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Fumati la macchina, il “viaggio” vale doppio

Le automobili potrebbero, presto o tardi, essere composte da materie prime di origine vegetale, cannabis compresa.

Amido di mais, grano e patate possono essere ingredienti per le bioplastiche. Le carote sarebbero invece utilizzate per il volante, grazie alle loro capacità elastiche che non compromettono comunque la resistenza. In sostanza, combinate con resine speciali, le fibre vegetali aumentano la rigidità del 30%.
La utility car Kestrel utilizza addirittura tra le proprie componenti dei pannelli realizzati con la Cannabis. Una mossa di marketing per dare l’idea di un “viaggio” che vale doppio.

Le droghe naturali che produci in palestra o correndo.

Nel praticare una disciplina sportiva spesso sfugge il confine tra droga e passione. Il praticare uno sport con moderazione e buon senso é sicuramente una prova di carattere che affonda nel volersi bene. Il confine si supera quando la pratica diventa dipendenza, e con la dipendenza si induce un effetto di “ne ho bisogno come se fosse cibo, aria o una droga”. Qui entrano in campo le endorfine e il loro effetto. Intensi momenti di esercizio provocano il rilascio di endocannabinoidi (molecole paragonabili alla cannabis normalmente presenti nel cervello) e endorfine (dalla composizione simile alla morfina).

Un dibattito divulgato dal New York Times in questi giorni si domanda allora se lo sport é un espediente per allontanarsi dalle droghe insegnando una vita più regolare, o se invece le sostituisce con altre. La psicologa Monica Williams evidenzia il rischio di portarsi al limite dello sfinimento non per perseguire il benessere ma per esorcizzare i propri demoni. La domanda che mi pongo però é: di sicuro se esorcizzo i miei demoni sto bene, e non é quindi benessere? Il dibattito é aperto e spazia dal “lo sport é dipendenza ma ne vale la pena” al “il salutismo estremo é il sogno di sconfiggere l’invecchiamento in un delirio di onnipotenza”. C’é un dibattito aperto per leggere tutte le posizioni. Intanto buon allenamento.

Le canne non si fumano, si pedalano

Non scrivo di cannabis ma di bambù.

Non è la prima volta che si vede in giro, ma ora la moda dilaga e in rete iniziano a circolare forum e club che insegnano ad autocostruirla.

La bici in bambù è leggera, elastica, resistente agli urti, quasi completamente riciclabile e in certi casi perfino solidale, come dichiara la tedesca Zuri.

Un elemento in più che sicuramente scatena l’originale che è in ognuno di noi: non ce n’è una uguale all’altra, come le canne, del resto.