Un diamante in pattumiera, sicuro di non averlo buttato tu?


Indossereste mai qualcosa che era un rifiuto ma, grazie alla vita nuova del riciclo, ha preso nuova vita? 

Lo storico marchio Patagonia ci ha abituato ai pile ottenuti dalla bottiglie in pet, altri lo hanno fatto con le suole delle scarpe fatte coi vecchi pneumatici o con borse cucite da teloni di camion usati, ma avreste mai pensato ai monili?

Scarpe con suole ricavate da pneumatici

Sì: vecchi oggetti e nuovi scarti da usare alla stregua dei gioielli. Non avranno la brillantezza dei diamanti, ma pare che quanto avanza dal processo di incenerimento dei rifiuti sia davvero allettante, almeno da quel che sembra in foto. Basta un po’ di gusto e una discreta dose di fantasia per ottenere dagli oggetti un uso inaspettato.

Borse da teloni di camion

Quel che vedete in foto sono le creazioni di un amico di vecchia data e buon gusto che si è lanciato nell’ottenere coloratissimi anelli dai cucchiaini in plastica dei gelati estivi. Poi c’è anche chi l’ha scelto per professione e, in barba alla crisi, si è perfino inventato un catalogo

Il cassonetto del tesoro

Non sempre, insomma, le idee della creatività da indossare arrivano da candidi laboratori o profumati atelier. Per chi osa e non ha paura di essere originale, indossare l’ecologia è anche un modo per scegliere la soddisfazione di muoversi con qualcosa di valorizzato che dà nuova vita a qualcosa che prima era solo destinato alle fine. Sa di magico, no?

Tarzan e la casa nella prateria: gli ecolodges

Cos’è un ecolodge? Una struttura turistica dove la bellezza del luogo si combina con un’attenzione marcata all’impatto ambientale della gestione in termini di rispetto del paesaggio, risorse assorbite, efficienza degli impianti. Solo 10 anni fa gli ecolodges che potevano meritarsi il titolo erano pochi, pochissimi. Oggi la crescente sensibilità e la disponibilità degli ospiti a cercare strutture di questo tipo ha sensibilizzato tour operator e imprenditori a investire.
National Geographic ha disegnato una mappa interattiva di quelli sparsi in giro per il mondo, la trovate qui:  http://adventure.nationalgeographic.com/2008/11/ecotourism/world-map-interactive .
Alcune aziende si sono addirittura specializzate nella costruzione e fornitura di moduli indipendenti per impianti e produzione di energia, realizzati con legno proveniente da foreste sostenibili, il sogno per chi ha un terreno e desidera avere nel bosco la sua casetta, http://www.blueforest.com/hotel-leisure/ecoperch/ecoperch#.UPSWKKH-cf0 . Personalmente sarei curiosissimo di provare a dormire nei bozzoli appesi agli alberi (li vedete qui: http://inhabitat.com/cocoon-tree-is-a-lightweight-easy-to-assemble-treehouse-for-sustainable-living/cocoon-tree-berni-du-payrat-1/?extend=1 ). Stanno diffondendosi e immagino che queste strutture possono ridurre al minimo l’impatto del soggiornare in una foresta, a partire dal fatto che non necessitano di un grammo di cemento, garantendo peraltro la sensazione di dormire cullati solo dal vento e di sentirsi anche un po’ Tarzan. Il dubbio che mi viene è: “se nel cuore della notte mi scappa, come posso essere sicuro che la vescica ricordi al cervello che ho dormito a 10 metri da terra?”.

Come nel campo dei prodotti targati bio bisogna prestare attenzione alle iniziative farlocche che spacciano per ecologici dei monoliti in cemento che invece sono un attentato al paesaggio. Non basta avere i pannelli solari sul tetto (che, per carità, sono già un segno di sensibilità), per classificare una struttura alberghiera  come ecologica. C’è qualche rivista che ogni tanto propone la classifica degli ecoalberghi più cool: attenti al campo minato, se poco dopo c’è la pubblicità di uno di questi è abbastanza probabile che qualcuno non la racconta giusta. Si tratta sicuramente di un buon albergo (ve ne accorgete dopo la prima notte), ma non è detto che sia ecologico.

Nel settore alberghiero in Italia il punto di riferimento è l’Alto Adige – Südtirol. Qui non solo costruiscono certe strutture  con materiali naturali e nel pieno rispetto dell’area che le incornicia, ma le fanno funzionare con una maniacale attenzione per dettagli come l’efficenza energetica, il riscaldamento a biomassa, il riciclaggio delle acque,  fino alle specialità del ristorante con pietanze a chilometro zero.
Solo per citare in rete esempi per tutte le tasche: il Vigilius Mountain Resort è sulla cima di una montagna e si perde in un bosco di larici (http://www.vigilius.it/it/il-vigilius/12-0.html), nel fondovalle c’è il bio hotel Theiners, addirittura certificato col titolo di CasaClima   (http://www.theinersgarten.it/it/bio-hotel-alto-adige.htm). Qualche spunto si trova anche in altri bio hotel in zona: il marchio vitalpina garantisce attenzioni ai vertici europei (http://www.vitalpina.info/it/biohotel/201-14464.html).
Anche nel termalismo si sta muovendo qualcosa: Leukerbad, nel canton Vallese della Svizzera (http://www.leukerbad.ch/it/welcome.cfm), è un’affermata stazione sciistica e la principale struttura termale delle Alpi. Non ha eco hotel e maneggia numeri decisamente più grandi di quelli delle strutture citate sopra, però  se cercate terme ecologiche, loro sono riusciti a integrarle col recupero geotermico che converte la temperature dell’acqua in energia. Con qualche milione di litri d’acqua al giorno il risultato è garantito, così scopri che l’acqua fa bene sia a te che all’ambiente.