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La grande bellezza di Sorrentino che mette d’accordo tutti

Anche la notte degli Oscar è passata e La Grande bellezza di Paolo Sorrentino ha lasciato il prevedibile strascico di consensi e polemiche. Non entro nel merito se non per riconoscere che c’è un elemento che mette d’accordo tutti: la bellezza stratosferica di Roma. 

Per chi ha visto il film e volesse riconoscersi nelle ambientazioni, ecco un elenco essenziale dei paesaggi che hanno fatto da sfondo alle scene. Il film ha il merito di svelare luoghi meno consueti di quelli battuti ogni anno da migliaia di turisti.
Cito dal bell’articolo sull’Huffington Post di Eugenio Spagnuolo.

Il parco degli Acquedotti
La scena: l’attrice Anita Kravos si lancia contro un muro, durante una performance teatrale. Il muro è quello dell’Acquedotto Claudio, uno dei sette che rifornivano di acqua l’antica Roma. Si trova nel VII Municipio di Roma, all’interno del Parco degli acquedotti (che a sua volta fa parte del Parco dell’Appia antica). Come raggiungerlo: l’ingresso di via Lemonia è a breve distanza dalla fermate Subaugusta e Giulio Agricola della linea A della metropolitana.
Il chiostro di San Pietro in Montorio
La scena: in un tempietto Jep (Toni Servillo) incontra una bambina che si nasconde dalla madre. Quel tempietto porta la firma del Bramante ed è considerato uno dei capolavori dell’architettura del Rinascimento. Sorge nel punto esatto dove secondo la tradizione Pietro l’apostolo fu crocifisso a testa in giù. Come raggiungerlo: si trova sul Gianicolo (Bus 115) e si può visitare su appuntamento, in orari e giorni stabiliti dalla reale Accademia di Spagna (Tel.06.5812806).
La Fontana dell’Acqua Paola
La scena: la cascata d’acqua della sequenza iniziale, con il coro musicale, appartiene a questa fontana che si trova sulla sommità del Gianicolo, dal quale si scorge una delle vedute più belle di Roma. Nota anche come Er Fontanone, è la parte terminale dell’acquedotto ripristinato nel 1608 da papa Paolo V per portare acqua a Roma, nelle zone a destra del Tevere. Come raggiungerla: si trova in via Garibaldi, sul Gianicolo, e ci si arriva a piedi da Trastevere o con gli autobus 115 e 870.
Villa del Priorato dei Cavalieri di Malta
La scena: Stefano (Giorgio Pasotti) conduce Ramona (Sabrina Ferilli) e Jep fino al portone di una “villa”, dalla cui serratura si vede perfettamente la cupola di San Pietro. Non c’è turista che non abbia verificato coi suoi occhi, al cospetto del portone del Priorato dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, che oggi ospita le ambasciate presso la Santa Sede e che un tempo offrì riparo anche l’ordine dei templari (…ma questo è un altro film). L’ingresso, che si vede nel film è opera di un restauro del PiranesiCome raggiungerla: la villa si trova sull’Aventino, a circa un km dalla fermata della metro B Circo Massimo.
Palazzo Barberini (Galleria Nazionale di Arte Antica) e Palazzo Spada
La scena: la suggestiva passeggiata notturna di Jep e Ramona scortati da Stefano nelle case delle principesse romane è in realtà una passeggiata per musei: il primo è Palazzo Barberini, dove il regista si sofferma su La Fornarina, il capolavoro di Raffaello Sanzioche ritrarrebbe Margherita Luti, sua amante, a seno nudo. La galleria che la Ferilli attraverso poco dopo è invece la galleria prospettica di Palazzo Spada (di cui si vede per un attimo anche la facciata esterna). Fu progettata dal Borromini con la consulenza di un matematico per creare un’illusione ottica: la galleria è lunga 8 metri ma lo sembra molto più per via del pavimento che sale e della volta la volta a botte che invece si abbassa. Come raggiungerli: Palazzo Barberini si trova a pochi passi dalla fermata Barberini della Metro A. Palazzo Spada, sede anche del Consiglio di Stato, si trova invece a Piazza Capo di Ferro, nei pressi di Campo de Fiori.

La vita straordinaria di Nick Vujicic

Potrebbe essere il titolo di un romanzo ma non lo è. Se lo fosse, il suo protagonista sarebbe Nick Vujicic, un uomo con tutte le caratteristiche per essere una persona straordinaria.

Di professione è un trainer motivazionale, ha recitato brillantemente in un magnifico cortometraggio che incarna 20 minuti di grande cinema, la sua vita è ogni giorno una sfida.
Perché ne parlo? Semplicemente perché questo ragazzo è senza braccia e senza gambe ma con solo – dice lui – una coscia di pollo al posto di un piede. Un esempio per tutti. Ascoltarlo fa star bene.

Lo tsunami di ghiaccio

Non è il titolo di un film dell’orrore ma quanto successo in un’area particolarmente fredda degli Usa. Un’ondata anomala di basse temperature ha fatto sì che le acque del lago Michigan siano esondate ghiacciando all’istante e arrivando a coprire le case sulle coste. L’effetto della materia che incessantemente cresce e procede fino a inghiottire le costruzioni si commenta da solo.

Non ci si stupisca se non si nota una bava di vento e la gente sia tranquilla e senza imbottiture. Stando agli esperti, il fenomeno che ha innescato la valanga orizzontale potrebbe essere avvenuto al largo, manifestando così a distanza l’effetto catastrofico.

Quanto di più vicino al volo spaziale potrai provare

Questo è il primo weekend di programmazione di Gravity, il film di Alfonso Cuaròn con Sandra Bullock e George Clooney, astronauti nello spazio prossimo al nostro pianeta.

L’ho visto ieri alle anteprime, invogliato dall’argomento a immergermi in una poltrona di una sala IMAX 3D. Andateci, se potete, ve lo consiglio. Se avete un cinema attrezzato in zona, investite anche nel 3D, perché è quanto di più vicino a una missione spaziale potrebbe capitarvi di vivere. Non solo. E’ anche uno degli spettacoli dal più forte messaggio ecologico a cui abbia mai assistito. Sul punto di vista cinematografico, non sono un critico e cito volentieri chi è più titolato di me.
“Per ritrovare tanta forza espressiva in un film di fantascienza – dice Curzio Maltese citando Ridley Scott – bisogna tornare al mitico Blade Runner. E in Gravity si vedono cose che noi umani non potevamo immaginare.”

Piuttosto mi concentro sul messaggio, stupefacente, lanciato dal regista che è anche l’autore della sceneggiatura. Per la quasi totalità del film si vede galleggiare l’astronauta Bullock con la Terra sullo sfondo e vi sembrerà di essere lì con lei. Il silenzio è, a tratti, assordante. Sono un bambino, lo ammetto, ma veder nel mezzo della sala l’astronave e sullo schermo la Terra, cambia il tuo punto di vista.

Ogni cosa là fuori può essere una minaccia e la presenza del pianeta azzurro rassicura. Il lieto fine non è affatto scontato e l’ultima scena riesce a sorprendere per la sensorialità di una mano, che non posso qui rivelare di chi sia, che affonda le sue dita nel fango. Continuo con Curzio Maltese, nel punto in cui il critico e il documentarista si incontrano.
“Sbalorditivo nell’avvio, noioso nella parte centrale – dissento ma rispetto –  Gravity si risolleva con un finale stupendo…all’insegna di una salto all’indietro dalla fantascienza alle origini della specie.”
Il messaggio, potente e irrevocabile, davvero difficile da non riuscire a cogliere: attenti ragazzi, vista da lassù la Terra con la sua atmosfera è l’unico grembo in grado di ospitarci e proteggerci. Se indeboliamo o uccidiamo la Madre, non ce ne sarà una seconda. E’ la legge della Natura da cui è impossibile scappare e che è stupido ignorare.
Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.

3 minuti in pausa pranzo: Compra, seppellisci, brucia

“E’ solo se lo guardiamo più da vicino che iniziamo a vedere l’effetto dei nostri consumi. Ogni prodotto lo compriamo, lo seppelliamo, lo bruciamo. Ora non possiamo più ignorarlo. La natura funziona costruendo e distruggendo, costruendo e distruggendo, costruendo e distruggendo. Noi continuiamo a immettere nell’ambiente cose che non si degradano”.

Trashed è un film documentario che denuncia la situazione dei rifiuti partendo dalla causa di tutto: il consumo eccessivo che parte dal nostro carrello della spesa. Il protagonista è una delle celebrity cinematografiche planetarie.

Dopo Rutger Hauer con i cetacei, anche Jeremy Irons usa la macchina da presa per denunciare una situazione di forte imbarazzo per l’impatto dei nostri consumi sul pianeta.

Il respiro di Dio in un docufilm da non perdere

Invito chiunque a dedicarsi novanta minuti per vedere Baraka, uno straordinario film evento che, a distanza di vent’anni dalla realizzazione, rimane un punto di riferimento per la cinematografia naturalistica. Godetevi il primo quarto d’ora. Poi  provate un po’ al giorno, ammesso riusciate a scollarvi dallo schermo, è come una medicina potente. Con delle visioni che vi rimarranno nella testa a lungo. Alla fine, vi garantisco, non avrete più la stessa visione del nostro pianeta, e probabilmente neanche del mondo che vi circonda.
E’ interamente disponibile su YouTube, ma la notizia non è questa. Da oggi è in libera circolazione anche Samsara. Stesse menti creative, stessa passione, nuove tecnologie, 25 nazioni, 5 anni di lavorazione. Il trailer è già una sequenza che inchioda alla poltrona.

Il resto delle immagini, e ancor di più la straordinaria combinazione tra montaggio e musiche, è qualcosa che chiunque dovrebbe vedere. Non viene risparmiato nulla al senso della nostra esistenza attuale, dalle preghiere dei monasteri in Tibet fino ai cacciatori di rifiuti nelle discariche, dai fruscii del vento nelle canyonlands americane al silenzio pietrificato delle tombe vaticane. Scorci di umanità e visioni di luoghi che non possono mancare negli occhi e nel cuore di chi davvero alimenta la speranza di una Terra migliore, che chi scrive e (spero) chi legge continuano a credere possibile.

Uomini, orche e pugni.

Ancora a proposito di mammiferi marini, fatevi un sogno qui. Potete provare qualcosa di simile, ma non uguale, all’acquario di Genova: presentatevi all’ingresso a un paio d’ore dalla chiusura, fatevi il giro, godetene, poi tornate alla vasca iniziale dei delfini. Sarete a quel punto da soli perché tutti gli altri saranno avanti nel percorso e nessuno sta più entrando. Se vi sedete al centro della vetrata, avrete la certezza che loro vi notino e giochino solo per voi. Rimaneteci pure finché non arriverà il guardiano a ricordarvi che stanno chiudendo, tranquilli che non vi dirà niente perché sa perfettamente la ragione per cui voi siete lì.
Tornando alla clip iniziale, le immagini sono tratte da un film che in Italia è passato quasi inosservato, Un sapore di ruggine e ossa. Rimasto nelle sale (forse) una settimana, per fortuna ora è già disponibile in DVD. Il film è ispirato da una serie di racconti del canadese Craig Davidson e la trasposizione è una pellicola dalle tinte forti, due storie che si intrecciano costruendo qualcosa senza risparmiare dei pugni nello stomaco.
A volte, per crescere, serve anche questo.