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La nuova Montagna, i vecchi cosa direbbero?

Andermatt é una graziosa localitá del Canton Uri. Tra gli angoli della Svizzera è quello che meglio di altri rappresenta un crocevia tra le Alpi e l’Europa.


Andermatt é anche un luogo emblematico per quello che si prospetta. Un ampio piano di sviluppo urbanisticoprevede di cambiare radicalmente l’assetto del piccolo centro abitato adagiato ai piedi di quattro passi montani.
Il dilemma é quello che si pone tra il mantenere tutto allo stato attuale o agevolare lo sviluppo con costruzioni destinate a variare il colpo d’occhio per chi scende dai valichi. Detto in altri termini, è la scelta tra il “tutti fuori, qui non si tocca nulla” oppure “apriamoci allo sviluppo controllato e facciamo vivere la montagna con risorse nuove”.
Grandi pensatori si dividono sulle argomentazioni. Reinhold Messner mi ha confidato la sua idea in un pomeriggio piovoso nella sua casa a Juval. “Bisogna abbandonare l’idea della montagna da cartolina di Heidi, bisogna trovare le risorse per vivere e farla vivere, però senza mettere piede dove l’uomo non lo ha mai messo prima. Certe zone vanno rispettate con l’isolamento”.

Portare dunque le risorse per uno sviluppo ragionato, é compatibile con una filosofia di rispetto dell’ambiente alpino? Il “ragionato” é la chiave di tutto. Chi deve essere allora l’autore del ragionamento? Non deve essere il palazzinaro. Non deve essere nemmeno l’incompetente che mira solo al breve periodo. L’unica soluzione potrebbe individuarsi in quella, sentita la popolazione locale, di mettere insieme un gruppo composto dai valligiani con i loro interessi e guidato da chi può aiutare con suggerimenti in tema ambientale e di gestione paesaggistica. Una grossa mano la offre il tener sempre ben in mente le tradizioni degli anziani. Un tempo si costruiva una baita solo in luoghi dove giá ce n’era una. Era una forma di rispetto del paesaggio ma anche una presa di coscienza: dove l’esperienza dei vecchi era passata, quello era il percorso da seguire. Valeva per le baite, per i pascoli, per i sentieri, per i commerci. Vale, o dovrebbe valere, anche per i nuovi insediamenti. I vecchi, con quel buon senso pratico e l’innato istinto di sopravvivenza, cosa direbbero dell’Andermatt di domani? Se costruire qui significa creare le condizioni per mantenere i giovani in paese e attirare persone in modo sostenibile, probabilmente la risposta dei vecchi la conosciamo già.

Un hotel che non batte chiodo

Non é solo un modo di dire. Le tavole in abete che avvolgono ogni stanza sono giuntate tra loro solo da tasselli in rovere, gli impianti elettrici sono schermati, l’architettura é immersa nel bosco e il cuoco cucina a chilometro zero. C’é anche una vasca di acqua salata nel centro benessere con le stanze tonde per simulare l’ingresso all’interno del tronco degli alberi. Per chi volesse il famoso Aquadome é appena oltre il torrente. Il Natur Hotel Waldklausee è a Lagenfeld, in Ötztal, Tirolo austriaco.
I piani alti dell’albergo sono ricchi di angoli e anfratti per isolarsi nella quiete del bosco ammirato dall’insolita angolazione delle cime degli alberi. Un percorso sensoriale sfiora le cortecce su una passerella sospesa.
Naturalmente non mancano i motivi per guardarsi attorno. Chilometri di sentieri percorrono i crinali della vallata, tra le più profonde delle Alpi austriache.  La strada dei ghiacciai che sale fino a 2600 metri è un paradiso per ciclisti che possono risalire quello che in inverno è un comprensorio sciistico di tutto rispetto, teatro anche dello spettacolo biennale Hannibal. Tutto il torrente è costeggiato da una pista ciclabile e alla foce nell’Inn c’è la famosa area 47, tempio per gli sport con 66000 metri quadri dedicati alle attività outdoor.
In località Umhausen è stato anche ricreato il villaggio di Otzi, la mummia delle nevi ritrovata al passo tra l’Otztal e la Val Senales e oggi conservata al museo archeologico di Bolzano.