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Aids, a Milano non si sta tranquilli

Tra i tanti messaggi di speranza legati alla cura dell’AIDS mi ha colpito la notizia diffusa dal Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità in merito a Milano. Nel territorio della ASL del capoluogo lombardo si rilevano il 56% delle nuove infezioni nazionali, con 10 casi registrati alla settimana. Questo significa che proprio nella grande città, dove il livello di informazione e sensibilizzazione dovrebbe essere più alto, il rischio è sottovalutato. E non è finita qui, purtroppo, come spiega Gianmarino Vidoni, direttore del servizio Malattie a trasmissione sessuale dell’Asl Milano:

I dati che abbiamo sono da considerare sottostimati almeno del 30%  perché prendono in considerazione solo chi si è sottoposto a test. Le persone che credono di non correre alcun rischio e non fanno il test, anche se malate, non figurano nelle nostre statistiche.

Provocatorio, ma non troppo, lo spot realizzato proprio dal dipartimento di Prevenzione Medica dell’Asl meneghina e che si spera di diffondere grazie ai social. Dalle Parole di Coco Chanel, il regista Luca Mariani (lavora tra Milano e Barcellona, sua, tra le altre cose, la clip di Mondo di Cesare Cremonini) parte con un messaggio chiaro. Ora più che mail il profilattico è l’unico accessorio non accessorio

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.


La lezione di Lizzie

Lizzie Velasquez fu definita da un idiota in vena di scherzi la più brutta donna del mondo. Nel postare un triste video su Youtube, lo stupido non immaginava che avrebbe dato un impulso straordinario a questa ragazza affetta da una patologia della quale si conoscono solo tre casi al mondo.
Morale: Lizzie oggi tiene corsi di motivazione e i suoi seminari sono seguitissimi.
Grazie Lizzie, bella lezione!

Il mondo dopo di noi, la città fantasma di Epecuen

Argentina. A cinquecento chilometri a sud ovest di Buenos Aires, l’acqua del lago di Epecuen è dieci volte più salata della media marina ed è nota per il suo potere terapeutico. Un quarto di secolo fa la tracimazione del bacino ha sommerso la città di Villa Epecuen costringendo gli abitanti alla fuga improvvisa.

Oggi, il ritiro delle acque, illustrato da un servizio fotografico da Worldpress, ha riportato alla luce l’abitato mostrando gli effetti devastanti della corrosione. Il paesaggio suggestiona, con immagini non distanti dai fotogrammi de La terra senza di noi e un messaggio chiaro su cosa accade quando l’uomo si ritira e tutto tende a tornare all’equilibrio iniziale.

Al margine della città non ha mai smesso di vivere il vecchio Pablo, che in una intervista racconta la sua esperienza di uomo che ha assistito alla fine del (suo) mondo.

Il respiro di Dio in un docufilm da non perdere

Invito chiunque a dedicarsi novanta minuti per vedere Baraka, uno straordinario film evento che, a distanza di vent’anni dalla realizzazione, rimane un punto di riferimento per la cinematografia naturalistica. Godetevi il primo quarto d’ora. Poi  provate un po’ al giorno, ammesso riusciate a scollarvi dallo schermo, è come una medicina potente. Con delle visioni che vi rimarranno nella testa a lungo. Alla fine, vi garantisco, non avrete più la stessa visione del nostro pianeta, e probabilmente neanche del mondo che vi circonda.
E’ interamente disponibile su YouTube, ma la notizia non è questa. Da oggi è in libera circolazione anche Samsara. Stesse menti creative, stessa passione, nuove tecnologie, 25 nazioni, 5 anni di lavorazione. Il trailer è già una sequenza che inchioda alla poltrona.

Il resto delle immagini, e ancor di più la straordinaria combinazione tra montaggio e musiche, è qualcosa che chiunque dovrebbe vedere. Non viene risparmiato nulla al senso della nostra esistenza attuale, dalle preghiere dei monasteri in Tibet fino ai cacciatori di rifiuti nelle discariche, dai fruscii del vento nelle canyonlands americane al silenzio pietrificato delle tombe vaticane. Scorci di umanità e visioni di luoghi che non possono mancare negli occhi e nel cuore di chi davvero alimenta la speranza di una Terra migliore, che chi scrive e (spero) chi legge continuano a credere possibile.

Arriva Calcolino, la punizione extraterrestre che fa impallidire i Maya

C’è un fondo di verità nella comicità e c’è un fondo di comicità nella verità (la frase credo sia di Charlie Chaplin) perfino se si parla di ecologia (l’aggiunta è mia, non so se Charlot fosse ecologista).


Oggi aggiungiamo a queste sfumature di umanità comici che urlano di politica e politici che urlano di comicità, lasciando che verità e vis comica si mischino senza distinzione nel minipimer dell’informazione. Facciamola breve: qualcuno nel modo sbagliato dice cose giuste, altri nel modo giusto concatenano una serie curiosa di cose sbagliate, o solo giuste ad personam. Dico, a rischio di polemica, che lo fa nel modo “giusto” perché se qualcuno continua a prendere voti o consensi un motivo ci sarà e prima o poi qualcuno dovrebbe prendere atto di questo. Ma non è questo il punto. E’ che spesso con la comicità si riesce a sensibilizzare la gente. E’ capitato qualche giorno fa.
Un comico (Benni, Stefano) dice una serie di verità sacrosante e in modo gradevole. Ora: immaginate un ometto di mezza età (sorprendentemente simile a chi firma queste parole) in sala di attesa a Milano Centrale, mentre legge questo articolo di Repubblica.
L’ometto sta piangendo dal ridere con la gente che si avvicina a chiedere “tutto a posto?”. La risposta giusta è “a posto un cavolo”. Qui si ride mentre Benni, autore dell’articolo che l’ometto sta leggendo, è elegantissimo nel ricordarci che visti da occhi extraterrestri siamo condannabili per:
>”inquinamento e surriscaldamento atmosferico e oceanico  per scioglimento ghiacciai”,
>”esaurimento riserve idriche, risorse petrolifere e deforestazione selvaggia”,
>”mancanza di politica alimentare e aumento della popolazione non sfamabile”, 
>”estinzione di centomila specie animali e vegetali”,
>una serie di altre cosucce che brillano meno di quanto sopra ma feriscono allo stesso modo tipo: c’è ancora gente che circola in pelliccia di animali selvatici scuoiati vivi (è tutto su youtube, un esempio agghiacciante qui) o la distribuzione di ricchezza nel mondo ha un concetto di distribuzione che in termini ittici troverebbe un paragone nel mettere l’equivalente del pil cinese in tonni a beneficio di pochi nel laghetto Darengo (delizioso specchio d’acqua in alta Lombardia) lasciando due acciughine  in tutto il Pacifico a disposizione del resto della popolazione del pianeta.
Gli stessi occhi di ET, collegati a una mente sana, direbbero che dalla Conferenza di Rio (anno 1992,  qui trovate un po’ di storia, non scritta da Benni ma comica quasi uguale per impegni non mantenuti) a Doha, nei summit sul clima abbiamo macinato aria fritta senza produrre risultati come se, giocatoci tutto, avessimo pronto il pianeta di scorta su cui saltare e twittare briosamente “ok, ricominciamo, era tutto uno scherzo”.
Eccoci al dunque dell’augurio del 2013: superati i Maya, se Calcolino (il fantomatico asteroide lanciatoci dagli extraterrestri di Benni per inadempienza) non dovesse arrivare, speriamo almeno che si inizi da noi a fare un po’ di piazza pulita, magari anche solo spargendo la voce che un po’ di rigore non ci farebbe poi tanto male.
La Terra ringrazierebbe.