Archivi tag: marche

Terremoto: non è lui l’assassino

Il terremoto è visto come un qualcosa che l’Italia fatica a gestire tra protezione civile, amministratori e ricercatori.

A Milano si è inaugurata la mostra Terremoti: origini, storie e segreti dei movimenti della Terra. Sulla scia dell’esposizione dedicata ai vulcani che ha riscosso un grande successo lo scorso anno, il Museo di Scienze Naturali punta la lente su fenomeni affatto rari che danno modo di ascoltare scienziati e sfatare miti relativi ai movimenti – naturalissimi – della Terra. Ma andiamo con ordine affrontando qualcuna delle frasi che si sentono fioccare dopo eventi come quello che ha colpito Amatrice e che, sia chiaro, sono destinati a ripetersi.

I terremoti sono prevedibili con precisione nei luoghi. Falso! Ci sono le mappe di rischio utili per capire quali sono le aree dove è più probabile che avvenga un fenomeno sismico, ma nessuno potrà puntare con esattezza un dito sulla mappa e dire «qui!», questo a causa delle numerosissime variabili che possono intervenire dovute alle condizioni della crosta terrestre e alle sue discontinuità in quel punto e nelle aree limitrofe. A proposito di mappe, la mostra di Milano ne espone due della penisola, una addirittura risalente alla fine dell’800, affiancata a una tra le più recenti. Carlo Meletti, responsabile del Centro Pericolosità Sismica dell’INGV, ricorda che una mappa, per quanto importante, è una icona, un tassello che per diventare uno strumento di prevenzione deve coesistere con diverse competenze: conoscenza della sismologia, ingegneria infrastrutturale, amministrazioni che conoscano il territorio, protezione civile.

I terremoti sono prevedibili con precisione nel tempo. Falso! Ci sono strumenti che rilevano l’onda sismica in arrivo dal luogo in cui si è manifestata, ma è un preavviso di pochissimi secondi. Le rilevazioni e gli studi possono dare un’idea della frequenza dei fenomeni, ma si riferiscono al passato e non al futuro. Le stesse numerosissime variabili del punto precedente non permettono di conoscere con esattezza i tempi in cui un terremoto colpirà. Il geologo Marco Carlo Stoppato, curatore della mostra di Milano, ha radunato alcune macchine per i test meccanici dei campioni di roccia, ma chiarisce che i dati rilevati su un singolo campione di pochi centimetri sono solo una goccia nell’oceano degli elementi che possono intervenire a provocare un sisma.

I terremoti sono eventi rari nella storia dell’uomo. Falso! Secondo il National Earthquake Information Center del Servizio Geologico degli Stati Uniti, ogni anno al mondo si registrano circa 4 milioni di terremoti. Solo una piccola parte di essi è percepita, generalmente sopra i 2,5 gradi della scala Richter. In Italia se ne rilevano tra 1500 e 2300 superiori a questa entità. Domenico Piraina, direttore del Museo di Scienze Naturali di Milano afferma che, fin dall’antichità, l’evento sismico ha messo a nudo la fragilità dell’essere umano e la sua illusione di poter dominare gli elementi. Per questo non abbiamo ancora interiorizzato questa dinamica naturale della Terra e tendiamo a considerarla alla stregua di eventi catastrofici di carattere occasionale. La mostra illustra immagini tra le più drammatiche dei terremoti del passato, dai più lontani documentati con litografie fino ai più recenti filmati da smartphone. Un diorama racconta quello fortissimo di Messina e Reggio Calabria del 1908, 80000 morti (di cui 2000 provocati dal consequente tsunami) proprio in prossimità del punto in cui qualcuno vorrebbe costruire il ponte sullo Stretto.

L’Italia deve imparare molto sugli studi da Giappone e Stati Uniti. Falso! In Italia gli studi sono all’avanguardia, sia per quanto riguarda la sismologia che per quanto attiene la tecnica. Gli strumenti esposti nella mostra, oltre alla mappa storica del rischio sismico, rivelano che l’attenzione ai terremoti dei ricercatori italiani ha origine antiche. La sezione milanese dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) è oggi tra i centri di eccellenza mondiale, nato dall’ex-Istituto di Ricerca sul Rischio Sismico (IRRS) del CNR, che si occupava principalmente di indagine sismologica applicata alla valutazione della pericolosità sismica e del rischio sismico a varie scale, oltre che di indagine geofisica applicata allo studio della litosfera e delle sue parti superficiali. Una curiosità: il primo paese al mondo a prescrivere norme per le costruzioni antisismiche fu proprio il nostro, in conseguenza del disastro di Messina, che fu un disastro nel disastro anche per la lentezza dei soccorsi.

Non ci sono rimedi ai terremoti. Falso! Conoscere i rischi e ammetterne la possibilità è già un grado di conoscenza. Piccoli accorgimenti di pochi euro come i fissaggi dei mobili alle pareti e materiali edili paragonabili per spesa a quelli tradizionali ma rinforzati di fibra e capaci di trattenere muri e vetri dal frantumarsi fanno già la differenza. In Israele hanno brevettato un banco di scuola capace di proteggere gli scolari  da impatti di una tonnellata. In Giappone ogni studente ha un piccolo kit di sopravvivenza per resistere sotto le macerie in attesa dei soccorsi. Se dopo gli eventi sismici recenti ancora pensiamo di non aver bisogno di tutto questo, il problema non è il terremoto ma siamo noi.

In Italia ci manca la tecnologia antisismica. Falso! Nella mostra di Milano sono esposti materiali edili di avanguardia e una enorme boa anti-tsunami, prodotti 100% italiani. Un video dimostra l’attività dell’EUCENTRE di Pavia (European Centre for Training and Research in Earthquake Engineering), con piattaforme in grado di testare gli edifici fino a 9,5 gradi della scala Richter (il grado di terremoto più alto mai registrato, nel 1960 in Cile).

In Italia manca la fiducia. Vero! Ricercatori e tecnici andrebbero più ascoltati dai politici, raccomanda Graziano Ferrari, Responsabile dell’Unità Funzionale SISMOS – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Serve costruire un clima di fiducia. Nel nostro paese siamo troppo spesso su una linea tipo: dato il problema > trovata la soluzione > vedremo quando applicarla. E questo è il punto: applicare gli insegnamenti partiti da noi e che altri sono stati più bravi di noi a cogliere e applicare.

In Italia manca la cultura della prevenzione. Vero! Fa notare Meletti che sappiamo scegliere case originali per il design, curate nelle finiture estetiche, ad alta efficenza energetica, ma molto raramente ci preoccupiamo di quanto siano sicure informandoci e chiedendo spiegazioni sulla loro antisismicità.

Il terremoto non uccide. Crolli e negligenze sì. Vero! E’ un po’ la frase che riesce a dare la summa di tutti i punti precedenti. Da quando si è formata, la nostra Terra non è mai stata ferma. Possiamo scegliere di ignorare questo dato di fatto ed essere certi che ogni terremoto, tra pochi minuti o molti anni, sarà una tragedia. Oppure iniziare a informarci e lavorare sulla prevenzione. Fino al 30 aprile 2017, a colmare la lacuna ci sarà anche la mostra Terremoti a Milano.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

terremoti-il-confronto-tra-una-delle-prime-mappe-sismiche-mai-redatte-e-una-recentissima terremoti-tre-tipi-di-possibile-rottura-per-movimento-superficiale-di-faglia terremoti-una-boa-anti-tsunami-di-produzione-italiana

Marche, vai a meditare sull’infinito

La colpa, o il merito, sarà anche di Leopardi, ma ogni volta che mi capita di andare nelle Marche ci casco. Ogni siepe, ma aggiungo ogni albero o ogni muro in mattoni e pietra, diventa l’appoggio per il mio infinito. Non è un caso che da ogni rilievo di questa regione si veda la distesa azzurra dell’Adriatico. Allora, approfittando dell’estate agli sgoccioli, provo a suggerirvi un itinerario qui  tra natura e spirito.

Lasciando Ancona, puntate dritti nell’entroterra e arrivate a Cingoli, tanto per rendervi conto da uno dei punti più panoramici di come le Marche siano modellate. Vi sembrerà di cavalcare la cresta di una mare di quiete onde verdi. Qui non mancate di godervi la tela di Lorenzo Lotto per la quale Napolitano in persona chiamò il sindaco pregandolo di prestarla alla mostra delle scuderie del Quirinale. “Senza la vostra opera – disse il Presidente – la mostra non sarebbe la stessa”. La Madonna del Rosario vi aspetta nella chiesa di San Domenico e il vostro sarà un incontro estraneo alle masse. Voi e Lotto, soli, non capita tutti i giorni. Apprezzerete anche l’avveniristico sistema di illuminazione offerto da una ditta leader italiana.

Su stradine solitarie, scendete poi verso la provincia di Macerata. Qui perdetevi tra San Severino Marche e Camerino. Castello sulla vetta del colle, piazza ellittica a valle, godevolissimo museo e l’incanto di San Lorenzo in Doliolo per il primo borgo. Brio universitario, il delizioso teatro Marchetti, il gioco di portici del palazzo ducale affacciato sui giardini per il secondo. Proseguendo in direzione di Tolentino, l’abbazia di Chiaravalle di Fiastra è circondata dalla omonima riserva e offre anche ospitalità.

Tornando verso la costa, sarebbe un peccato non fermarsi a Montecosaro. I motivi sono due. La chiesa di Santa Maria a Pie’ di Chienti è un gioiello romanico a due piani sovrapposti, originalissima nelle sue forme. Il paese a monte è un abbraccio di case dal quale la vista spazia tra l’Appennino e il Conero. Il Museo del cinema a pennello a ridosso della porta che immette nel borgo è l’occasione per toccare con mano cimeli del grande schermo, italiano e non. Mi sono lasciato incantare dalla bombetta di Totò e dal manifesto originale di C’era una volta il west accompagnato dallo spartito autografo di Morricone.

Rientrando in direzione di Ancona, la tappa d’obbligo è nella Basilica Pontificia di Loreto. Qui tutto ricorda il Vaticano, compresa la loggia dalla quale di affacciò San Giovanni XXIII inaugurando la stagione dei Papi viaggiatori. Da qualche mese è agibile il percorso degli spalti, unico in Italia per raccontare le dinamiche difensive di una basilica fortificata. Se a Loreto tutto parla di maestosità, una sosta a Portonovo riporta all’essenzialità romanica, con i sassi bianchi cullati dal rumore delle onde.

Il vantaggio di un percorso del genere è quello di poter essere praticato in tutte le stagioni. Mi piace anche perché trovo sempre una pensione o un b&b pronti a calarmi nell’altra dimensione del sentimento marchigiano, quella che soddisfa il palato con i suoi gusti indimenticabili. Che la via per conciliare spirito e carne passi proprio da qui?

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

La tecnoscimmia e lady Marion

Fatemi trascorrere del tempo tra boschi e borghi e vedrete un uomo felice. L’Italia mi aiuta in questo, non devo neanche cercare troppo. In qualsiasi punto mi trovi, basta poca strada ed ecco una torre, un campanile, muri in pietra spuntare ad abbracciare vecchie case.

Poi sono arrivati i telefoni. Quindi gli smartphone. Ed ecco le app. Quelle fotografiche in particolare mi creano dipendenza, al punto che il mio compagno mi definisce una tecnoscimmia per l’ingordigia di quadretti di Italia formato Instagram. Sono al punto che anche quando giro con la reflex scatto pure con il telefono, manco fosse una scialuppa della macchina fotografica seria, mentre quando sono in giro solo col fatidico arnese, beh non mi tiro indietro e vado a raffica.

Una settimana fa incappo in un concorso su Instagram. Vicopisano sta per ritrasformarsi in quello che era, l’avamposto medievale disegnato dal Brunelleschi nella bassa Valdarno. Lo fa con una festa e per la festa bandisce un concorso per gli instagrammers sul tema “borghi e castelli”. Pertecipiamo in parecchi prevalentemente del centro-nord. Con mia sorpresa, non vince una foto toscana ma marchigiana, San Severino per la precisione. Chapeau all’imparzialità della giuria.

La notizia non sta (solo) nel fatto che un concorso toscano premia una foto marchigiana, ma nella realtà che la più contemporanea delle diavolerie tascabili si è sposata benissimo con la promozione del medioevo genuino. Il comune ora invita tutti a calarsi nelle atmosfere medievali armati di cellulare per postare più immagini e questa volta della Vicopisano che torna con le sue taverne, i suoi giocolieri e il suo mercato. E’ un ossimoro? Forse, io lo chiamo dare una nuova linfa a un turismo che trova nuovi spunti per appassionare. Tecnoscimmie comprese. Arrivederci a #Vicopisanomedievale

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Il festoso paese delle sagre

In Italia si tengono ogni anno circa 5000 sagre, maggiormente concentrate nell’intervallo da giugno a ottobre. Considerando il numero dei comuni del Bel Paese fa una media di tre sagre per comune.
Questi momenti festosi, che animano anche centri molto tranquilli trasformandoli per qualche ora in kermesse colorata, sono purtroppo dei produttori incontrollati di rifiuti indifferenziati. Non tanto per malvolenza degli organizzatori quanto per difficoltà effettiva di gestione che obbliga i volontari a turni forzati concentrati in poche ore con grande volume di traffico.
Tutte le feste? No!

Qualcuno si è attivato, lo ammetto impressionandomi, per una gestione dei rifiuti organizzata fin dalla pulizia del tavolo, dove ragazzi con i cesti di diversi colori raccolgono avanzi e la posateria-stoviglieria in bioplastica.

Ne esce così una ecofesta. Moltiplicata per 5000, penso al cosa ne esce in termini di ottimizzazione dei rifiuti e a una ricaduta non secondaria dell’esempio dato.
Nel paese delle feste, se c’è rispetto anche per l’ambiente c’è un motivo in più per festeggiare.