COVID19: Salvare la Patria stando in pigiama

Distanze, guanti, mascherina, per combattere il COVID19. Forse tutti abbiamo capito la loro utilità e ci stiamo dando da fare.

Sono però in molti che continuano ad essere a rischio conto terzi, cioè per noi. Penso al personale medico con stampate in faccia le impronte delle protezioni, ai ragazzi delle consegne a domicilio che si spostano tra corrimano di scale e tasti di ascensori, alle cassiere dei supermercati che sudano nei guanti, e così via a tutti gli infaticabili della catena della distribuzione che ci sta assicurando il necessario. E non solo.

È dunque dovere di tutti fare del proprio meglio per limitare i contagi. Ma stiamo adottando davvero tutte le precauzioni? Una delle raccomandazioni poco diffuse ma determinanti è quella di NON portare con sé il telefonino durante la spesa e non rispondere mentre si circola tra gli scaffali o sui mezzi. O quantomeno non usarlo per evitare che, rispondendo al telefono coi guanti, si trasmetta alla tastiera quello che il guanto ha raccolto. Basterebbe poi toccare di nuovo la tastiera a spesa finita per ritrovare quello da cui il guanto (ormai tolto) aveva protetto. Anche pulendo i propri dispositivi più volte al giorno, il Covid19 è subdolo e potrebbe batterci sul tempo.

Alla luce di questi contatti, in molti ci domandiamo quanto resista il virus fuori dall’organismo.

Come pubblicato da diverse fonti, la risposta varia in funzione del materiale. Il professor Burioni divulga sul suo sito questa tabella.

Il virus può resistere ore, ma con l’avanzare del tempo il contagio diventa improbabile perché la carica infettiva diminuisce.

Quello che bisogna però tenere ben presente è che il virus è ancora oggetto di studio e non conosciamo completamente il suo comportamento.

Inoltre, circolando, non possiamo prevedere con certezza le situazioni in cui potremmo imbatterci. Le variabili sono troppe per quantità e localizzazione. Se fino a ieri il nostro bus era deserto, non è detto che oggi lo sia. Se stiamo camminando e incappiamo in un incidente, non è detto che si riesca a indossare in tempo le protezioni. Scritto semplicemente, basterebbe un incauto starnuto scappato per sbaglio ad un passante che stiamo incrociando. Improbabile, ma possibile. Insomma, possiamo scegliere. Noi o il Covid19. La differenza è tutta nel limitare le uscite da casa o dall’ambiente protetto.

Nel nostro involucro domestico possiamo anche fare qualcosa di più, come ad esempio dedicarci a una dieta che aiuti a rafforzare il sistema immunitario. Non è una medicina, ma aiuta.

In questo momento abbiamo bisogno di tutto il supporto possibile, a partire dalla nostra pazienza. Si chiama anche questa Resistenza. Guardiamola da un altro punto di vista: diversamente da chi ha imbracciato un fucile o attraversato il mare su un barcone, abbiamo l’occasione di salvare la nostra famiglia e quello in cui crediamo stando in pigiama. Non capita tutti i giorni. I nostri nipoti ci giudicheranno (anche) in base a questo. Che idea daremo di noi se non riusciremo a dimostrare loro di essere stati capaci di fare qualcosa di così poco impegnativo?

#SeEsciSeiFuori: il tempo in casa nel tempo del virus

#SeEsciSeiFuori: vademecum per adolescenti e

Questo Virus è davvero drammatico, ma nella catastrofe gli va riconosciuto il merito di averci fatto riscoprire una parte di noi che non era affatto scontata. Nel risparmiare commenti sui (sempre meno) disgraziati che ostentano spavalderia in un momento fragile come quello che stiamo vivendo, mi colpiscono le iniziative che in rete incoraggiano comportamenti responsabili, da Alberto Angela alla pagina facebook Odiare Ti Costa.

Riprendo volentieri anche l’iniziativa dell’Associazione Pepita Onlus in collaborazione con Fondazione Carolina. Gli educatori di Pepita hanno stilato un vademecum che suggerisce agli adolescenti come trascorrere le giornate: 12 consigli variopinti per 12 tappe quotidiane alternate a un video tutorial per mamme e papà.

“Siamo da sempre al fianco dei ragazzi e delle loro famiglie – ha spiegato Ivano Zoppi, Presidente di Pepita e Segretario Generale della Fondazione Carolina – a scuola, in oratorio, nelle attività pomeridiane. Ora che la loro quotidianità è stravolta, stiamo ricevendo messaggi da genitori e insegnanti che ci chiedono di suggerire loro qualche attività per ridare una routine alle giornate. Ci siamo messi al lavoro e abbiamo pensato a questo progetto che, grazie al digitale, consente ai ragazzi di sentirsi parte di questa sfida globale e ai genitori di vivere più serenamente questo ritiro forzato dalle abitudini di tutti i giorni”.

Sono 12 spunti mediati attraverso altrettanti post per invitare a essere connessi con sé stessi e con gli altri. Nonostante il target sia rappresentato dai giovanissimi, in realtà tutti possono beneficiare dei suggerimenti, che hanno la loro base in un sensatissimo #SeEsciSeiFuori. Io stesso, che adolescente non sono da secoli, ne ho trovato spunto. Libri, film, socialità via web, approfondimenti nella cultura, spunti di cucina, esercizi fisici sono alcuni degli stimoli proposti.

Prendo spunto da libri e documentari. Tra i libri mi sento di consigliarne uno che ho apprezzato molto per come permettere di riflettere su qualcosa che ci è familiare. Ne Le parole sono importanti, Marco Balzano parte dal nostro quotidiano per entrare nelle parole che mai come in momenti come questo vanno pesate. Non è un vocabolario né un noioso trattato di etimologia. Semplicemente è un viaggio attorno e dentro parole di uso comune che, proprio per la facilità con cui le usiamo, spesso ci scivolano via. Uomo, felicità, social, scuola, fiducia, Resistenza, sono solo alcuni dei capitoli. Non li cito a caso.

Scoprirete una connessione straordinaria non solo tra i significati ma anche per l’influenza che possono avere nella nostra vita. Homo, uomo, ha la stessa radice di humus, terra. L’aggettivo felix, felice, ha la stessa radice di fecundus ed è un termine riferito alla capacità di generare. Humus sta a fecundus come l’uomo sta alla felicità e dunque solo l’uomo felice può dare frutti buoni? Lascio a voi scoprirlo perché, dopo aver letto queste 83 scorrevolissime pagine, sono sicuro che ogni parola che pronuncerete non sarà affidata al vento per essere dispersa. 

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Coronavirus e Viaggi: quando ti spetta un rimborso

Dovevate partire ma il Coronavirus è stato più veloce di voi? Nell’atmosfera surreale di questi giorni, implicazioni non da poco toccano il mondo del turismo e dei viaggi, gite scolastiche comprese, con tutti gli annullamenti e le variazioni che il COVID-19 sta provocando.

La batosta deve indurci a riflettere. Lo scrivo da lombardo prima ancora che da italiano. Non escludo di aver contratto il virus dopo le tre ore in attesa del mio volo a Bergamo, hub molto frequentato oltre che il più vicino al focolaio del lodigiano. Un po’ di giorni di autoisolamento mi hanno convinto di essere un “indesiderato del pianeta” e di come sia facile ribaltare le barriere lungo un confine.

Leggo di crociere bloccate, voli con passeggeri respinti, perfino paesi dove mi considero di casa come Israele ma che in questo momento mi sono chiusi.

Anni fa mi fece riflettere un post di Gino Strada: potrebbe arrivare Ebola e sarebbero davvero c***i, diceva il fondatore di Emergency, tanto più che arriverebbe in business class e non con i disperati dei barconi.

Se c’è un momento per chiedere scusa a questi, ammesso la coscienza non ce lo avesse imposto prima, forse è questo.

Nello scenario che c’è chi immagina (erroneamente) manzoniano, qualcuno ci sta rimettendo soldi. Sono operatori, professionisti, famiglie e scolaresche. L’emergenza sanitaria sta inginocchiando l’economia turistica. Si auspica che agli albergatori penseranno le relative associazioni, di concerto con le istituzioni. A noi viaggiatori, invece, rimane la tutela legale personale. Se non desiderate rivolgervi a un avvocato in particolare, invito ad appoggiarsi agli studi che ne raggruppano, magari con figure specializzate. In rete si stanno dando da fare quelli di LegalePerMe.it che hanno stilato un vademecum con i 4 casi in cui è previsto il rimborso dei viaggi annullati per il Coronavirus. Sul sito e qui sotto, i dettagli.

Ancora una volta, niente panico. Solo un po’ di comprensione in più per chi bussa alla nostra porta da uno scricchiolante barcone puzzolente e non da una business class con le salviettine al bergamotto. Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.

#CASO 1: Paesi con limitazioni e restrizioni per i viaggiatori italiani

Ad oggi sono 12 i paesi che hanno imposto limitazioni all’ingresso di italiani, ma si prevede che la lista dei paesi che non accolgono italiani aumenterà. Per maggiori informazioni ti invitiamo a consultare tutti gli aggiornamenti sul sito viaggiaresicuri.it del Ministero degli Esteri.

  • Israele: è sconsigliato l’ingresso di italiani, mentre è prevista la quarantena per i cittadini israeliani di rientro dall’Italia;
  • Giordania: chiusura ingresso a italiani, cinesi e coreani;
  • Arabia Saudita: vietato l’ingresso a viaggiatori da paesi di diffusione del virus secondo criteri da stabilire da parte delle autorità sanitarie;
  • Bahrein: vietato l’ingresso a viaggiatori di Italia, Giappone e Iraq. Italiani con residenza in Bahrein possono entrare con obbligo di quarantena (14 giorni);
  • El Salvador: vietato l’ingresso a viaggiatori di Italia e Corea del Sud. Salvadoregni provenienti da questi due paesi hanno l’obbligo di quarantena (15 giorni);
  • Mauritius: vietato l’ingresso a italiani provenienti da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Obbligo di quarantena per cittadini transitati in queste regioni o in Cina e in Corea del Sud.
  • Turkmenistan: vietato l’ingresso a chiunque provenga da paesi con casi conclamati di infezione. Controlli sanitari differenziati su persone già in viaggio a seconda del paese dal quale arrivano;
  • Iraq: vietato l’ingresso a chiunque provenga da Italia, Cina, Corea del Sud, Giappone, Singapore, Iran e Thailandia;
  • Vietnam: vietato l’ingresso a chiunque provenga dalla Cina. Altri viaggiatori, a seconda, dei casi, potrebbero essere respinti alla frontiera con scarso o nessun preavviso;
  • Capo Verde: vietato l’ingresso a chiunque provenga dall’Italia (sospensione di voli charter);
  • Kuwait: vietato l’ingresso a chiunque provenga dall’Italia;
  • Seychelles: vietato l’ingresso via aerea e via mare a chiunque provenga dall’Italia. Cittadini di rientro dalle zone del contagio avranno l’obbligo di quarantena.

E previsto un rimborso in questi casi?

Cosa fare quindi se hai programmato un viaggio in questi paesi? Ti consigliamo di rivolgerti alla compagnia aerea o al Tour operator presso cui hai prenotato e chiedere se son previsti rimborsi totali o parziali. o altrimenti emissione di voucher.

Per esempio, la compagnia low cost Ryanair ha comunicato che offrirà l’opzione di rimborso completo verso Israele o verso la Giordania, oppure una nuova prenotazione sui voli per Israele dopo il 1° aprile 2020.

Coronavirus: viaggi in Italia in zone con casi di contagio

In questo caso generale è difficile viaggiare per chiunque debba transitare nelle zone a rischio epidemiologico. Ma per chi, invece, già da tempo ha programmato un viaggio in queste zone? L’Italia in questo momento è divisa in 3 zone:

  • zona rossa: aree epicentro del contagio (zona  a sud di Milano e nel padovano);
  • zona gialla: aree con casi di contagio intorno alla zona rossa;
  • zona verde: senza restrizioni.

#CASO 2: viaggio in una “zona rossa” o in una “zona gialla” in Italia

Hai prenotato un soggiorno, un viaggio o una gita nella cosiddetta “zona rossa” o “zona gialla”? Cosa puoi fare ora? Aver prenotato o prenotare una vacanza o un soggiorno nelle prime due zone può prevedere il rimborso del viaggio? Per capire quali sono le indicazioni, prendiamo spunto da quanto chiarito da Federconsumatori.

Per le strutture alberghiere nella zone rosse è possibile:

  • Annullare la prenotazione e chiedere il rimborso della caparra;
  • Spostare la data di prenotazione;
  • Chiedere il rimborso delle cifre versate per soggiorni finalizzati alla fruizione di eventi sportiviculturali o di altra natura già annullati.

Per strutture alberghiere nella zona gialla è possibile ottenere:

  • Il rimborso delle somme versate o lo spostamento prenotazione solo per immunodepressi certificati;
  • Il rimborso delle somme versate o spostamento prenotazione solo per utenti con quadro sanitario deficitario.

E se hai acquistato un biglietto ferroviario con destinazione nelle cosiddette “zone rosse”?

  • Per il biglietto Trenitalia è previsto il rimborso integrale
  • Anche per il per biglietto su Italo è previsto il rimborso integrale

Per quanto riguarda i voli, ancora nulla è deciso. Federconsumatori consiglia di inoltrare richiesta alla compagnia per il rimborso o l’emissione di un voucher.

#CASO 3: gita o visita d’istruzione in una “zona rossa” o in una “zona gialla” in Italia

Il governo ha, inoltre, deciso di sospendere tutti i viaggi di istruzione e gite scolastiche. Le famiglie possono già provvedere a richiedere il rimborso delle somme versate.

Per entrambi i casi (caso 2 e caso 3) provvedimenti elencati valgono solo per le zone rosse e gialle, mentre per le zone verdi non è giustificato alcun rimborso.

Coronavirus e rimborso viaggi: le prenotazioni online

E per chi ha prenotato una vacanza online tramite una portale turistico? Le piattaforme online di prenotazione viaggi si stanno in questi giorni adeguando alle indicazioni fornite dalle istituzioni.

#CASO 4: prenotazione online tramite Booking.com

Al momento è disponibile solo un comunicato di Booking.com, uno dei maggiori portali per prenotazione viaggi online, che garantisce la cancellazione gratuita dei soggiorni già prenotati.

non moriremo per il coronavirus

Le notizie del virus sono più virali del virus stesso. Anche le boiate. Non sono medico e non mi sento di esprimere il minimo commento a quanto sta succedendo.

Una cosa però, quella sì, la posso scrivere. Se alcune notizie dal nostro pianeta, coetanee della paura da Coronavirus, avessero l’impatto delle sciocchezze in circolazione in questi giorni, lo considererei un successo. Invece niente.

Tanto per lucidarsi gli occhi e preoccuparsi davvero:

1. In Antartide la temperatura ha superato i 20°: il cambiamento climatico non farà paura finché non ci renderemo davvero conto che non potremo contrastare l’innalzamento dei mari e le migrazioni di massa con le confezioni di Amuchina.

2. Le foreste continuano a bruciare in tutto il mondo minando la biodiversità di ambienti già drasticamente minacciati.

3. La GPGP (Great Pacific Garbage Patch, la super isola di plastica del Pacifico) non solo ha superato la superficie della penisola iberica ma ha ormai gemelle negli altri mari.

4. In Siria una quantità agghiacciante di bambini sta morendo assiderata per il blocco dei viveri e dei soccorsi.

5. In Croazia una folla in festa esulta di fronte al rogo di un manichino. Sarebbe un rito pagano come un altro se il fantoccio non rappresentasse una coppia gay con un bambino raffigurato con la faccia del parlamentare Nenad Stazic, promotore della campagna per i diritti LGBT nel paese. 

Quante di queste notizie avete letto con la stessa attenzione di quelle dedicate al Covid 19? Ho fatto questo esame di coscienza. Una volta informatomi, con fonti avvalorate da esperti, mi sono dato dello sciocco e mi sono concentrato di più su chi cerca di sdrammatizzare la situazione.

Voglio dare un contributo in questo senso, lasciando i medici – e non gli internettologi – a fare il lavoro dei medici. Non è una mancanza di rispetto a chi è toccato da vicino, ma un invito a ragionare fino a dove ci può portare la mancanza di lucidità. La disinformazione uccide, la satira no. Ho raccolto in rete alcune delle battute social più virali. Le trovate qui sotto, dimostrano che l’ignoranza, quella vera, a volte fa davvero ridere.

questo articolo è pubblicato anche su Huffington Post.

Il Bacio con un’opera d’arte

Oggi è San Valentino. Volete impressionare davvero il/la vostra partner con un gesto che rimanga nella memoria e che sia davvero ecologico? Un fiore è una piccola meraviglia della natura, ma nel momento in cui è reciso, inizia a morire. Un diamante è per sempre, ma è impegnativo per il portafoglio e per la difficoltà di portarlo in giro. Molto probabilmente è stato anche estratto da poveri disperati in qualche miniera sperduta del quarto mondo.

Festeggiate San Valentino portando chi vi è caro a vedere un’opera d’arte. Potrebbe essere la soluzione che punta dritto al cuore, ed è più “per sempre” di un diamante. Il momento in cui sarete voi davanti all’opera, sarà vostro finché morte non vi separi. E forse anche oltre.

Vi racconto un episodio capitato mentre stavamo filmando un documentario su Bernini alla Galleria Borghese di Roma. Il luogo è un concentrato di opere d’arte tali da far girare la testa. Quando iniziamo un lavoro in un museo, con la troupe abbiamo la fortuna di rimanere all’interno quando lo spazio è precluso al pubblico. Questo ci permette di entrare in confidenza con il personale e scoprire gli aneddoti del luogo. Ci sono storie fantastiche, mai riportate da nessuna guida. La Galleria Borghese, poi, è speciale, perché mantiene ancora quell’allure di dimora che la direttrice Anna Coliva, storica dell’arte e tra le più grandi conoscitrici di Bernini, sembra aver ricevuto in dote dal Cardinale Scipione Borghese, mecenate del padre del barocco che qui abitò. 

Buon San Valentino

Fu tra quelle mura che, durante un sopralluogo, notai un uomo. Era anziano, ma ancora nella piena linfa della maturità. Mi colpì perché era immobile davanti alla Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio, con in mano una pianta.

Con un gesto di confidenza che ho molto apprezzato, l’assistente che mi accompagnava raccontò che ogni anno, a San Valentino, a un’ora precisa del pomeriggio, l’uomo con la pianta si presenta all’ingresso, si accoda alla biglietteria e, salite le scale, raggiunge il quadro per rimanere davanti al capolavoro del Merisi. Lui e la pianta. Nel film proiettato dentro la mia testa, c’era una persona al suo fianco la prima volta che ci andò. Tenendosi per mano si persero nei chiaro scuri di Caravaggio e appena fuori comprarono la pianticella. Quel giorno, i miei occhi videro una persona e una pianta, ma sono sicuro che era un inganno dei sensi, perché le persone erano in realtà due, solo che una era invisibile.

Probabilmente non vi serve una Galleria Borghese per il 14 febbraio. Se desiderate un bacio immortale, nella storia dell’arte potete sbizzarrirvi da Hayez a Banksy, passando per Munch, che non dipinse solo angosciati urlatori ma anche uno dei baci che meglio esprime la fusione tra le entità amate. 

Se foste a Milano dal 14 al 16 febbraio, vorrei suggerirvi una chicca, peraltro gratuita. A cent’anni dalla scomparsa del pittore Gaetano Previati, torna nella città dove fu dipinto uno dei suoi quadri più rappresentativi. Nella sua storia c’è anche un pizzico di mistero. Si sapeva che la tela – oltre due metri di altezza per quasi un metro di larghezza – fu esposta alla Permanente del 1889. Cercandolo, risultavano sì dei dipinti di Previati, ma nessuno che corrispondesse al Bacio o al Romeo e Giulietta, i titoli con i quali oggi è conosciuto. Il quadro invece c’era – e per la cronaca fu molto apprezzato dai critici – ma era catalogato col nome che lo stesso autore gli attribuì: Penombre. Previati, nel parlarne, diede anche indicazioni precise sul come esporlo, con la luce proveniente da sinistra.

Anche per queste sue visioni, fu considerato come uno degli artisti più visionari e talentuosi. Umberto Boccioni lo descriverà in un articolo come:«il solo grande artista italiano, di questi tempi (la fine del XIX Secolo, ndr), che abbia concepito l’arte come una rappresentazione in cui la realtà visiva serve soltanto come punto di partenza.»

La Galleria Bottegantica organizza la mostra Previati in Love e nella notte di San Valentino ospita un pianoforte a coda che con le sue note alimenterà l’ardore perenne dei due amanti. E spero anche il vostro.

Un consiglio. Noterete, trovandovi di fronte alle pennellate, che nessuna foto rende lontanamente giustizia al soggetto. Chiedete al personale di ridurre le luci al minimo e perdetevi in ogni singolo dettaglio fino al contatto delle labbra. Non ci sarà fiore o diamante che tenga.

Buon San Valentino.  

La carica dei canguri

I fuochi che stanno arrostendo l’Australia, ma prima quelli in Sud America, in Siberia… Possiamo correre lontano, ma prima o poi inciampiamo nella foto del cangurino arrostito dalla recinzione che ha bloccato la sua fuga. E ci rimaniamo impigliati anche noi in quella rete.

Volete la misura della strage? Una cifra attendibile è nell’ordine delle centinaia di milioni. Ma dimenticate per un attimo la statistica, non è quella o questa zona a doverci preoccupare, è che il mondo sta diventando sempre più bollente. Ci scotta sotto i piedi. Impressiona (me per primo) quella statua di carne bruciata. Stava scappando da un luogo all’altro per la sua sicurezza. Come un bimbo nel carrello di un jet.  Come la gente nei barconi.

Come noi italiani tra Ottocento e Novecento. E’ il mondo, è la natura. Possiamo solo accettarla. E fare del nostro meglio per rendere migliore la nostra esistenza comune su questa bolla azzurra che ci sposta nell’universo a una velocità troppo elevata perché noi la si possa davvero immaginare nella nostra limitatezza.

C’è spazio per tutti? Una volta pensavo di sì. Oggi non ne sono più tanto convinto. Quando su una nave qualcuno inizia a dare di matto e non c’è modo di portarlo a ragionare, forse è meglio arginarlo. Mettiamolo in quarantena, perché il pericolo non sono gli altri, quelli che lui addita spaventato e sbraitante. E’ così che il pericolo diventa lui stesso. Stiamo attenti a questi individui. Snidiamoli. Potrebbero essere gli stessi che prima si sdegnano di fronte ai cangurini bruciati, salvo poi grugnire di fronte al diverso che ti tende la mano in cerca di aiuto. Ti vedo mentre appicchi un fuoco? Ti denuncio. Rovesci merda ovunque a gesti o a parole? Te le ribalto addosso. E’ la legge della sopravvivenza. La stessa che ci obbliga a spostarci da A a B se A brucia e B no. E solo un pazzo certificabile riuscirebbe a credere di poter fermare la carica dei canguri.

Metti una Banana al muro

Questo è un elogio alla provincia italiana che parte da una banana. Cattelan l’ha appesa al muro portando il frutto su tutti i giornali. Ci sono dei precedenti ben più consistenti, visto che al muro ci appese già il suo gallerista Massimo de Carlo, che però mi risulta nessuno si sia mangiato. Questa volta l’artista ha avuto pronti emuli in quella provincia italiana che per la sua fantasia e la sua operosità non ci si stanca di elogiare. Antonio Natali, lo storico direttore degli Uffizi di Firenze, sottolinea queste doti per arrivare poi alle opere d’arte.

“Da anni coltivo la convinzione che la provincia sia la parte più sana dell’Italia (generalizzo, ma la sostanza è questa). (…) Due sono le virtù che nella provincia italiana dimostrano, nonostante i venti contrari, capacità di resistenza, e che fanno confidare in un futuro meno fosco e crudo per l’intero Paese: la generosità e l’umiltà.”

Molto meno nobilmente io arrivo alle banane e ai salami. Penso a Cattelan (che dalla provincia arriva) che ha trovato emuli capaci di cogliere gli stimoli che l’arte impone. Ma penso al molisano che ha cattelanizzato la salsiccia giocando con lo stesso sfondo e lo stesso nastro adesivo, ma mettendo al posto della banana l’orgoglio della tavola di Riccia, la salsiccia piccante che arricchisce il menu molisano.

Inorridiranno i vegetariani, meritevoli di rispetto, ma eterni incompresi in Molise come in buona parte dell’Italia. Salvatore Ciocca, l’autore dell’opera gastroartistica, risponde che, dove Cattelan appende un prodotto importato, lui ha messo una cosa che nel suo territorio si produce da secoli e con grande rispetto del maiale, spesso allevato ancora in fattoria e non pompato a estrogeni. Con contadina dovizia precisa che il suino si chiamava Pigmalione e il norcino Giosuè. 

Nicola Schiaffino si chiama invece il ragazzo di Lavagna – cambiamo sponda e dall’Adriatico passiamo al Tirreno – che appena sentita la notizia ha portato Cattelan nel suo carrugio. Anche Nicola è un’espressione genuina della provincia. Geografo per vocazione e alpinista per passione, ha scelto di portare avanti il negozio di frutta e verdura dei genitori alzandosi ogni giorno alle 6. Amando la sua terra, intelligentemente privilegia i prodotti del territorio. Letta la notizia, dice di non aver resistito all’idea della banana e da buon ligure assicura che la quotazione è un vero affare.

Ode alla banana (di

Diversamente da quanto successo all’Art Basel di Miami, nessuno l’ha mangiata e la banana è rimasta al suo posto, dimostrando due cose: la provincia è onesta e io non sono passato di lì. Come Datuna, non avrei resistito alla provocazione. 

Consiglio un libro per chi, come me, della provincia è comunque innamorato. “Portami dove sei nata” è un viaggio nell’Abruzzo profondo, a Valle San Giovanni. Roberta Scorranese ci accompagna nel suo clan familiare e ci immerge in un doppio piano narrativo. Lo fa con una delicatezza tutta sua passando dal contemporaneo ai periodi della guerra.

Ci sono i colpi di cannone, i terremoti, le “vergogne” da tenere in famiglia e le emozioni che solo la provincia sa dare. Si apprezzano le cartoline dove emerge il territorio fatto di tinte pastello e di suoni, compresi i boati creati dal personaggio dello zi ’Ntonio, il dinamitardo che ho adorato. La campagna con le sue stagioni racconta la fatica dell’esistere quotidiano e ci dona un romanzo che può tranquillamente essere considerato una raccolta di racconti che commuovono per la tenerezza delle carezze dei vecchi, ma fanno ridere di gusto per le piccole guerre quotidiane tra le comari.

Roberta è una buona cronista anche nel portare alla luce quell’Italia irrisolta in cui la famiglia “va protetta a tutti i costi, con gli errori e con le cadute”, creando a volte disastri in tema di diritti umani. Proprio perché è un’ottima giornalista, azzera le distanze tra i lettori e i protagonisti delle scene e ci porta all’empatia. I personaggi non chiedono scusa, ma ci obbligano a riflettere di cose non normali ma che succedono. Esattamente come una banana appesa a un muro.

QUesto articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

La famiglia è una sola

Durante la Digital Media Fest, Il video di idealista La famiglia è una sola realizzato per il Pride 2019 si è aggiudicato il prestigioso premio Teletopi 2019 nella categoria Citizenship, con la seguente motivazione: “Un video che ribalta il concetto dell’unicità della famiglia in ottica inclusiva”.

Che dire, se non che il video tocca per la sua semplicità e per il contesto molto italiano? Tante finestre quante le famiglie, tanti sguardi come le sfaccettature, a prescindere da colori della pelle e abitudini. Onore ai vincitori della gara, ma onore anche ai giurati che hanno riconosciuto il valore dell’iniziativa.

Per mia – personalissima – attitudine a non sbirciare nelle case altrui, reputo un po’ da guardoni l’idea della vista attraverso le finestre. Ammetto però che, se interpretato come un messaggio per metterci la faccia, il piano di osservazione dell’intero palazzo passa efficacemente, dalla coppia lesbo ai tenerissimi vecchietti, passando per la (un po’ scontata) coppia di palestrati da cliché “milanese”.

Dal sito di Idealista, creatore della campagna:

Lo storytelling è basato sulla forza propulsiva del bacio. Una sequenza di baci travolgente in un crescendo emozionale (pàthos) sulle note di “Va pensiero”, l’inno di liberazione per eccellenza, che esprime a pieno la potenza dei sentimenti e ci ricorda che la famiglia è un legame d’amore. Lo storytelling diretto, delicato e spontaneo, culmina nel claim La famiglia è una sola, un richiamo non casuale a una frase spesso utilizzata da chi sostiene la cosiddetta famiglia tradizionale. Noi abbiamo voluto fare nostro questo slogan andando “oltre” il senso comune.

Reinhold Messner – Il quindicesimo 8000

Titolo: Reinhold Messner, il quindicesimo 8000
Produzione: VarioFilm 2012
Regia: Valerio Scheggia
Autore: Stefano Paolo Giussani
Durata: 50′
Location: Alto Adige – Südtirol, Veneto

Tre castelli medievali, un forte dolomitico della Grande Guerra, una avveniristica rampa sotterranea si affacciano ai luoghi tra i più suggestivi dell’arco alpino, contengono reliquie Continua la lettura di Reinhold Messner – Il quindicesimo 8000

Train Men – Gli uomini del trenino rosso del Bernina

Produzione: Polivideo 2014
Regia: Valerio Scheggia
Autore: Stefano Paolo Giussani
Location: Val Poschiavo – Svizzera

Il trenino rosso che collega Tirano a San Moritz è una delle immagini più caratteristiche delle Alpi. La Ferrovia del Bernina si snoda ad oltre 2000 metri. Sfiora ghiacciai e cascate. Passa viadotti mozzafiato e stazioni d’alta quota.  Attraversa foreste e sfida temperature polari. Almeno una volta nella vita gli appassionati di treni vengono da tutto il mondo per viaggiarci e anche chi è un semplice turista me rimane incantato: cosa c’è dietro la linea ferroviaria più spettacolare d’Europa?

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