Viaggiare in verde, l’anima del turismo eco e sostenibile

Oggi apre quel che rimane della BIT (Borsa Italiana del Turismo). Un tempo era il punto di riferimento per chi voleva pianificare un viaggio. Oggi il potere divulgativo del web l’ha ridimensionata a una (piccola) vetrina con (qualche) idea. Grandi assenti sono Spagna, Francia, Germania, mentre in ambito italiano hanno investito altrove l’Alto Adige – Südtirol e la  Valle d’Aosta, tutte queste realtà hanno puntato su piattaforme turistiche che portano il viaggio direttamente sul device di ognuno, senza andare in nessuna fiera. 

Tra le mete che tutti oggi si premurano di proporre, e la BIT non fa eccezione, si “sparla” di ecosostenibilità e turismo verde, a volte anche cercando di spacciare per verdi degli ecomostri o villaggi in plastica che poi lavano le lenzuola con tensioattivi da brivido e scaricano in mare tutto, liquami compresi, senza nessun impianto depurante.
Mettiamo allora qualche paletto per capire se vogliamo davvero viaggiare eco o se chi ci sta vendendo un ecopacchetto turistico non ci stia invece tirando un pacco e basta. Si può definire ecosostenibile una forma di viaggio in cui prevalgono rispetto e favore verso la scoperta dell’ambiente, sia da parte di chi ospita, sia da parte del visitatore. Si definisce anche turismo consapevole ed è particolarmente apprezzato da chi privilegia la dimensioni di scoperta vicine al paesaggio e all’attività fisica, dove per questo non significa sudate infinite o fatica insopportabile ma solo magari camminate tranquille e abbandono alla sensorialità del viaggio (il profumo del bosco, il gusto del cibo, la mano che tocca la pietra di un muro antico, il suono del vento tra gli alberi).  Le statistiche dicono che chi sceglie di muoversi con un occhio all’impatto ambientale possiede un livello scolare medio – alto ma non necessariamente un budget più elevato degli altri per le vacanze. Il denominatore comune tra i viaggiatori verdi è l’accettazione di un ritmo più lento rispetto alla norma, viaggiare è già scoprire solo per il fatto di muoversi. Il treno è allora meglio dell’aereo, la bici dell’auto e così via. Il turismo sostenibile, inoltre, costituisce una grande opportunità di sviluppo economico per aree in cui i piccoli numeri non giustificano grandi investimenti, privilegiando spesso piccoli e medi comuni che rischierebbero di spopolarsi. Non dimentichiamo che nei paesini il turista tende poi ad essere considerato come un ospite e non come un cliente.
Qualche idea per sfogare l’anima verde delle vacanze?
Per essere davvero ecosostenibili bisognerebbe avvicinarsi alle destinazioni con mezzi adeguati, a basso impatto ambientale come bici o mezzi pubblici. Spesso i depliant omettono questo particolare facendo poi viaggiare gente in modo inequivocabilmente poco green. In Italia diventa davvero impegnativo muoversi per una orografia non facile: da questo punto di vista vorremmo essere tutti svizzeri o dell’Alto Adige, le uniche aree di una certa estensione dove una rete integrata di trasporti è stata messa a sistema.
Dando per scontato che si fa sempre del proprio meglio e pragmaticamente ammesso che in 4 giorni di vacanza non se ne possono trascorrere 2 in viaggio perché il sistema pubblico dei trasporti spesso fa acqua, ecco qualche idea per soggiorni a basso impatto ambientale.
Nel Belpaese si può far riferimento qui, il sito è completo come offerta e ha un sistema di booking proprio. Tra le regioni, il Piemonte è ben organizzato con una propria certificazione di borghi sostenibili.
Nell’arco alpino un criterio di scelta può essere quello delle Perle Alpine, sono località consorziate tra loro per promuovere il turismo privilegiando criteri di sostenibilità. Una rete di trasporti locali organizzati direttamente dalle amministrazioni curano il collegamento con le vicine stazioni ferroviarie e forniscono mezzi per muoversi poi in loco mettendo a disposizione bici (con pedalata assistita) e taxi elettrici.
Chi cerca il viaggio dall’altra parte del mondo, invece, può dare un’occhiata alla selezione delle 50 destinazioni di National Geographic, in quanto ad autorevolezza non hanno eguali, anche se sono influenzati da una logica di viaggio americana che non si preoccupa di arrivare sul posto con un elicottero privato anziché preferire una piroga o un sudatissimo autobus.

Memoria di voto, un’isola d’Elba per i candidati premier

Nel nostro paese ci giochiamo ogni anno 500 chilometri quadrati di suolo. Come dire che in dodici mesi  copriamo di cemento o compromettiamo due isole d’Elba (dati diffusi da Legambiente). Troppo.

Il prossimo voto potrebbe cambiare qualcosa?
Proviamo a fare un’analisi delle dichiarazioni dei candidati in tema di ambiente, in particolare proviamo a ricavare risposte dai programmi dichiarati in conferenza stampa e ai giornali (Fonti: La Repubblica, Corriere della Sera,  ll Sole 24 Ore, Il Fatto Quotidiano) e confrontarlo con quanto avvenuto nelle realtà dove i candidati (o i loro movimenti) hanno governato.
In particolare la domanda che ho in testa è:
“Egregio candidato, se fosse eletto premier, che iniziative intraprenderebbe per preservare e valorizzare il valore del nostro patrimonio paesaggistico e storico-culturale?”.
Prendetelo davvero come un esercizio di un piccolo blogger per capirci qualcosa, ma le risposte sono più o meno queste:
Monti
Monti non inserisce l’ambiente nelle priorità pur sostenendo l’importanza della Green Economy dal punto di vista del risparmio energetico e dell’efficienza, con il contenimento delle emissioni, l’impiego dei materiali riciclabili e tecnologie intelligenti. Da apprezzare la candidatura di Ilaria Borletti Buitoni, già stimata presidente del F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano). Sono competenti e precise  le sue dichiarazioni: servono nuove regole per la tutela del paesaggio e del territorio, più risorse per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali e naturalistici, incentivi per le attività culturali. Per tutelare il paesaggio e il territorio servono in particolare l’inasprimento delle misure contro l’abusivismo, l’uniformazione dei tempi dati all’Amministrazione per esaminare i progetti degli interventi proposti e mantenerne l’efficacia vincolante delle pronunce, la formulazione di una strategia nazionale da condividere con le associazioni ambientaliste contro il dissesto idrogeologico, la ripresa del decreto voluto dal Ministro Mario Catania e già condiviso con la Conferenza delle Regioni in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo di suolo agricolo, decaduto con la fine del Governo Monti.
Per conservare e valorizzare i beni culturali e naturalistici la Borletti Buitoni chiede ”finanziamenti immediati”. Come? Facendo tornare al Ministreo dei Beni Culturali gli introiti dei musei e siti archeologici; valorizzando il terzo settore; elevando i limiti di deducibilita’ per le donazioni; riducendo l’IVA per le attivita’ istituzionali del Ministero, di Fondazioni, Enti, Associazioni e privati che operano per il patrimonio culturale e per il settore dello spettacolo.
Belle parole e stima per la Borletti Buitoni, a cui però ricordiamo che il ministro montiano Passera ha favorito nel suo governo le opere volte alle trivellazioni e alle centrali a carbone. Probabilmente ci sarà parecchio da combattere all’interno di un eventuale monti Bis.
Ingroia
Si dichiara contro le grandi opere, tra cui l’alta velocità, e dalla parte della green economy, per una lotta senza quartiere contro le ecomafie, per l’introduzione dei reati contro l’ambiente. Dichiara di voler fare una rivoluzione pacifica, a favore di un ingente piano pluriennale di investimento sulla manutenzione e tutela del patrimonio. Insiste per l’intervento su beni culturali e ambientali, ponendole tra le priorità, prevedendo incentivi e facilitazioni fiscali  per i privati che vogliono intervenire sui beni culturali.
Ingroia non ha mai governato.
Bersani
Quando parla di Economia Verde (in un suo comunicato è scritto in maiuscolo) si riferisce a investimenti a ritorno lievemente differito. Continuando nell’analisi delle sue dichiarazioni, sebbene ritiene che il ritorno economico sia certo è sempre necessario un piede di partenza in grado di far muovere il meccanismo con un altro giro. Nel contesto europeo, attualmente il concetto di investimento coincide con quello di debito e non viene riconosciuto differentemente nel calcolo dei conti pubblici. Ma se andiamo avanti pensando alla crisi in questo modo non se ne viene fuori. Avvitamento, recessione e instabilità portano solo alla rottura di ogni meccanismo di ripresa.
I due gemelli che litigano, l’economia e l’ambiente sono destinati a fare la pace a livello planetario. La prospettiva strategica mondiale non può prescindere dal trasformare la storica rottura in una dialettica di sintesi. Ovviamente questo dialogo non è semplice. Un partito di governo deve impegnarsi sugli equilibri per evitare gli eventuali contraccolpi e arretramenti. Esistono contraddizioni serie a cui non si possono ancora contrapporre tutte le risposte. Le rinnovabili, l’acqua, il ciclo dei rifiuti sono esempi che meritano risposte equilibrate per evitare lo scontro economico e ambientale. Serve governare bene queste cose e sollecitare anche risposte industriali. Si può dire la stessa cosa per l’agricoltura, la qualità italiana del made in Italy e della trasformazione delle materie. Bersani parla di  inasprire le pene per i reati ambientali e parla di messa in sicurezza del territorio, ma senza entrare nel merito delle varie questioni.
L’anima di  Vendola, con SEL, insiste per inaugurare una “economia ecologica” che salvaguardi i beni comuni, tra cui acqua e aria, e riduca gli sprechi. Inoltre vuol introdurre un nuovo PIL che tenga conto anche della valorizzazione dell’ambiente. Tra i punti c’è lo stop alla cementificazione, il recupero idrogeologico, le bonifiche, gli incentivi per il riciclo, la riduzione delle emissioni e gli investimenti nelle rinnovabili.
Dove il PD governa, effettivamente c’è una certa attenzione ai temi, anche se, la Puglia con Taranto ne è un esempio, temi come l’occupazione richiedono poi dei compromessi.
Berlusconi
Il condono promesso non è promettente, e mi scuso per il gioco di parole, ma andiamo nel dettaglio. La parola nucleare è scomparsa da tutti i programmi, si parla di rinnovabili, di sostenere la green economy, di riassetto idrogeologico del Paese, di raccolta differenziata, politiche di riduzione dei rifiuti e valorizzazione dei parchi e aree protette. Una bella svolta rispetto al passato. Nelle regioni dove il centro destra impera (Piemonte, Lombardia e Veneto su tutte) si alternano senza soluzioni di continuità tentativi di diffondere le villettopoli o le aree commerciali a esempi di buona amministrazione ambientale.
Ai suoi alleati della Lega va dato atto di una certa attenzione alla salvaguardia del territorio, con il neo della spinta sulle scelte di sviluppo aeroportuale.
Grillo
Il MoVimento 5 Stelle mette l’energia rinnovabile come secondo punto del programma. Questa è già una dichiarazione di intenti. Tra gli obiettivi c’è un uso più intelligente delle risorse anche fossili, politiche di risparmio energetico, impianti di co-generazione, riduzione delle emissioni, incentivi ai biocombustibili ed altre politiche per l’auto-produzione energetica. Dal punto di vista dei trasporti invece l’obiettivo è favorire le biciclette ed i mezzi pubblici, ma anche il car sharing e car pooling.
Il MoVimento, nonostante il successo dell’ultima tornata elettorale, non governa da abbastanza tempo per poter esprimere una valutazione sull’opera svolta dai suoi amministratori.
Giannino
Pone due domande molto chiare partendo da una premessa: non esistono pasti gratis. A parità di altri elementi, se si vuole ridurre l’impatto ambientale della produzione e del consumo energetico bisogna essere disposti a pagarne il costo. Di conseguenza, le domanda da porsi sono:
1) quali sono gli strumenti che consentono di raggiungere determinati obiettivi ambientali al minimo costo?
2) data l’adozione di questi strumenti, con quali strumenti i settori energetici possono essere organizzati per garantire che i prezzi di mercato non incorporeranno delle rendite?
Giannino ritiene che le politiche energetico-ambientali vadano armonizzate evitando il proliferare di strumenti. In particolare, la sostituzione di un meccanismo di incentivazione discrezionale e confusa con la via più ragionevole per favorire gli investimenti, di volta in volta, nelle tecnologie che appaiono più convenienti localmente. E’ essenziale che la scelta tecnologica sia decentralizzata e lasciata al mercato, non centralizzata e nelle mani dei politici.
Come Ingroia, Giannino e i suoi sono new entry.
Buon voto, cappuccetti verdi, e attenzione ai lupi col SUV travestiti da nonnine tutte bici e fiori.

Risveglio da orsi – Bears Awakening

Cosa succede al termine delle grandi nevicate? Lo racconta, assieme ad altri eventi ciclici per la natura del nostro pianeta, la collana della BBC commentata da David Attenborough. Le immagini clamorose di Planet Earth compiono 5 anni ma rimangono di una bellezza che difficilmente non tocca il cuore.
Purtroppo, o per fortuna, ogni scena ci ricorda anche che serve non abbassare la guardia. Il nostro dovere ci impone di collegare ogni immagine al rischio di non poterne più godere in futuro. In tema di orsi, come quelli polari del filmato, il ritiro dei ghiacci dovuto al surriscaldamento del pianeta rappresenta una minaccia.
Paradossalmente, lo stesso ritiro dei ghiacci, dovuto però questa volta alla combinazione naturale tra maree e correnti, ha liberato l’incauto branco di balene rimaste bloccate in Canada. Come dire: il sistema di Gaia si autoregola nonostante i tentativi dell’uomo di compromettere gli equilibri.

La domanda che spesso mi faccio è fino a quando l’autoequilibrio ci permetterà di continuare poi a fare i nostri comodi? Provate a leggere qui.

Ce l’ho, manca, 2000 cucce a colpi di figurine

Lo ammetto le credevo quasi estinte, relegate a terrificanti mostri giapponesi, accantonate nelle scatole delle edicole a fare polvere, ma non è così. Le figurine con gli album esistono ancora e a questo punto, nell’era della playstation, il loro successo vale doppio. Credo siano tranquillamente marcabili come evergreen e spero che siano anche il modo per affezionare i piccoli alle collezioni e al commercio istintivo, come fecero con la mia generazione. Alzino la mano quelli degli anni 60 e 70 che non hanno imparato a collezionare, scambiare, trattare con il mazzo in mano al grido di “ce l’ho, manca”. Non solo: oggi le figurine fanno anche bene, almeno stando a quanto leggo in un  comunicato congiunto tra l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) e l’editore Pizzardi. Parte del ricavato di album “Gli amici cucciolotti” e delle relative bustine  sarà devoluta per l’acquisto di cucce per amici quadrupedi. Ben vengano quindi le figurine, magari capaci anche di educare un po’ al rispetto degli animali, più di tanti giochi che invogliano a distruggere anziché a proteggere.

Il bacio di un paese in guerra

Il senso del bello nella guerra. O la voglia di portare un segno di pace in una terra martoriata. Qualunque fosse il suo intento, l’artista siriano Tammam Azzam é riuscito a lasciare il suo segno nel contesto urbano della capitale siriana ormai allo sfascio. Mi sarebbe piaciuto assistere alla lavorazione, magari con una telecamera puntata su di lui, microfonato per ascoltare i suoi pensieri a voce alta mentre le sue mani dipingevano “il bacio” di Klimt cercando la superficie tra i colpi dei proiettili, le sue orecchie ferite dagli spari in giro per le strade. Mi sarebbe piaciuto anche filmare la gente che passando vedeva il lavoro nascere. Cosa avranno pensato? Che commenti avrá generato? Soprattutto, che faccia avranno fatto nel veder cambiare il paesaggio solo dandogli colore e forma diversi dalla nuda realtá di una parete falciata dalle raffiche?
Il ragazzo, nato nel 1980, non é nuovo ad azioni stravaganti come quella di associare arte e rovina nella martoriata Damasco, sua cittá natale. Trovate qualche altra opera qui. Quando l’arte riesce a far dimenticare la guerra… o diffondere ancor di più la sua ferocia con una forza perfino più potente dell’eco delle armi

L’eroe cinese che passa da Bologna

Yunnan, in cinese significa “a sud delle nuvole”. Yunnan è il nome della provincia dell’impero industriale dagli occhi a mandorla ai confini col Tibet (scopri qui la posizione) che conta un numero di abitanti vicino ai 46 milioni, più o meno come la Spagna e solo 14 in meno dell’Italia.
Questa provincia, che ha un ambiente naturale di pregio (vedilo qui), è anche un colosso produttivo con una elevata sensibilità alla protezione dell’ambiente, contrariamente al governo centrale di Pechino che invece continua a non essere tra i sottoscrittori del trattato di protezione ambientale di Kyoto2 ( insieme agli Stati Uniti).
Dal 1996 ad oggi nello Yunnan sono stati accertati 75000 casi di violazione delle leggi ambientali, a seguito delle quali è stata imposta la chiusura di 15 aziende. I cinesi saranno a loro modo un po’ copioni nella gestione aggressiva del marketing, ma almeno non scherzano con le sanzioni. “Se trasgredisci e sei recidivo chiudi!”, semplice, no?
La notizia che tocca l’Italia è che il governo dello  Yunnan ha commissionato alla Università di Bologna l’istruzione di due tribunali specializzati nelle controversie civili e penali in tematica di protezione dell’ambiente. Lo staff che si occupa del progetto per le due corti lavora in collaborazione con Wang Canfa, docente di diritto ambientale all’università di Pechino e definito dalla rivista Time un eroe della difesa ambientale (è famoso una sua caricatura che lo ritrae mentre spegne una ciminiera).

In tutto questo, il nostro ministro dell’ambiente uscente, Corrado Clini, ha deciso nel frattempo di donare all’ambasciatore cinese un’auto elettrica (il regalino risale a novembre), come dire che il topolino Italia (PIL 2,2 miliardi), sottoscrittore di Kyoto,  prova ad addolcire l’elefante cinese (PIL 7,2 miliardi) con una automobilina, pur elettrica ma pur sempre un’automobilina. A Milano si dice che è la piccola chiesetta che fa la carità al duomo, ma per l’ambiente si fa anche questo.

La bomba e l’imprevedibile senso dell’umorismo iraniano

L’iran, paese modello per i diritti civili negati a donne (vedi qui), gay (qui) e a chiunque non la pensi come un ayatollah fermo al medioevo, si preoccupa invece di far sapere (leggere “dar da bere”) al mondo che la scimmietta sparata nello spazio su un suo vettore nostrano è tornata sana e salva, fornendo foto del prima e del dopo il lancio. Evidentemente credono che abbiamo tutti problemi di vista o forse loro non sanno distinguere un primate da un altro, come dimostrano le immagini fornite a conferma dell’esperimento riuscito, ma solo secondo loro (trova le differenze qui).
La storia purtroppo dei lanci nello spazio di vettori con animali è nota (scoprila qui) e se hanno avuto le loro difficoltà russi e americani, sembra davvero strano che ci riescano questi che si preoccupano più di potenziare la “polizia morale” antigay e antidonne che non l’apertura ai costumi contemporanei.

La tristezza della costrizione, ogni costrizione, si commenta da sola.
Se proprio avranno prima o poi la bomba che pare stiano realizzando ( con una gittata in grado di raggiungere Parigi), c’è solo da augurare che abbiano lo stesso successo ottenuto con la povera scimmietta la cui fine ci è facile immaginare.

Audi, tiene la strada ma scivola sulla pubblicità

Italia Land of Quattro, ma anche Russia e tutti gli altri paesi coinvolti nella nuova campagna Audi che imperversa sul web e sulla carta stampata con immagini di ottima qualità, musica all’altezza dei paesaggi, una voce suadente anche se su un testo completamente scollegato dove mare e montagna, città e paesi si invertono nella corrispondenza voce-video.
Ma la scivolata non è questa: nel bel layout destinato alla carta stampata (quotidiani e magazine) ammiriamo il veicolo impegnato in una strada che però suscita un po’ di fastidio. Se le immagini dello spot video intervallano spezzoni di strade alpine e del garda bresciano invogliando alla guida, il paginone della carta stampata ha come sfondo il Sasso Lungo e il Sasso Piatto dall’angolazione dell’Alpe di Siusi.

Dov’è la scivolata? L’altopiano a pascolo più esteso d’europa è un paradiso per escursionisti, biker, sciatori o semplicemente per chi vuole svaccarsi su un prato a godersi il silenzio delle montagne più belle del mondo. Soprattutto, l’Alpe di Siusi è RIGOROSAMENTE bandita al traffico veicolare privato, potendo accedervi solo in bus o funivia. Possibile che nessun creativo della campagna sia stato sfiorato dal dubbio che non è bello, nel 2013, neanche in fotomontaggio, mostrare il pilota di turno che sgomma in un’area protetta?

La farfalla del Trentino è malata?

Leggo sull’Huffingtonpost una bella intervista di Cinzia Ficco che pare sfatare un mito: il Trentino non è pulito come sembra.

La premessa è in un book trailer.

Chiarendo subito che il Trentino-Alto Adige è quasi una invenzione scolastica che invece è composta da due ben distinte amministrazioni (Trento e Bolzano) e stiamo parlando solo della prima, un libro dei trentini Andrea Tomasi e Jacopo Valenti descrive  in 185 pagine  un territorio macchiato da rifiuti tossici, controllori non controllanti, rischi per ambiente e salute. L’inchiesta parte da Trento, con l’impegno della PM Alessandra Liverani e della Vice Questore Maria Principe schierate sul campo delle indagini.

Il titolo è “La farfalla avvelenata- Il Trentino che non ti aspetti”, lo trovate qui. La farfalla, il simbolo turistico del territorio provinciale la cui sagoma perimetrale è simile all’elegante abitante dei prati in primavera, è davvero malata?

Avendo ben presente il territorio  tra le Dolomiti di Brenta e il Sella (lo amo, è bellissimo, godetevelo in questo spot nazionalee in questo internazionale con Bode Miller), mi domando non senza preoccupazione cosa c’è di vero. Il Trentino è un punto di riferimento per gli appassionati di montagna e se succede qualcosa lì significa che siamo davvero messi male.  Andiamo a vedere punto per punto quanto elencato nel libro inchiesta.
Scorie nel torrente? Vero. Leggi qui.
Discariche di rifiuti tossici? Vero. Leggi qui.
Ordinanza per non consumare acqua? Vero, anche se pur limitata a due casi sporadici. Leggi qui.
Insomma cosa succede al Trentino che ho in testa? Nulla di diverso da quello che succede (purtroppo) nel resto dell’Italia, se non che il senso civico e la diffusione della notizia, grazie a due autori coraggiosi, sta sensibilizzando un territorio che, sono sicuro, farà del proprio meglio per correggere il tiro. 
Si spera il più presto possibile.
Postilla: questo non è un invito a non andare in Trentino. Anzi! E’ esattamente perché voglio continuare ad andare sulle montagne che amo che spero sia fatta la dovuta chiarezza e sia risolto il problema.