Il bacio di un paese in guerra

Il senso del bello nella guerra. O la voglia di portare un segno di pace in una terra martoriata. Qualunque fosse il suo intento, l’artista siriano Tammam Azzam é riuscito a lasciare il suo segno nel contesto urbano della capitale siriana ormai allo sfascio. Mi sarebbe piaciuto assistere alla lavorazione, magari con una telecamera puntata su di lui, microfonato per ascoltare i suoi pensieri a voce alta mentre le sue mani dipingevano “il bacio” di Klimt cercando la superficie tra i colpi dei proiettili, le sue orecchie ferite dagli spari in giro per le strade. Mi sarebbe piaciuto anche filmare la gente che passando vedeva il lavoro nascere. Cosa avranno pensato? Che commenti avrá generato? Soprattutto, che faccia avranno fatto nel veder cambiare il paesaggio solo dandogli colore e forma diversi dalla nuda realtá di una parete falciata dalle raffiche?
Il ragazzo, nato nel 1980, non é nuovo ad azioni stravaganti come quella di associare arte e rovina nella martoriata Damasco, sua cittá natale. Trovate qualche altra opera qui. Quando l’arte riesce a far dimenticare la guerra… o diffondere ancor di più la sua ferocia con una forza perfino più potente dell’eco delle armi

L’eroe cinese che passa da Bologna

Yunnan, in cinese significa “a sud delle nuvole”. Yunnan è il nome della provincia dell’impero industriale dagli occhi a mandorla ai confini col Tibet (scopri qui la posizione) che conta un numero di abitanti vicino ai 46 milioni, più o meno come la Spagna e solo 14 in meno dell’Italia.
Questa provincia, che ha un ambiente naturale di pregio (vedilo qui), è anche un colosso produttivo con una elevata sensibilità alla protezione dell’ambiente, contrariamente al governo centrale di Pechino che invece continua a non essere tra i sottoscrittori del trattato di protezione ambientale di Kyoto2 ( insieme agli Stati Uniti).
Dal 1996 ad oggi nello Yunnan sono stati accertati 75000 casi di violazione delle leggi ambientali, a seguito delle quali è stata imposta la chiusura di 15 aziende. I cinesi saranno a loro modo un po’ copioni nella gestione aggressiva del marketing, ma almeno non scherzano con le sanzioni. “Se trasgredisci e sei recidivo chiudi!”, semplice, no?
La notizia che tocca l’Italia è che il governo dello  Yunnan ha commissionato alla Università di Bologna l’istruzione di due tribunali specializzati nelle controversie civili e penali in tematica di protezione dell’ambiente. Lo staff che si occupa del progetto per le due corti lavora in collaborazione con Wang Canfa, docente di diritto ambientale all’università di Pechino e definito dalla rivista Time un eroe della difesa ambientale (è famoso una sua caricatura che lo ritrae mentre spegne una ciminiera).

In tutto questo, il nostro ministro dell’ambiente uscente, Corrado Clini, ha deciso nel frattempo di donare all’ambasciatore cinese un’auto elettrica (il regalino risale a novembre), come dire che il topolino Italia (PIL 2,2 miliardi), sottoscrittore di Kyoto,  prova ad addolcire l’elefante cinese (PIL 7,2 miliardi) con una automobilina, pur elettrica ma pur sempre un’automobilina. A Milano si dice che è la piccola chiesetta che fa la carità al duomo, ma per l’ambiente si fa anche questo.

La bomba e l’imprevedibile senso dell’umorismo iraniano

L’iran, paese modello per i diritti civili negati a donne (vedi qui), gay (qui) e a chiunque non la pensi come un ayatollah fermo al medioevo, si preoccupa invece di far sapere (leggere “dar da bere”) al mondo che la scimmietta sparata nello spazio su un suo vettore nostrano è tornata sana e salva, fornendo foto del prima e del dopo il lancio. Evidentemente credono che abbiamo tutti problemi di vista o forse loro non sanno distinguere un primate da un altro, come dimostrano le immagini fornite a conferma dell’esperimento riuscito, ma solo secondo loro (trova le differenze qui).
La storia purtroppo dei lanci nello spazio di vettori con animali è nota (scoprila qui) e se hanno avuto le loro difficoltà russi e americani, sembra davvero strano che ci riescano questi che si preoccupano più di potenziare la “polizia morale” antigay e antidonne che non l’apertura ai costumi contemporanei.

La tristezza della costrizione, ogni costrizione, si commenta da sola.
Se proprio avranno prima o poi la bomba che pare stiano realizzando ( con una gittata in grado di raggiungere Parigi), c’è solo da augurare che abbiano lo stesso successo ottenuto con la povera scimmietta la cui fine ci è facile immaginare.

Audi, tiene la strada ma scivola sulla pubblicità

Italia Land of Quattro, ma anche Russia e tutti gli altri paesi coinvolti nella nuova campagna Audi che imperversa sul web e sulla carta stampata con immagini di ottima qualità, musica all’altezza dei paesaggi, una voce suadente anche se su un testo completamente scollegato dove mare e montagna, città e paesi si invertono nella corrispondenza voce-video.
Ma la scivolata non è questa: nel bel layout destinato alla carta stampata (quotidiani e magazine) ammiriamo il veicolo impegnato in una strada che però suscita un po’ di fastidio. Se le immagini dello spot video intervallano spezzoni di strade alpine e del garda bresciano invogliando alla guida, il paginone della carta stampata ha come sfondo il Sasso Lungo e il Sasso Piatto dall’angolazione dell’Alpe di Siusi.

Dov’è la scivolata? L’altopiano a pascolo più esteso d’europa è un paradiso per escursionisti, biker, sciatori o semplicemente per chi vuole svaccarsi su un prato a godersi il silenzio delle montagne più belle del mondo. Soprattutto, l’Alpe di Siusi è RIGOROSAMENTE bandita al traffico veicolare privato, potendo accedervi solo in bus o funivia. Possibile che nessun creativo della campagna sia stato sfiorato dal dubbio che non è bello, nel 2013, neanche in fotomontaggio, mostrare il pilota di turno che sgomma in un’area protetta?

La farfalla del Trentino è malata?

Leggo sull’Huffingtonpost una bella intervista di Cinzia Ficco che pare sfatare un mito: il Trentino non è pulito come sembra.

La premessa è in un book trailer.

Chiarendo subito che il Trentino-Alto Adige è quasi una invenzione scolastica che invece è composta da due ben distinte amministrazioni (Trento e Bolzano) e stiamo parlando solo della prima, un libro dei trentini Andrea Tomasi e Jacopo Valenti descrive  in 185 pagine  un territorio macchiato da rifiuti tossici, controllori non controllanti, rischi per ambiente e salute. L’inchiesta parte da Trento, con l’impegno della PM Alessandra Liverani e della Vice Questore Maria Principe schierate sul campo delle indagini.

Il titolo è “La farfalla avvelenata- Il Trentino che non ti aspetti”, lo trovate qui. La farfalla, il simbolo turistico del territorio provinciale la cui sagoma perimetrale è simile all’elegante abitante dei prati in primavera, è davvero malata?

Avendo ben presente il territorio  tra le Dolomiti di Brenta e il Sella (lo amo, è bellissimo, godetevelo in questo spot nazionalee in questo internazionale con Bode Miller), mi domando non senza preoccupazione cosa c’è di vero. Il Trentino è un punto di riferimento per gli appassionati di montagna e se succede qualcosa lì significa che siamo davvero messi male.  Andiamo a vedere punto per punto quanto elencato nel libro inchiesta.
Scorie nel torrente? Vero. Leggi qui.
Discariche di rifiuti tossici? Vero. Leggi qui.
Ordinanza per non consumare acqua? Vero, anche se pur limitata a due casi sporadici. Leggi qui.
Insomma cosa succede al Trentino che ho in testa? Nulla di diverso da quello che succede (purtroppo) nel resto dell’Italia, se non che il senso civico e la diffusione della notizia, grazie a due autori coraggiosi, sta sensibilizzando un territorio che, sono sicuro, farà del proprio meglio per correggere il tiro. 
Si spera il più presto possibile.
Postilla: questo non è un invito a non andare in Trentino. Anzi! E’ esattamente perché voglio continuare ad andare sulle montagne che amo che spero sia fatta la dovuta chiarezza e sia risolto il problema.