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Albero di Natale: il primo regalo fatelo alla Natura

Il prossimo fine settimana sarà probabilmente quello in cui vi dedicherete all’albero di Natale. Il rito si rinnova ma la natura non sempre ringrazia. Per evitare la strage di pini e abeti abbandonati a fianco dei cassonetti dopo il 6 gennaio, un agricoltore francese ha ideato l’albero in affitto.

Tre quarti dei cinque milioni di pini venduti in Francia per le festività sono destinati alla pattumiera e quindi non possono essere riutilizzati neppure per fare compost per il terreno. Per questo noi affittiamo gli alberi in vaso, in modo da rimetterli sul mercato per quattro o cinque anni e poi piantarli a terra per il rimboschimento del territorio.

Il progetto pare funzioni e l’idea andrebbe clonata. Vero è che ognuno di noi potrebbe, dismesso l’albero, riportarlo al vivaista che sarà probabilmente contento di riprenderlo per ripiantarlo o farne del compost. Non monetizzeremo la restituzione ma rimarrà la soddisfazione dell’albero che non marcirà solitario in una pattumiera.

In alternativa, penso vada valorizzata l’dea di inventarsi un albero di Natale riciclando materiali originali. Vi invito a non pensare al concetto di rifiuto quanto a quello di valorizzazione. Tra l’altro si risparmia pure. Si possono richiamare le forme del simbolo natalizio in moltissimi modi sfruttando materiali in modo anticonvenzionale. Daranno un’impronta originale alla festività e dopo 11 mesi torneranno pure utili se deciderete di bissare. Ci si può cimentare con le scatole delle uova, i fondi delle bottiglie di plastica, legnetti trovati in spiaggia, vecchie scatole , guide telefoniche, cuscini, libri, lucine a led, tappi di sughero. Sbizzaritevi, siamo quelli che hanno fatto il Rinascimento!

Troppo? Non credo. Forse è anzi un modo per dimostrare e dimostrarci che siamo ancora un popolo di creativi e che la fantasia ha un valore aggiunto che può diventare magico come solo certe notti di Natale sanno essere. Auguri!

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

 

Il festoso paese delle sagre

In Italia si tengono ogni anno circa 5000 sagre, maggiormente concentrate nell’intervallo da giugno a ottobre. Considerando il numero dei comuni del Bel Paese fa una media di tre sagre per comune.
Questi momenti festosi, che animano anche centri molto tranquilli trasformandoli per qualche ora in kermesse colorata, sono purtroppo dei produttori incontrollati di rifiuti indifferenziati. Non tanto per malvolenza degli organizzatori quanto per difficoltà effettiva di gestione che obbliga i volontari a turni forzati concentrati in poche ore con grande volume di traffico.
Tutte le feste? No!

Qualcuno si è attivato, lo ammetto impressionandomi, per una gestione dei rifiuti organizzata fin dalla pulizia del tavolo, dove ragazzi con i cesti di diversi colori raccolgono avanzi e la posateria-stoviglieria in bioplastica.

Ne esce così una ecofesta. Moltiplicata per 5000, penso al cosa ne esce in termini di ottimizzazione dei rifiuti e a una ricaduta non secondaria dell’esempio dato.
Nel paese delle feste, se c’è rispetto anche per l’ambiente c’è un motivo in più per festeggiare.