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Impara l’arte (e divulgala)

«La bellezza salverà il mondo», se sai come fare. Penso che Dostoewskij non se ne avrà a male per l’aggiunta, sempre più necessaria quando circostanziata all’arte, all’ambiente e al territorio. Se già certe istituzioni, piccoli musei, attrazioni culturali languivano prima, il lockdown è stata una mazzata di quelle che buttano al tappeto.

Di fronte a una catastrofe puoi subire o prendere atto dei tuoi mezzi e provare a ricostruire, che non significa necessariamente rifare quello che facevi prima. A volte bisogna osare e provare strade nuove.

A Milano James Bradburne è il direttore di Brera e uno di quelli che considero un illuminato per azioni e reazioni. Preso atto che gli appassionati non potevano andare al museo, glielo ha consegnato a domicilio con Brera Ascolta, un museo a casa tua. Le visite al sito sono cresciute nell’ordine delle centinaia di migliaia. Lo stesso possiamo dire di Cristian Greco dal Museo Egizio di Torino con le Le passeggiate del Direttore guidate da lui medesimo e da esperti.

Andiamo verso una digitalizzazione matura, seria, non di acqua dolce perché non si limita a portare il depliant sul web ma cala nella realtà come e di più che non se si fosse lì. Andiamo anche verso una fase esperienziale per cui si promuove o visita la realtà ma lo si fa in modo indimenticabile grazie alla qualità dell’accompagnatore.

Quando giriamo un documentario abbiamo la fortuna di ottenere visite speciali con la guida dei curatori. Credetemi se vi dico che puoi visitare dieci volte un luogo ma non è mai come essere accompagnati dal padrone di casa.

Due esempi a diversi livelli ci mostrano la portata di quello che ancora si può fare.

Il primo tocca un’icona di stile. Chiara Ferragni agli Uffizi c’era per un servizio di Vogue, si è postata dichiarando dove fosse ed è stato boom di visibilità. Chiunque abbia espresso una critica a qualsiasi livello deve tacere e basta. 

Accetto pareri solo se si visitano musei e si conosce davvero la fatica necessaria a promuovere la cultura. Poi, scusate, uno: la Ferragni era già lì per una testata di prestigio a cui molti si riferiscono. Due: essa stessa è seguitissima in tutto il mondo perché un‘interprete della bellezza (e ammettiamolo che siamo tutti un po’ invidiosi da tanto che è bella e fine). Tre: ha legato il suo nome a un museo portandolo alla ribalta e magari stimolando a visitarlo chi non ci sarebbe mai andato. E io dovrei lamentarmi? Ne vorrei cento e mille di Chiare Ferragni che aiutino a promuovere le istituzioni culturali.

Diciamole grazie invece di criticare. Ho sinceramente apprezzato pure il modo in cui il marito Fedez l’ha difesa dagli attacchi dei leoni da tastiera. I Ferragnez a me divertono perché sono l’equivalente dei Sandra e Raimondo della mia epoca – Chiara e Federico non vogliatemi male per il paragone perché è un grosso complimento! – e quando si muovono lo fanno anche per fin di bene, vedi le operazioni sanitarie e solidali che hanno sostenuto personalmente per l’emergenza covid. 

Se qualcuno ha dubbi che la bellezza abbia bisogno di testimonial, oggi diremmo influencer, legga Umberto Eco. La sua Storia della bellezza rimane un punto di riferimento. 

Secondo esempio: per la stessa forza motrice di bellezza appena accennata non posso non apprezzare le migliaia di volontari impegnati nell’arte. Ai miei occhi sono già un pezzo di quei cento e mille che auspico sopra. Un’iniziativa di questi giorni è quella del Touring Club Italiano, un’istituzione che da oltre un secolo promuove il nostro paese e le bellezze che lo distinguono. La spontaneità di quella ragazza del loro ultimo spot non mi lascia indifferente. 

Insieme al loro tempo, i volontari dei luoghi “Aperti per voi” hanno messo la faccia nel messaggio per invitare al sostegno degli 80 luoghi che ogni giorno li vede testimoni e attori nel mondo della cultura. I due euro della donazione attraverso un sms sono strameritati e, per quanto mi riguarda, dovuti.

Se poi qualcuno volesse fare di più per la campagna Prenditi cura dell’Italia con noi, basta seguire le istruzioni. «Nei primi giorni del contagio abbiamo pubblicato la campagna “Passione Italia” – dichiara Arianna Fabri, responsabile della promozione e dello sviluppo associativo del Touring – per contrapporre alla mappa del contagio la mappa della bellezza e incoraggiare tutti i cittadini italiani alla creazione di una carta geografica per viaggiare simbolicamente da casa e per non dimenticare quello che l’Italia offre.»

Ecco il punto! Quella carta dobbiamo averla dentro, un tatuaggio sul cuore per non perdere la direzione che più che mai in momenti di incertezza è indispensabile.

Covid 19: diffondiamo idee, non pangolini

Oggi è il cinquantesimo anniversario della Giornata della Terra

Dalla decisione di dedicare una ricorrenza all’unico guscio amichevole conosciuto in un universo non ospitale, sono trascorsi 50 anni e molti eventi che hanno segnato l’umanità. Mai come quest’anno, però, la data è legata a circostanze apocalittiche per il mondo occidentale.

Senza scomodare i visionari che imputano Covid-19 al castigo divino, il virus pare ormai assodato essere una zoonosi e potrebbe avere a che fare con l’uomo non per la fantasiosa elaborazione fantapolitica di un’arma batteriologica, quanto per la conseguenza del nostro comportamento nei confronti delle specie e degli ambienti del pianeta.

Lo spiega benissimo David Quammen in Spillover, libro edito nel 2014. L’autore fu intervistato da Fazio il mese scorso, vi consiglio di di ascoltarlo per la qualità dell’intervista. Firma autorevole del National Geographic e ottimo divulgatore, parlando di virus, previde con una buona approssimazione cosa sarebbe successo e dove sarebbe successo. Il ragionamento è semplice e facilmente comprensibile, perfino da non scienziati, visualizzando una catena di eventi.

  1. Abbiamo consumato gli ambienti naturali con percentuali da estinzione di massa.
  2. Di conseguenza si sono ridotte le specie che, come noi stessi, sono portatrici di virus.
  3. I virus, non avendo gambe, puntano a moltiplicarsi con gambe altrui, cioè cercando nuovi organismi in grado di ospitarli al posto di quelli scomparsi.
  4. Contestualmente offriamo ai virus quasi otto miliardi di esseri umani che permettono loro di proliferare muovendosi in aereo.

Serviva solo il taxi che portasse il virus dall’ambiente che era il suo naturale a un nuovo ambiente. Lo ha trovato nei pipistrelli o nei pangolini o in qualche essere che ancora non è stato individuato venduto nei mercati del sud della Cina. Se è chiaro a tutti cosa sia un pipistrello, è probabile che, come ha fatto il sottoscritto, dobbiate informarvi su cosa sia un pangolino

Scoprirete che è uno dei mammiferi di selvaggina più commerciati nel mondo, nonostante sia una specie a rischio estinzione.

Frenatevi dal pensare “ma che schifo, come fanno i cinesi a mangiare ’ste cose?!?” perché un americano pensa esattamente la stessa cosa di noi quando cuciniamo il coniglio che in USA è un animale da compagnia o quando consumiamo il nostro formaggio con i vermi che fa inorridire anche alcuni nostri connazionali quando per altri è una prelibatezza.

Paese che vai, abitudini che trovi. Semmai andrebbero risolti i problemi legati all’igiene. Non è razzismo affermare che il wet market di Wuhan non sia da prendere a modello. Così come non lo sono i mercati della Liberia dove si consuma abitualmente carne di scimmia e ci sono focolai di Ebola probabilmente legati a questo commercio. Quammen ci assicura che il Coronavirus è quasi un dilettante rispetto al disastro che può provocare Ebola se iniziasse a diffondersi seriamente.

La giornata della Terra 2020 è dunque uno stimolo di riflessione, partendo dallo sfruttamento indiscriminato del nostro pianeta. In nessun modo, uno scenario come quello attuale va visto come una vendetta o un castigo. La Terra non si vendica. Come tutti gli organismi complessi reagisce, nella logica delle cose. Se ci pungiamo un dito, spostiamo la mano. Se distruggiamo un ambiente, quel che c’è dentro e sopravvive si sposta, virus compresi. Semplice.

Il nostro obbiettivo dovrebbe essere quello di ridurre il rischio di futuri eventi del genere. Come? Rimediando al punto 1 della catena di cui sopra e sostenendo leader che condividano una visione preservativa e non di consumo, fornendoci da persone che dichiarino chiaramente da dove provengono gli alimenti, responsabilizzandoci sul modo in cui ci spostiamo, privilegiando l’uso di prodotti riutilizzabili, condividendo l’uso delle risorse e ponendo la massima attenzione al significato di “rifiuto” che può essere risorsa e non pattumiera. Sarebbe davvero apprezzabile se, per la Giornata della Terra e per ogni alba che segue, ognuno di noi riuscisse a fare propri questi concetti e trasmetterli a tutti quelli che ci circondano. Esattamente come un virus: contagiamo il mondo, ma solo con messaggi positivi per il futuro. Diffondiamo idee, non pangolini.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Mentre #iorestoacasa i viaggi sono virtuali

Dopo questa tempesta, da qualche parte, dovremo pur ricominciare. Senza dimenticare l’ #iorestoacasa, è giusto tener presente che, oltre la nostra porta, abbiamo sempre e comunque il Paese più bello del mondo. Quello che, prima o poi, tutti torneranno ad invidiarci. È solo questione di tempo. Alla stregua di una piccola valvola di sfogo, ecco qualche suggerimento per uscire di casa solo virtualmente visitando luoghi fantastici attraverso contenuti internet di alta qualità e dall’accesso gratuito.

A Torino come tra le piramidi

Il primo spunto è rivolto a Torino. Nel cuore della capitale sabauda, Christian Greco ci porta nel meraviglioso mondo dei faraoni. Amerete questo direttore di museo che rompe ogni schema per accompagnarci nella storia con la freschezza di un amico d’infanzia che ti porta nella sua stanza dei giochi. È smart nel muoversi tra le teche e i reperti, è capace di attirare e mantenere l’attenzione sui pezzi unici a prescindere che siate un adolescente o un arzillo papà di Indiana Jones, è estremamente competente nel tracciare i collegamenti attraverso le sezioni della collezione egizia più grande del mondo all’esterno dei confini del regno del Nilo.

I grandi artisti al cinema

Un altro spunto ci arriva dalla casa di produzione Magnitudo Film. Attraverso la sezione del suo sito Magnitudo Film Per l’Italia, ha messo a disposizione degli insegnanti e degli appassionati tutti i titoli della stagione appena conclusa. Si parte dal celebrato Leonardo con interventi, tra gli altri, di Massimo Cacciari, Stefano Boeri e del direttore emerito degli Uffizi Antonio Natali. Tra gli altri titoli disponibili gratuitamente spiccano Gianlorenzo Bernini, illustrato nella magnifica cornice della Galleria Borghese, e Antonio Canova, con la carrellata completa delle opere del maestro che furono raccolte dal fratello nella casa museo di Possagno. Mathera ci porta nelle suggestioni della città dei Sassi mentre Palladio ci accompagna tra le perle delle ville venete fino ad una capatina all’ombra del campanile di San Marco.

Plutone e Proserpina, da “Bernini” della MagnitudoFilm

Essere in casa immersi nell’alta definizione è un invito ad calarsi nei backstage dei musei. Vi siete mai chiesti quanta maniacale attenzione ci sia nella cura per le opere d’arte? In tutto il mondo, uno dei punti di riferimento è l’Opificio della Pietre Dure di Firenze. Un viaggio a misura di microscopio ci mostra come da un dipinto si arrivi a un mosaico rinascimentale. Il filmato rientra nel ciclo “La cultura non si ferma” del Mibact. Ampliando l’orizzonte oltre i confini nazionali, il sito dello Smithsonian ha una sezione specifica dedicata al virtual travel

I musei imperdibili

L’articolo più recente, suggerisce una serie di luoghi immancabili che vanno dai Musei Vaticani al Louvre, dal Guggenheim di New York alla National Gallery di Londra, fino ad arrivare al Thyssen-Bornemisza di Madrid e al Museo nella casa natale di Anna Frank. Se siete cintura nera di documentari, appassionati d’arte fino al midollo e non avete ancora visto l’Ermitage, potreste cogliere l’invito di Apple. Per dimostrare le capacità di ripresa dell’ultimo modello di smartphone, ha pubblicato una strepitosa sequenza di oltre cinque ore (cinque!) attraverso i corridoi degli zar a San Pietroburgo.

Nessuno ha scelto volontariamente il periodo di clausura che stiamo attraversando, ma vivere una pandemia coperti da una buona connessione web ha indiscutibilmente i suoi vantaggi. Possiamo scegliere di subire il momento o possiamo decidere invece di considerarlo un’occasione di formazione e magari di scelte future. Guardiamo al lato positivo: quando saremo liberi di spostarci avremo una lista di luoghi da spuntare scoperti nel web. Avete presente la lista dei posti da vedere almeno una volta nella vita? Ecco, immaginate però che sarà ancora più bella perché in cima all’elenco ci saranno innanzitutto le nostre piazze, i nostri parchi e i nostri vicoli, quelli che abbiamo fuori dalla finestra e che non ci parrà vero ricominciare a frequentare. Partirà da lì il nostro nuovo giro del mondo.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

COVID19: Salvare la Patria stando in pigiama

Distanze, guanti, mascherina, per combattere il COVID19. Forse tutti abbiamo capito la loro utilità e ci stiamo dando da fare.

Sono però in molti che continuano ad essere a rischio conto terzi, cioè per noi. Penso al personale medico con stampate in faccia le impronte delle protezioni, ai ragazzi delle consegne a domicilio che si spostano tra corrimano di scale e tasti di ascensori, alle cassiere dei supermercati che sudano nei guanti, e così via a tutti gli infaticabili della catena della distribuzione che ci sta assicurando il necessario. E non solo.

È dunque dovere di tutti fare del proprio meglio per limitare i contagi. Ma stiamo adottando davvero tutte le precauzioni? Una delle raccomandazioni poco diffuse ma determinanti è quella di NON portare con sé il telefonino durante la spesa e non rispondere mentre si circola tra gli scaffali o sui mezzi. O quantomeno non usarlo per evitare che, rispondendo al telefono coi guanti, si trasmetta alla tastiera quello che il guanto ha raccolto. Basterebbe poi toccare di nuovo la tastiera a spesa finita per ritrovare quello da cui il guanto (ormai tolto) aveva protetto. Anche pulendo i propri dispositivi più volte al giorno, il Covid19 è subdolo e potrebbe batterci sul tempo.

Alla luce di questi contatti, in molti ci domandiamo quanto resista il virus fuori dall’organismo.

Come pubblicato da diverse fonti, la risposta varia in funzione del materiale. Il professor Burioni divulga sul suo sito questa tabella.

Il virus può resistere ore, ma con l’avanzare del tempo il contagio diventa improbabile perché la carica infettiva diminuisce.

Quello che bisogna però tenere ben presente è che il virus è ancora oggetto di studio e non conosciamo completamente il suo comportamento.

Inoltre, circolando, non possiamo prevedere con certezza le situazioni in cui potremmo imbatterci. Le variabili sono troppe per quantità e localizzazione. Se fino a ieri il nostro bus era deserto, non è detto che oggi lo sia. Se stiamo camminando e incappiamo in un incidente, non è detto che si riesca a indossare in tempo le protezioni. Scritto semplicemente, basterebbe un incauto starnuto scappato per sbaglio ad un passante che stiamo incrociando. Improbabile, ma possibile. Insomma, possiamo scegliere. Noi o il Covid19. La differenza è tutta nel limitare le uscite da casa o dall’ambiente protetto.

Nel nostro involucro domestico possiamo anche fare qualcosa di più, come ad esempio dedicarci a una dieta che aiuti a rafforzare il sistema immunitario. Non è una medicina, ma aiuta.

In questo momento abbiamo bisogno di tutto il supporto possibile, a partire dalla nostra pazienza. Si chiama anche questa Resistenza. Guardiamola da un altro punto di vista: diversamente da chi ha imbracciato un fucile o attraversato il mare su un barcone, abbiamo l’occasione di salvare la nostra famiglia e quello in cui crediamo stando in pigiama. Non capita tutti i giorni. I nostri nipoti ci giudicheranno (anche) in base a questo. Che idea daremo di noi se non riusciremo a dimostrare loro di essere stati capaci di fare qualcosa di così poco impegnativo?