Un cancro per baciare meglio

Ricevo e rimbalzo dopo una verifica della fonte, che sembra autorevole.
Nel dubbio meglio che ognuna (o ognuno, se ne usa) prenda qualche precauzione.
Pubblicato da Dr. Claudia Pirisi, Oncologo.
UOMINI:
Non dimenticate di passare questo messaggio alle vostre mogli, fidanzate, amiche, colleghe o amici che ne fanno uso.
Segue traduzione dal testo in inglese-americano:
Dr. Elizabeth Ayoub, medico biomolecolare ha diramato un avviso per rossetti contenenti piombo, che è una sostanza cancerogena.
Recentemente il marchio ‘Terra Rossa’ ha diminuito i prezzi di R $ 67.00 a R $ 9,90!
Perché? Perché conteneva piombo.
I marchi che contengono piombo sono:
MARY KAY
CLINIQUE
ESTÉE LAUDER
SHISEIDO
TERRA ROSSA (Lip Gloss)
CHANEL (Lip Conditioner)
MARK AMERICA
MOTIVI
ROSSETTO
A V O N
Maggiore è il contenuto di piombo, maggiore è il rischio di provocare il cancro. Dopo aver fatto un test su rossetti, le labbra hanno presentato il livelo massimo di piombo sul prodotto AVON. I rossetti che presentano queste caratteristiche nocive sono quelli “persistenti”. Se il vostro rossetto è persistente, è dovuto ad alti livelli di piombo.
Fate questa prova:
1. Mettete un poco di rossetto sulla mano;
2. Passate un anello d’oro su questo rossetto;
3. Se il colore del rossetto tende al nero, contiene piombo.
Si prega di inviare queste informazioni a tutti i vostri amici.
La fonte cita l’elenco dei rossetti a rischio, e non sono pochi: http://ilmondodivicky.blogspot.it/2012/02/i-400-rossetti-che-contengono-piombo.html?m=1

Non sventolare il sesso nel bosco

Problemi a mostrare il sesso nel bosco quando scappa proprio e non ce la si fa più a tenerla? Forse qualcuno potrebbe considerarla un’esagerazione, ma, per preservare l’equilibrio di un bosco nel Parco Naturale Tre Cime, l’amministrazione dell’area naturale ha realizzato una piattaforma ecologica destinata agli escrementi umani. La struttura, appoggiata su un poco ecologico basamento in cemento, ha peró un gradevole aspetto legnoso per offrire ai fruitori del sentiero della Val Fiscalina la possibilitá di fare i bisognini in un luogo dove effettivamente manca un bar o un punto di appoggio. Dunque nessun bisogno di calarsi le braghe all’aria aperta…

Carpooling sugli sci

Un’altra idea per sciare rispettando un po’ l’ambiente e risparmiare. Gli impianti della Ski Area Val Chiavenna, Madesimo e Campodolcino, rimborsano una parte dello skipass a chi dimostra di aver riempito una macchina per andare a sciare (http://www.skiareavalchiavenna.it/ecoskipass.php?l=it&act=1&m=0). Una proposta a cavallo tra la trovata commerciale e l’ecologico che però non può non essere apprezzata, su entrambi i fronti.
Il poolcar non è una trovata nuova. Ci sono vari modi per dividere le spese dell’auto aumentando i passeggeri: andando tra Milano e Roma, ad esempio (http://www.studentibicocca.it/forum/topics/29584), o per andare al lavoro tutti i giorni. In parlamento hanno anche pensato a una bozza di decreto (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/11/05/meno-di-tre-passeggeri-automobile-resta.html). Nell’attesa di vedere sempre meno automobilisti solitari incolonnati in macchina, l’ambiente ringrazia.

Sulla neve, porta gli sci, non lo stress, pensando anche a Brad Pitt

Sciare avvicinando le piste con i mezzi pubblici si puó.
In un’Italia che non fa scuola per la rete dei trasporti alternativi all’auto, l’isola felice si chiama Alto Adige – SüdTirol. La linea ferroviaria della Val Pusteria sfiora i comprensori sciistici (a Plan Corones la distanza tra binari e ski-lift é di poche decine di metri, http://www.plandecorones.com/it/live/news/treno-dello-sci/) e si raccorda con gli ski-bus. Una rete di mezzi pubblici collega in modo efficiente paesini e stazioni con una card che dalle 6 euro in su permette permette per 1/3/7 giorni ogni interscambio treno-bus dal capoluogo Bolzano fino alla frazioncina sperduta nelle valli (http://www.mobilcard.info/it/mobilcard.asp). A Bressanone le coincidenze da Milano e Roma via Verona sono frequenti. Peccato che le distanze non permettano lo spostamento in giornata. L’idea peró di muoversi senza macchina sembra calzare su un weekend senza stress o qualche giorno di isolamento ovattato, magari nel paradiso innevato della Val Fiscalina (http://www.altoadige-suedtirol.it/infoturismo/bambini/val_fiscalina.php).
L’albergo Dolomitenhof non ha nessuna certificazione eco ma elementi che ci piacciono molto come la cucina a chilometro zero, l’uso dell’acqua delle sue sorgenti (meno bottiglie in giro), il riscaldamento a biomassa con gli scarti del bosco, un attento riciclaggio dei rifiuti, la posizione sulle piste e i titolari che incentivano l’uso dello ski-bus (http://www.dolomitenhof.com/it/dolomitenhof/benvenuti.html). Nel fienile appena oltre il torrente ha soggiornato per qualche mese Heinrich Harrer, alpinista e spirito indomito delle grandi montagne, autore di “Sette anni in tibet”, la cui storia è stata portata sugli schermi da Brad Pitt nel film di Jean Jaques Annoud (http://trovacinema.repubblica.it/film/sette-anni-in-tibet/118472).

Un diamante in pattumiera, sicuro di non averlo buttato tu?


Indossereste mai qualcosa che era un rifiuto ma, grazie alla vita nuova del riciclo, ha preso nuova vita? 

Lo storico marchio Patagonia ci ha abituato ai pile ottenuti dalla bottiglie in pet, altri lo hanno fatto con le suole delle scarpe fatte coi vecchi pneumatici o con borse cucite da teloni di camion usati, ma avreste mai pensato ai monili?

Scarpe con suole ricavate da pneumatici

Sì: vecchi oggetti e nuovi scarti da usare alla stregua dei gioielli. Non avranno la brillantezza dei diamanti, ma pare che quanto avanza dal processo di incenerimento dei rifiuti sia davvero allettante, almeno da quel che sembra in foto. Basta un po’ di gusto e una discreta dose di fantasia per ottenere dagli oggetti un uso inaspettato.

Borse da teloni di camion

Quel che vedete in foto sono le creazioni di un amico di vecchia data e buon gusto che si è lanciato nell’ottenere coloratissimi anelli dai cucchiaini in plastica dei gelati estivi. Poi c’è anche chi l’ha scelto per professione e, in barba alla crisi, si è perfino inventato un catalogo

Il cassonetto del tesoro

Non sempre, insomma, le idee della creatività da indossare arrivano da candidi laboratori o profumati atelier. Per chi osa e non ha paura di essere originale, indossare l’ecologia è anche un modo per scegliere la soddisfazione di muoversi con qualcosa di valorizzato che dà nuova vita a qualcosa che prima era solo destinato alle fine. Sa di magico, no?

Tarzan e la casa nella prateria: gli ecolodges

Cos’è un ecolodge? Una struttura turistica dove la bellezza del luogo si combina con un’attenzione marcata all’impatto ambientale della gestione in termini di rispetto del paesaggio, risorse assorbite, efficienza degli impianti. Solo 10 anni fa gli ecolodges che potevano meritarsi il titolo erano pochi, pochissimi. Oggi la crescente sensibilità e la disponibilità degli ospiti a cercare strutture di questo tipo ha sensibilizzato tour operator e imprenditori a investire.
National Geographic ha disegnato una mappa interattiva di quelli sparsi in giro per il mondo, la trovate qui:  http://adventure.nationalgeographic.com/2008/11/ecotourism/world-map-interactive .
Alcune aziende si sono addirittura specializzate nella costruzione e fornitura di moduli indipendenti per impianti e produzione di energia, realizzati con legno proveniente da foreste sostenibili, il sogno per chi ha un terreno e desidera avere nel bosco la sua casetta, http://www.blueforest.com/hotel-leisure/ecoperch/ecoperch#.UPSWKKH-cf0 . Personalmente sarei curiosissimo di provare a dormire nei bozzoli appesi agli alberi (li vedete qui: http://inhabitat.com/cocoon-tree-is-a-lightweight-easy-to-assemble-treehouse-for-sustainable-living/cocoon-tree-berni-du-payrat-1/?extend=1 ). Stanno diffondendosi e immagino che queste strutture possono ridurre al minimo l’impatto del soggiornare in una foresta, a partire dal fatto che non necessitano di un grammo di cemento, garantendo peraltro la sensazione di dormire cullati solo dal vento e di sentirsi anche un po’ Tarzan. Il dubbio che mi viene è: “se nel cuore della notte mi scappa, come posso essere sicuro che la vescica ricordi al cervello che ho dormito a 10 metri da terra?”.

Come nel campo dei prodotti targati bio bisogna prestare attenzione alle iniziative farlocche che spacciano per ecologici dei monoliti in cemento che invece sono un attentato al paesaggio. Non basta avere i pannelli solari sul tetto (che, per carità, sono già un segno di sensibilità), per classificare una struttura alberghiera  come ecologica. C’è qualche rivista che ogni tanto propone la classifica degli ecoalberghi più cool: attenti al campo minato, se poco dopo c’è la pubblicità di uno di questi è abbastanza probabile che qualcuno non la racconta giusta. Si tratta sicuramente di un buon albergo (ve ne accorgete dopo la prima notte), ma non è detto che sia ecologico.

Nel settore alberghiero in Italia il punto di riferimento è l’Alto Adige – Südtirol. Qui non solo costruiscono certe strutture  con materiali naturali e nel pieno rispetto dell’area che le incornicia, ma le fanno funzionare con una maniacale attenzione per dettagli come l’efficenza energetica, il riscaldamento a biomassa, il riciclaggio delle acque,  fino alle specialità del ristorante con pietanze a chilometro zero.
Solo per citare in rete esempi per tutte le tasche: il Vigilius Mountain Resort è sulla cima di una montagna e si perde in un bosco di larici (http://www.vigilius.it/it/il-vigilius/12-0.html), nel fondovalle c’è il bio hotel Theiners, addirittura certificato col titolo di CasaClima   (http://www.theinersgarten.it/it/bio-hotel-alto-adige.htm). Qualche spunto si trova anche in altri bio hotel in zona: il marchio vitalpina garantisce attenzioni ai vertici europei (http://www.vitalpina.info/it/biohotel/201-14464.html).
Anche nel termalismo si sta muovendo qualcosa: Leukerbad, nel canton Vallese della Svizzera (http://www.leukerbad.ch/it/welcome.cfm), è un’affermata stazione sciistica e la principale struttura termale delle Alpi. Non ha eco hotel e maneggia numeri decisamente più grandi di quelli delle strutture citate sopra, però  se cercate terme ecologiche, loro sono riusciti a integrarle col recupero geotermico che converte la temperature dell’acqua in energia. Con qualche milione di litri d’acqua al giorno il risultato è garantito, così scopri che l’acqua fa bene sia a te che all’ambiente.

Uomini che fanno scintille

Sembra un paradosso, ma oggi si può produrre energia solo per il fatto di esistere. Se  ci pensiamo bene, noi siamo energia: ogni passo, ogni gesto, ogni pensiero, perfino ogni respiro è la sintesi di una trasformazione di carburante-cibo in energia-attività. Perché non sfruttare questa energia cercando di carpire anche da qui forza motrice a tutto vantaggio del risparmio di altri combustibili? Una stazione francese usa i corpi umani in transito come centrali di microenergia, la notizia è qui: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/01/09/energia-dal-corpo-umano-la-folla-lungo.html?ref=search .
A questo punto, pensiamo cosa potrebbe accadere se tutto questo potesse essere moltiplicato per le altre stazioni, luoghi di aggregazione, transito. E a proposito di transito, se perfino le auto potessero concorrere alla produzione solo sfruttando, ad esempio, il rotolamento sull’asfalto? Anche qui qualcuno ci sta lavorando: http://pinobruno.globalist.it/2008/11/asfalto-intelligente-per-produrre-energia-con-il-traffico/ .
E se ogni strada diventasse un grande pannello solare? Avete mai toccato con mano la temperatura dell’asfalto in certe giornate? Quel che si potrebbe fare è qui: http://www.verde-oro.it/pagina.php?id=471&id2=7 .
Chiaramente, tutto questo va ponderato sull’analisi costi-benefici: solo la ricerca può aiutarci ad abbassare i valori della prima colonna a tutto favore della seconda. Di certo ci sono le perplessità che ci obbligano a riflettere quando pretendono di farci credere che l’elettrico e l’energia pulita sono a un passo. Se davvero lo fossero le avremmo già applicate: forse non siamo così vicini o forse qualcuno non vuole che ci si muova ora verso il green. Saranno i petrolieri o i potentati a loro collegati? Per le mie limitate conoscenze non vedo altra risposta ma sono aperto a qualsiasi indicazione autorevole.

No alla pena di morte, ma una sana tortura…

In fondo ero pacifista, almeno lo sono stato finché non ho iniziato ad assimilare la storia, che non é lineare ma ciclica. La lezione che ne ho tratto é che l’uomo ripete i suoi errori e le sue crudeltá, a scopo di lucro o gratuite.

Il lucro. Succede lontano quando i bracconieri sterminano un branco con due cuccioli in Kenya (la notizia é qui: http://www.lettera43.it/ambiente/kenya-la-strage-record-di-elefanti_4367579269.htm ).
Il gratuito. Succede anche nella civile Italia. Cani annegati nei barili di catrame ( http://www.youtopic.it/notizie_online/un_cane_muore_intrappolato_in_un_barile_pieno_di_catrame!_1266.aspx ) o seviziati e poi lasciati agonizzare, come é appena successo a Ragusa (i dettagli hanno del macabro e come spesso capita la realtá supera la finzione http://www.geapress.org/m/ragusa-il-cane-di-fango-fotogallery/38228 ).

Poi c’è un altro capitolo ancora, perfino più agghiacciante: la compravendita delle vite. Se vi offrissero del corno di rinoceronte sappiate che vale circa 100 Euro al grammo e un corno intero può arrivare ai dieci chili, ponendo la sostanza (ritenuta afrodisiaca) a livelli di rendita superiori all’oro e ala cocaina, praticamente un invito al contrabbando ( http://www.corriere.it/animali/12_agosto_23/bracconaggio-rinoceronti-sudafrica_4d62aada-ed4f-11e1-89a9-06b6db5cd36c.shtml ) . Ora: pare, ma la fonte non è confermata, che nell’ottica di una “pianificazione degli esemplari” siano state concesse da parte del governo sudafricano delle licenze di uccidere, ma i rinoceronti, non i bracconieri. I casi sono due: a Pretoria o sono impazziti o qualcuno ha le mani in pasta.

Ero davvero un pacifista. Lo giuro. Ora invece mi domando se alle crudeltá non serva opporre almeno lo spauracchio di pari crudeltá: chi ha perpetrato sofferenza sarebbe diverso dopo aver provato sulla sua pelle gli effetti provocati?
Non dico amare gli esseri viventi, ma almeno avere la forza di capire il limite da non superare: generalizzo volutamente, convinto che chi tortura fino alla morte un animale é tranquillamente capace di farlo con un uomo, quindi va fermato e “responsabilizzato”. Come? La legge parla chiaro e le autoritá son obbligate a intervenire, ma se penso alle ultime immagini viste dagli occhi del cane di Ragusa, dagli elefanti dello Tsavo o del cucciolo di Reggio Calabria son sempre più convinto che nel regno animale le bestie siamo noi.

Vota tu che tempo che fa per l’ambiente in Italia

Primarie in USA, primarie a sinistra, primarie a destra (no, queste erano uno scherzo), primarie perfino per scegliere la lista dei prodotti dei distributori negli uffici (é vera, sentita con le mie orecchie).
Il FAI (Fondo Ambiente Italiano, una delle associazioni che non ha paura a rimboccarsi le maniche se c’é da sbattersi a salvare un angolo d’Italia) ha lanciato una idea brillante.

Sul sito www.primariedellacultura.it tutti i cittadini possono registrarsi e votare per i temi che ritengono prioritari nei settori che da sempre contraddistinguono l’impegno del sodalizio: cultura, paesaggio, ambiente. A disposizione dei votanti ci sono 15 temi selezionati, lunghi lo spazio di un tweet: dalla destinazione di una quota minima del denaro pubblico per la cultura, alle politiche per lo sviluppo del turismo, alla revisione delle norme che regolano il consumo di suolo, a misure che fermino lo svuotamento dei centri storici, all’aumento di ore di storia dell’arte nei programmi scolastici.

Tra le tematiche, campeggiano i tre pilastri del nostro disastro nazionale in tema di protezione e valorizzazione dell’ambiente. Siamo sí il Belpaese, ma solo sulla carta se pensiamo che:
> destiniamo solo lo 0,19 del pil al nostro patrimonio culturale, solo un quinto della Francia, come dire “vado in montagna ma il sacco a pelo lo porto solo che mi arriva alle ginocchia”, il resto del corpo come lo proteggo dal freddo?
> ogni giorno circa 75 ettari di territorio sono sacrificati, cioé OGNI GIORNO l’equivalente di un centinaio di campi di calcio é trasformato in capannoni, palazzine, strade, con canoni stilistici che pur piacendo a certi assessori fanno mediamente schifo e non solo perché i progettisti hanno giocato molto poco col lego, che almeno un po’ di fantasia te la stimolava
> siamo dei fenomeni nello stanziare cifre faraoniche per tamponare i disastri quando ignoriamo quasi completamente il significato di “prevenzione”, é la politica del “mi si sono allagate le Cinque Terre ma non é un problema perché ora rimetto tutto a posto spendendo dieci volte tanto quel che mi sarebbe costato prevenire”, come se le vite e le risorse perdute si potessero ricomprare.

Detto questo, ogni votante può indicare fino a tre temi. Qui il messaggio della presidente del FAI: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=BplqQHyhWLM Le procedure di voto sono aperte per tre settimane, dal 7 al 28 gennaio, periodo durante il quale la piattaforma internet, anche grazie all’interazione tramite i social network Facebook, Twitter, G+, permetterà agli utenti di esprimere commenti sui temi e integrarli con suggerimenti.

Il FAI non é un organizzazione farlocca e ci sono buone possibilitá che, qualunque parte dovesse spuntarla, la sua voce la fará almeno sentire. Sarebbe auspicabile che addirittura chiedesse PRIMA del voto ai rappresentanti dei tre schieramenti principali di mettere per iscritto le prioritá in tema ambientale. Cosí almeno potremmo avere un parametro in piú per decidere dove mettere la croce. É fantanbientalismo? Forse. Dopotutto credo nel lieto fine di certe fiabe e siccome ho perfino giocato con molto Lego, mi illudo che con qualche bacchettata impareremo che la nostra Italia merita più rispetto e non va lasciata in mano ai Cetto Laqualunque. Albanese non ha poi faticato molto per il suo esilarante animale politico, che dá il meglio della sua creativitá cementizia qui:
http://www.youtube.com/watch?v=nEa8mZ1TCJ8

Ricordando Gandhi e Derek (il camoscio, non l’attrice)

Ricordando che “la grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali” (M. K. “Mahatma” Gandhi, 1869-1948), mi permetto un consiglio di lettura. Esiste un bellissimo racconto di Erri De Luca (Il peso della farfalla, Feltrinelli, trovate qualcosa qui, se cliccate sul logo di google appare anche la preview sfogliabile). In poche gradevolissime pagine, l’autore narra la relazione tra un cacciatore e il re dei camosci. La vicenda di Derek me l’ha ricordata, la narrazione scorre piacevole sino al finale, inaspettato, un po’ come la sorte toccata al nostro ungulato. Lo rileggerò a breve e se capitasse anche a voi di farlo, vi prego di rivolgere un pensierino all’anima di questa, ennesima, vittima della stupidità umana.