte bisogna pur produrlo. Ma i controlli? Dove sono le istituzioni a garantire la posizione dei cittadini? Se al sud c’è la terra dei fuochi, al nord c’è evidentemente la terra dell’acqua (inquinata) che avvelena ed è pericolosamente vicina al nostro principale fiume. E temo che nessuno abbia ancora fatto una statistica delle incidenze di patologie collegate a chi abita nella zona. 

Ricordate quando Erin Brokovich metteva sul tavolo degli avvocati l’acqua delle falde avvelenate? Ecco, comincerei a servirla ai responsabili e chiedere se la darebbero ai loro figli.

Urina nel serbatoio, adittivo del futuro

Arriva dalla Sardegna un’idea che tutti possiamo avere tra le mani. Anzi in corpo. L’urina è adatta ad alimentare i motori. Nel corso di un convegno di Legambiente tenutosi ad Alghero, Franco Lisci, progettista e ricercatore con un passato alla Fiat, ha spiegato che non siamo lontani da un futuro dove la dipendenza dalla benzina sarà ridotta grazie alla pipì.

«L’urina è un’energia pulita, ricavata senza impiego di petrolchimici, biomasse, senza produrre gas e, considerate le minime dimensioni dell’impianto, senza consumo di suolo. L’energia prodotta dall’impianto a urina sarebbe adatta anche per i motori di automobili, camion e barche che potrebbero usare soltanto urina pura al posto della benzina o di altri carburanti – afferma l’imprenditore sardo – tuttavia per lo Stato italiano questo uso è illegale, mentre è consentito l’uso di additivi, così abbiamo realizzato dei trasformatori che consentono di mettere l’urina nel motore delle automobili anche parzialmente.»

I risultati sono molto incoraggianti. Il risparmio su un’auto a benzina è del 35 per cento, su un’auto a gasolio del 60, mentre sulle auto a gas arriverebbe all’80 per cento.
La sostenibilità dell’idea è accentuata dall’utilizzo di filtri a base di lana grezza, risorsa naturale e abbondante nel Medio Campidano della nostra isola maggiore.

Ora i casi sono due: o questa è l’idea del secolo e Il Signor Lisci sta per diventare una celebrità, o ce lo troveremo a breve implicato come protagonista in un caso di spionaggio dove i signori del petrolio si saranno attivati per ibernarlo a nostra insaputa da qualche parte. Noi tutti tifiamo per il nostro scienziato.