Archivi tag: fratus

Ecco perché il freddo fa bene

Dai social sembra che neve e freddo stiano imperversando come mai prima d’ora. Dalle stesse voci che quest’estate «uff che caldo», ora si ascolta «brr che freddo». Urlavano al lupo della steppa infuocata, ma ora sono certi che dal Brennero iniziano a scendere i mammut. La verità è che è normale che in inverno faccia freddo e, guarda un po’, in estate caldo. Non è colpa del global warming insomma, le cui conseguenze concrete e minacciose sono ben altre e di più larga scala.

Piuttosto, l’ambiente naturale ha bisogno del freddo e della neve per il suo ciclo di vita. E ci sono benefici affatto scontati anche per il nostro organismo. Non tutto il freddo viene per nuocere, insomma: le energie aumentano, le calorie si smaltiscono più facilmente, si alleviano certi fastidi circolatori, si ottimizzano i risultati dell’esercizio fisico e della tonificazione muscolare.

slide_513106_7205254_compressed

Come la pausa invernale giova dunque alla vegetazione, un cambio nella routine dei mesi freddi è un toccasana per la salute del nostro fisico, ben più minacciato dall’aria stagnante cittadina che non dall’ondata di freddo stagionale. Non serve essere sportivi accaniti e neppure troppo allenati per incamminarsi su un sentiero e perdersi nella quiete cristallina di montagne sconosciute al caos vacanziero. Ci sono altipiani dove l’ossigeno del bosco incontaminato e il fresco della neve appena caduta sono una risorsa fruibile da sentieri pianeggianti.

slide_513106_7205256_compressed

Magari, poi, tra una baita e l’altra si scopre anche il gusto delle pietanze. Hanno sposato perfettamente il binomio passeggiate/sapori gli ideatori di Alps Culinaria, una serie di weekend dedicati all’esplorazione facile e golosa delle Alpi. Quattro appuntamenti per altrettante località in Val Isarco. Tre coinvolgono gli altipiani di Barbiano, Velturno e Villandro con le Dolomiti a fare da sfondo. Uno si spinge sotto le Dolomiti di Funes a toccare le cattedrali di roccia.

slide_513106_7205242_compressed

L’Italia ha l’enorme fortuna di un ambiente montuoso (alpino e appenninico) che lascia staccare la spina permettendo di incontrare paesaggi invidiabili e specialità della tradizione, roba che tedeschi, inglesi e francesi apprezzano inventandosi le occasioni più disparate – spesso fuori stagione – per venirci a trovare quando noi italiani pensiamo alla invariabilità dell’equazione vacanza invernale=sci.

n-INVERNO-large570

Diversamente, diventa normale che ci si abitui a sentirsi rispondere “tutto esaurito” quando si prenota un soggiorno. Pensiamoci: un impianto di risalita – che spesso si è mangiato pure un pezzo di bosco – può arrivare alla capacità massima di ricettività, dopo la quale non ce n’è più per nessuno, salvo la pena di lunghe code, con tutti che guardano tutti nell’attesa di attaccarsi al filo per salire. Praticamente è il trasferimento dello stress tra i picchi.

In mezzo agli alberi e sugli altopiani invece questo non succede, perché la coda più grossa in cui si potrebbe incappare è quella di una volpe e lo sguardo più intenso quello di un camoscio che spia da dietro un cespuglio. È un invito anche all’ascolto, del vento tra gli alberi o della neve che cade dai rami con quei tonfi attutiti che non hanno uguali. Magari lasciandosi consigliare dai padroni di casa, ben informati sull’accessibilità dei sentieri e sull’apertura delle strutture in quota.

slide_513106_7205252_compressed

C’è poi un libro che educa all’ascolto di questa straordinaria biblioteca dei rumori. Il sole che nessuno vede di Tiziano Fratus nasce dalla semplice azione di sedersi spalancando le orecchie e il cuore, con la dedizione a cui ci ha abituati l’autore nei confronti di foreste e corsi d’acqua.

L’uomo medita – scrive Fratus – perché trova giovamento nel dimenticare quello che è per la società in cui è immerso. Smette di dare ascolto a quell’io che ha dentro per iniziare a ricostruire il mondo sentendosi parte dell’immensa materia che lo circonda e lo compone. È un cambio viscerale. Chi accetta di entrare in questa dimensione inizia a riconoscersi della stessa materia di un bosco libero nel cielo e non di una colonna fumante, sia essa di auto o sciatori incalliti.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

slide_513106_7205238_compressed

Il gusto di perdersi in un bosco

Peter Weir e il suo team ne l’Attimo Fuggente interpretato da Robin Williams scelsero una frase di Thoreau per portarci lontano.

Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto.

Continua la lettura di Il gusto di perdersi in un bosco

Mai provato ad abbracciare un albero?

Alberi, boschi e giardini sono un tesoro per l’Italia. In passato si è scritto molto a proposito, ma L’Italia è un bosco di Tiziano Fratus va oltre il classico saggio perché è un po’ guida, un po’ racconto e un po’ manuale per presentare il lato verde del Bel Paese.

La sequoia del castello Gamba in Val d’Aosta (37 metri di altezza x 7.65 di altezza)


Dai passi alpini alle isole, alberi monumentali, parchi, giardini botanici e orti urbani sono uno spunto per scoprire che da noi la situazione del verde è un elemento rassicurante e proprio per questo deve responsabilizzarci perché non retroceda. Così si ribadisce che il bosco vergine abbandonato dall’uomo potrebbe non essere la soluzione migliore perché troppo sensibile a incendi o dissesti. Al contrario il bosco curato è stato e può continuare ad essere un elemento di vita. Inorridiranno i duri e puri dell’ambiente ma è così: “se l’uomo smette di salire in montagna (nei boschi) la montagna scende a valle (con le frane)” è un detto popolare delle valli lombarde. L’autore apre però la sua via, antichissima eppur attuale, agli alberi.

Oggi che i boschi hanno smesso di vestirci, di nutrirci, di proteggerci, sono diventati palestre dell’anima, è qui che possiamo venire ad alleggerirci, a sgrassare via il nero, l’ossessione, la furia. Provare davvero a vigilare sui nostri pensieri come un pescatore vigila sui pesci di cui si nutrirà.
In Italia s’aggirano silenziosi veri e propri cercatori d’alberi: guardano, annuiscono, misurano, documentano, fotografano, tracciano, pensano, catalogano. Sognano e realizzano nuovi strumenti per amare il paese, tracciano percorsi botanici che illuminano il paesaggio: avvicinano il passato al futuro.


Gli itinerari sono documentati con una precisione da guida escursionistica, rivelando la passione dell’autore per l’argomento. Se posso esprimere una critica – l’unica, bonaria – va precisato che si capisce subito quali sono le zone che Fratus conosce meglio e delle quali è appassionato. Qualche dimenticanza si lascia perdonare, anche perché a voler elencare tutto non sarebbe bastata una wikipedia arborea. L’autore, avvalendosi di citazioni attinte da letteratura e storia, incanta al punto da trasportare nelle oasi verdi fatte di tronchi e foglie, che in Italia, informa la sezione statistica, ammontano a circa un terzo del territorio totale. La dovizia tecnica non sconfina mai nella noia e qualche excursus di storia e filosofia arborea è una nota raffinata.

Questo libro è un invito a fermarsi e a perdersi tra i tanti boschi e parchi d’Italia, a lasciarsi andare di fronte al vento forte (…) Il bosco è un universo di significati, di citazioni, d’immagini, di sensazioni e di ricordi. È una delle parole più presenti nell’esistenza di tanti. Ma di quale bosco si parla?


Quelli nei quali ho letto il libro per scriverne sono nella vallata di La Thuile (Ao) e nel parco Puez Odle (Bz). Ma il verde non è solo nelle Alpi. Fratus non dimentica gli orti urbani (come a Torino, Milano e Genova), i giardini monumentali (da manuale quello di Villa Hanbury a Ventimiglia o all’Abbazia di Fiastra nelle Marche) o il racconto degli alberi coltivati che sono diventati compagni dell’uomo come gli ulivi e i carrubi, sculture viventi che punteggiano le campagne del nostro sud. 

La scelta di quale albero abbracciare è lasciata al lettore con l’invito di tenere queste buone pagine sul comodino o nello zaino. Come Fratus insegna, è davvero un piacere scoprire che c’è sempre un bosco o un orto che ci aspetta dietro l’angolo. Spesso per confortarci, ma qualche volta, precisa l’autore, anche per chiedere la nostra protezione.

Perché l’Italia sia un paese forestale è spiegato in un documentario dell’Ispra.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.