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La foca che muore è un brutto segnale

Si intensificano nell’Oceano Pacifico ritrovamenti di foche gravemente malate o morte. Se in un primo momento il fenomeno si riteneva essere una delle drammatiche conseguenze del disastro di Fukushima, ora pare che le cause dell’epidemia possano essere altre, comunque imputabili all’azione dell’uomo.

I sintomi che portano alla morte, e che sembrano riguardare anche alcuni esemplari di trichechi, sono acqua nei polmoni, ingrossamento del cervello nella scatola cranica, anomalie nel fegato, perdita del pelo e lacerazione della cute fino a scoprire il muscolo. Tutte patologie che portano alla morte dopo atroci dolori.

Escluse momentaneamente le radiazioni, non c’è da stare tranquilli. I ricercatori puntano il dito su fattori di stress e intossicazione da tossine, effetti legati anche alle conseguenze del cambiamento del ghiaccio e di certi fattori climatici. Le immagini che ci arrivano non lasciano sperare una soluzione a breve. Le cause potrebbero essere troppe.

C’è un segnale preoccupante che volenti o nolenti prima o poi dovremo cogliere: radiazioni o no, prima o poi tutto quello che produciamo o trasformiamo finisce in mare. Dal mare, però, è uscita anche la vita che ha iniziato l’avventura sulle terre emerse, di cui la civiltà contemporanea è solo l’ultima scena. E se adesso proprio dal mare iniziasse a uscire la morte, sapremmo capire in tempo la lezione?

Dramma sulla spiaggia, in Olanda ci stanno lavorando

Finire impigliata in una rete, provare a dimenarsi e rimanere quasi soffocata nel tentativo di liberarsi, è un’esperienza che non si augura a nessuna creatura. Nella migliore delle ipotesi, i postumi sono cicatrici  nella carne viva.

C’è una struttura in Olanda che si occupa di porre rimedio. Come una goccia nel mare, ma è già qualcosa. Se vi capitasse di essere nella parte settentrionale dei Paesi Bassi, è una bella esperienza da condividere per capire cosa succede sul campo dell’assistenza clinica alla fauna selvatica. La serietà dell’istituto è confermata dal fatto non vogliono vincolarsi a sponsor unici ma accettano donazioni piccole e piccolissime. Per chi volesse, c’è perfino la possibilità di adottare una foca.

Le foche si meritano la fama di essere tra i mammiferi più simpatici nell’immaginario collettivo, eppure continuano ad essere tra le specie minacciate. Osservare volontari che si prendono cura di loro, è un’esperienza che non si dimentica ed è sempre un piacere raccontare.