Fà la cosa giusta

Da domani a domenica a Milano si può fare la cosa giusta. L’evento è la piccola grande fiera che ci piace molto perché dedicata alle cose utili e che strizzano l’occhio al pensare verde.
Trovi qui il catalogo degli espositori.

I 6 euro di ingresso sono ampiamente ripagati dalle idee che se ne possono trarre, dall’arredamento alla tecnica, dalle curiosità ai libri, non escludendo il cibo, con delle chicche provenienti un po’ da tutta Italia.
La fiera, giunta alla decima edizione, sará ques’anno destinata alla mobilitá sostenibile.
Andare in ufficio, a scuola, a fare la spesa, partire per le vacanze… Sono azioni che fanno parte del nostro quotidiano e che inevitabilmente ci pongono di fronte a scelte pratiche che hanno un più o meno rilevante impatto ambientale. Scegliere se utilizzare i mezzi pubblici piuttosto che l’auto privata, il treno piuttosto che l’aereo, il bike sharing o un veicolo elettrico rappresentano una reale opportunità per fare la cosa giusta! Momenti di confronto culturale e di esperienza pratica si alterneranno.

La sezione speciale 2013 “Mobilità sostenibile” sarà organizzata in collaborazione con via Foppa 49 e ospiterà al suo interno Elettrocity, la cittadella della mobilità elettrica. Un’ampia superficie, allestita con un circuito prova, all’interno dei padiglioni fieristici, dedicato a auto, micro car e due ruote, tutte rigorosamente elettriche e tutte rigorosamente da provare! La presenza di Elettocity sarà occasione per discutere sulla mobilità elettrica: sulle sue evoluzioni e innovazioni.

L’universo bici sarà altrettanto rappresentato attraverso la presenza di produttori, associazioni di ciclisti e istituzioni. Grazie alla collaborazione con La Stazione delle Biciclette, verrà strutturata un’intera area dedicata al mondo delle due ruote; sarà infatti presente all’interno dei padiglioni fieristici una vera e propria ciclofficina, dove poter imparare a riparare la propria bici e a far fronte a tutti gli imprevisti quotidiani. Tutti i bambini presenti potranno iniziare ad avvicinarsi al ciclo e testare le proprie abilità grazie a piccole bici in legno e a laboratori dedicati. A disposizione di tutti i visitatori inoltre, un’area relax dove riposo e lettura abbracceranno le due ruote grazie alla bici-divano e alla bici-libreria.
coerentemente, a tutti coloro che verranno a Fa’ la cosa giusta! in bicicletta sarà messo a disposizione un ampio parcheggio bici.

Nuovo papa, vecchi segreti

Benedetti da un clima salubre e da una natura rigogliosa, i castelli romani sono sempre stati una specie di paradiso in terra. Uno dei borghi che costellano questi colli è però più vicino al paradiso di altri: il riferimento è naturalmente a Castel Gandolfo,  sede del palazzo pontificio. Quando si parla della residenza papale, in realtà non ci si riferisce solo a un palazzo ma una serie di edifici che comprendono, oltre alla succursale della Santa Sede, anche stalle e ville circondate da un giardino magnifico e architetture raffinate che culminano in 4 osservatori. Davvero possiamo affermare che, dalle stalle alle stelle, non manchi nulla sul crinale svettante a ridosso del lago Albano, il bacino lacustre vulcanico più profondo d’Italia.

Come la maggior parte degli edifici nobiliari, quello di Castel Gandolfo passò di mano parecchie volte prima di trovare la proprietà definitiva che ne segnerà il destino. Nel 1604 la Camera Apostolica acquista il complesso architettonico e, dopo un’accurata ristrutturazione consona al nuovo rango, nel 1626 Urbano VIII parte per la sua prima villeggiatura nel nuovo palazzo d Castel Gandolfo. Dopo quasi un trentennio, perfino Gian Lorenzo Bernini aggiunge del suo sistemando la piazza con la fontana. E’ in quel momento che Castel Gandolfo inizia ad essere la meta preferita di cardinali e prelati della curia romana nonché luogo di villeggiatura dei Papi fino al 1870. Da quell’anno il palazzo rimane inutilizzato fino al 1929, quando ne viene riconosciuta la proprietà al Vaticano. Lo Stato italiano concede alla Santa Sede anche le ville Barberini e Cybo. Subito dopo, Papa Pio IX dispone che palazzi, giardini e capolavori presenti nelle ville tornino al loro antico splendore. Anche i quattro osservatori astronomici ritornano alla Specola Vaticana, affidati ai padri gesuiti.
Considerando il rango dell’ospite principale, viene spontaneo chiedersi se il complesso abbia dei segreti. La risposta è “forse sì”. Sicuramente ci sono delle accortezze non a tutti note, a partire dalle vie di transito. Ad esempio, una serie di corridoi è in grado di garantire la sicurezza dl Papa con vie di fuga e accessi di sicurezza per la guardia pontificia.

Ma quali altri segreti cela il palazzo del Papa fuori dal Vaticano? Rimanendo in tema di passaggi segreti dovrebbe esistere un collegamento che addirittura scende fino al lago. Di questi collegamenti se ne fece uso durante la guerra mondiale, quando le peculiarità del palazzo, furono sfruttate per gli eventi legati alla storia recente italiana.

Approfittando dell’extraterritorialità, alcune famiglie di ebrei trovarono rifugio tra le mura all’indomani dell’8 settembre 1943. Dopo lo sbarco alleato ad Anzio del 22 gennaio 1944, anche gli abitanti di Castel Gandolfo, di Albano e dei paesi limitrofi, per un totale di qualche centinaio di persone, si rifugiarono nel complesso. Tra i politici ci fu anche Alcide De Gasperi, pur se per un breve periodo. Ancora testimonianze ricordano che Pio XII mise a disposizione il suo appartamento per le partorienti. Nella sua camera da letto adibita a sala parto nacquero in quel periodo circa 50 bambini.
Venendo a tempi più recenti, si ricorda ancora che Papa Giovanni XXIII si concedeva delle passeggiate uscendo dalla villa in incognito. Aveva l’abitudine di lasciare il complesso da un cancello secondario per fare giri nei dintorni. Una suora irlandese che lo ebbe in cura racconta che un giorno il Roncalli incontrò una coppia di signore che lo scambiarono per un sosia. Sicure di non essere sentite, commentarono che un Papa non poteva sicuramente essere tanto piccolo e bruttino. Il Papa buono, di indole bergamasca e dotato di una certa presenza di spirito, non sarebbe stato zitto e avrebbe risposto alle due che il conclave non era certo un concorso di bellezza. Una domenica mattina, mancava poco all’Angelus, si erano addirittura perse le sue tracce. Tutti si tranquillizzarono solo quando lo localizzarono vicino al lago di Albano e, appena un quarto d’ora prima dell’inizio della preghiera, si materializzò nel palazzo.
Paolo VI  si ritirava qui in riposo spirituale. Solo dopo una settimana riprendeva la sua naturale attività. Morì proprio a Caltel Gandolfo il 6 agosto 1978 e per tre giorni la salma rimase esposta nel paese, sino a quando un semplice carro funebre del Comune trasferì la salma a Roma.
Un altro grande camminatore era Karol Wojtyla. Usciva dal palazzo pontificio a piedi e faceva lunghe passeggiate. Pare che il Papa salutasse tutti e scherzasse con i bambini del paese, chiamandoli per nome grazie alla confidenza presa con gli anni. Durante il suo pontificato fu realizzata anche la tanto chiacchierata piscina. In realtà fu il risultato di una sponsorizzazione e, a chi lo criticava per la scelta, il Papa rispondeva scherzando che, se non si fosse tenuto in forma, un conclave per la sua successione sarebbe costato decisamente di più. Pare che l’abbia usata fino agli ultimi anni della sua vita e addirittura, mentre il suo entourage si ritirava stanco al termine delle trasferte, lui chiudeva spesso la sua giornata con una nuotata.
Anche Benedetto XVI ha lavorato molto nella quiete della villa pontificia. Non a caso si è ritirato, almeno per il momento, qui. Non manca, neppure per lui, la passeggiata quotidiana, con l’aggiunta di una pausa al pianoforte, quando nel cortile scendono con grazia Papale le note di Bach, Mozart e Beethoven, i suoi compositori preferiti.
Ora?

In Vaticano nulla si trasforma troppo velocemente e il recente terremoto non ha portato grandi scossoni fino a qui. L’aspetto più evidente è che la Guardia Svizzera non presidia più il portone, ora sorvegliato dalla gendarmeria vaticana e dai carabinieri. I pontifici con le loro uniformi colorate si sono ritirati lasciando un uomo che, dopo molti secoli, ha avuto il coraggio di fare un passo indietro per il bene comune.

Un illustre inquilino dunque c’è, ma non è più Papa.
In attesa di un nuovo pontefice, il suo predecessore aspetta con un drappello di giardinieri, fattori e manovali specializzati che conservano al meglio le ville e il parco. Un’ultima curiosità che ha qualcosa di misterioso: proprio il parco e il complesso sono riforniti da ben quattro acquedotti, perché? Il suolo vulcanico lascia scorrere così tanta acqua o c’è un qualche segreto che colli romani celano bene lontano dai corvi di Roma?


Minitalia, la penisola in un giorno e riciclare è un gioco

Sono stato con due amici piccoli (8 e 6 anni) a visitare il parco tematico Leolandia Minitalia e ho scoperto che il riciclare i rifiuti, qui, fa parte del gioco. Bello no?
Altrettanto bello che in un parco, ai divertimenti tradizionali, si affianca una penisola italiana con tutte le località più celebri rappresentate dai loro monumenti. Un gran bel modo di avvicinarsi alla geografia, e non solo per i bambini. Garantisco personalmente che a fine percorso è rincuorante guardarsi indietro e trovare la conferma, ancora una volta, che viviamo nel più bel paese del mondo. Guardandola da un certo punto di vista, è anche un modo per scoprire da una sola località tutta la nostra terra. Per chi poi si affeziona, ci sono anche delle promozioni in corso.
Un effetto che non mi aspettavo? Faccio un lavoro per cui giro parecchio, ma mi è venuta lo stesso voglia di partire subito alla scoperta del Bel Paese.

Da domani basta! In Europa stop ai test per i cosmetici

Da domani si smette di fare test sugli animali. Vale (purtroppo) solo per i cosmetici e per l’Europa ma intanto è un primo segnale. Speriamo che sia seguito anche negli altri continenti e che da noi sia anche un primo passo verso una più stretta limitazione anche per la farmacologia.

La domanda successiva sarà alle case di bellezza: andrete a fare i test in Cina?

Musei di carta (riciclata), portati a casa un’opera d’arte

Sapete quanti musei abbiamo in Italia? Ve lo dico io, più o meno 4700. Sommaci tutto quello che è a cielo aperto, ottieni un patrimonio che  richiede un impegno sovrumano per essere preservato e valorizzato come meriterebbe. Una piccola ma encomiabile iniziativa è quella di Musei di Carta. In un momento di difficoltà economiche per il Bel Paese e per il suo patrimonio artistico, Aliantedizioni ha promosso una ricerca ed una mostra dedicate ai musei italiani.

In collaborazione col mondo del Design, sono state individuate alcune proposte di oggetti da vendere nei bookshop dei musei, idee che fossero un piccolo omaggio all’arte italiana, alla sua storia e ai suoi preziosi “scrigni”.
Alcuni interessanti designer italiani sono stati invitati a riflettere su cosa possa essere venduto nei museum-store italiani e a fornire una propria proposta innovativa. Ogni progettista è stato associato ad uno dei più importanti musei nazionali in modo che ogni progetto proposto risultasse immediatamente aderente al tema.
La lista dei musei è stata compilata secondo una logica che ha tenuto conto contemporaneamente di alcuni fattori significativi: il prestigio delle collezioni,
una adeguata rappresentanza delle varie epoche artistiche, il numero di visitatori
per anno ed una quanto più possibile equa distribuzione sul territorio nazionale.
Ai progettisti è stato richiesto di presentare un oggetto-campione, nella forma
di un prototipo in scala reale, che rispondesse a pochi requisiti fondamentali:
– essere pensato e realizzato in carta o cartone riciclati e contemplare il risparmio
di risorse energetiche nella fase di una eventuale produzione in serie;
– svolgere una funzione pratica, magari minima ma reale;
– dimostrare una qualche relazione seppur lontana, velata o ironica al museo associato o a specifiche opere in esso contenute;
– occupare un volume limitato e avere un peso contenuto in modo da risultare
facilmente trasportabile da turisti e visitatori del museo.

Il sito rappresenta la sintesi della ricerca ma vuol essere anche un contributo
alla conoscenza dei musei italiani e uno stimolo alla loro visita.

L’invasione delle scatole vuote

Passo tra le macchine mentre pedalo verso la stazione.
Conto. Su 10 auto, la maggior parte grigie metallizzate o nere (dove è finita la creatività italiana?), 9 sono scatole che contengono una sola persona.
Questa potrebbe essere una soluzione: il car pooling. Tradotto per chi non mastica l’inglese, significa condividere l’auto approfittando del veicolo per puntare a una stessa tappa o destinazione.

Nessun oltranzismo: è ovvio che qualcuno non può davvero farne a meno, come è purtroppo un dato oggettivo che in Italia alcune zone non sono coperte dal servizio pubblico e scoraggiano ogni buona volontà. Senza esagerazione né in un senso né nell’altro, però, qualcosa in più potremmo fare. Basterebbe almeno provarci.

Molla tutto e vai in Australia. Pagato!

Preciso che è una lotteria nata su una iniziativa dell’ente turistico australiano e non un’offerta di lavoro per meriti. Tenete dunque il curriculum nel cassetto perché qui serve un differente tipo di culum.
Ti danno 100.000 dollari australiani, al cambio più o meno 78.000 euro, per fare sei mesi da loro a lavorare. Ne parlo volentieri perché sono sei attività in cui un ecoista ci si butterebbe subito. Il ranger nei parchi continentali, l’osservatore faunistico delle specie protette e l’avventuriero con lo zaino nell’outback sono le preferite, ma non disdegnerei neppure il fotografo e il food & wine tester.

Ammetto forse che sarei un tantino fuori luogo come esperto di life style e divertimenti, il sesto ruolo, ma penso che mi ci adatterei. A uno dei più interessanti mi ci sono iscritto, non vi dirò quale per scaramanzia e senza illusioni perché in quanto a culum non son mai stato molto forte. Però, se doveste iniziare a leggere dei post dai piedi dell’Ayers Rock, sappiate che è andata in un certo modo.

Un filmato racconta cosa è successo a chi ha vinto l’anno scorso.

Weekend dove… c’é un vecchio asilo

Esercizi pratici di ecococcole.

Non so se è serio per un blog, ma lo era per il momento trascorso in Monferrato. Lei è la compagna del pittore Pier Bosco. La potete incontrare e ricevere (quasi) la stessa dose di coccole se andate a visitare l’atelier di Pier.
Suggerisco anche di fermarsi in zona, magari dormendo in un vecchio asilo che prima era un convento. Il posto è stato ristrutturato  splendidamente con le finestre affacciate sul chiostro. Chiedete di Maria e dite che vi mando io. Lei è una collezionista d’arte e il luogo si presta ad ospitare dei pezzi interessanti, in questo momento uova raffinatissime dalla corte degli Zar e una personale di Pier Bosco. L’uomo è una specie di ligabue monferrino, in tutta la sua vita si è fatto circo 800 autoritratti, i più rappresentativi sono ora esposti nell’aula della Locanda dell’arte. Non sottovalutate il personaggio, dico davvero. Alcuni degli sguardi dipinti hanno un potere ipnotico, capace di inchiodarti. Poi fatevi consigliare per il tour dei castelli della zona e il Sacro Monte di Crea. Il ristorante del santuario è una buona vetrina della cucina monferrina. Verso sera, quando le ombre si allungano tra le colline, salite alla cantina di Fabrizio Iuli e scoprite cosa succede quando un giovane si innamora delle proprie vigne recependo gli insegnamenti del nonno e mettendoci del suo.
Buona passeggiata 😉

La collezione di uova russe
La stanza all’ultimo piano della Locanda dell’Arte
Veduta sui tetti di Solonghello

Confidenze al Sacro Monte di Crea (Patrimonio Unesco)

Il gran fritto misto del ristorante del Sacro Monte
La cappella del Paradiso
Ritratto
Pier Bosco: pittore, poeta, narratore del Monferrato