Fumati la macchina, il “viaggio” vale doppio

Le automobili potrebbero, presto o tardi, essere composte da materie prime di origine vegetale, cannabis compresa.

Amido di mais, grano e patate possono essere ingredienti per le bioplastiche. Le carote sarebbero invece utilizzate per il volante, grazie alle loro capacità elastiche che non compromettono comunque la resistenza. In sostanza, combinate con resine speciali, le fibre vegetali aumentano la rigidità del 30%.
La utility car Kestrel utilizza addirittura tra le proprie componenti dei pannelli realizzati con la Cannabis. Una mossa di marketing per dare l’idea di un “viaggio” che vale doppio.

Colora l’autunno con la fotografia

Sembra una stagione straordinaria per gli amanti della fotografia. Tra Roma e Milano, passando per Firenze, gli appassionati di foto, natura e viaggi hanno tre tappe da non mancare. A Roma si celebrano i 125 anni di National Geographic. Per introdurre la mostra, in un bell’allestimento nel Palazzo delle Esposizioni, il curatore Guglielmo Pepe cita lo scrittore, fotografo, etnologo Fosco Maraini.

“Poter gettare ponti che scavalchino millenni, continenti, civiltà, raggiungere esseri umani che lingue, scritture, leggi, costumi, fedi diverse parrebbero dividere inesorabilmente da noi, e scoprire invece che ci sono similissimi – quasi dei fratelli – ecco un insigne piacere.”

L’insigne piacere è mantenuto anche a Milano. Direttamente dal Museo di Storia Naturale di Londra e col patrocinio della sezione documentaria della Bbc, al Museo Minguzzi c’è la selezione del Wildlife Photographer of the Year. Il premio è assegnato ogni anno dal 1967.

I migliori scatti da 98 paesi del mondo si succedono in una collezione di colori che dissetano e ti mettono addosso, non ne avessi abbastanza, la voglia di fare di tutto per difendere la biodiversità del nostro pianeta.

Rigorosamente in bianco e nero, invece, a Firenze è protagonista l’uomo con la mostra di Izis Bidermanas alla fondazione Alinari.

8 regole per dormire BENE

Il sonno è la ricarica naturale delle batterie. Non servono ricerche scientifiche (anche se non mancano) per capire quanto un periodo di riposo totale aiuti il nostro organismo. Serve invece disciplina e autocontrollo. Come?

8 consigli per un buon sonno, spizzicati in giro tra i siti:
> Svegliarsi con la prima luce, aiuta il corpo a settarsi e ad evitare il jetlag sociale
> Sconnettersi da telefonini e pc, lasciati rigorosamente fuori dalla porta perchè anche solo la luce di un cellulare silenziato che si accende può disturbare il nostro inconscio. Fonti di illuminazioni artificiali, peraltro, disturbano il ritmo circadiano.
> Concedersi un ragionevole pisolino pomeridiano, chiedete al vostro gatto o cane, se ne avete uno.
> Fare almeno una leggera attività fisica durante il giorno.
> Prepararsi al sonno come fosse un nostro piccolo rito quotidiano, un body reset per liberare la mente, pulire il corpo e sintonizzarci solo con noi stessi.

> Controllare i cibi: no a caffè, carni rosse e cioccolato la sera, sì a un buon bicchiere di vino e a dosare le quantità.
> Essere coscienti che il sonno è il miglior programma di benessere, gratuito e senza troppi vincoli di luogo…
> … ma non per questo bisogna esserne ossessionati.

Questa ballerina morirà

Una danza dei cigni come questa non l’abbiamo mai vista. Sicuramente non l’avrebbe immaginata  neppure Tchaikovsky eppure…


Compagnie come Gazprom e Shell sono disposte a distruggere l’Artico per estrarre petrolio, senza preoccuparsi della fauna e del clima. Gli #Arctic30 sono in carcere da ormai un mese per aver cercato di opporsi a tutto questo. Possiamo fare qualcosa? Intanto sì, firmare la petizione e diffondere il messaggio.


75 consigli spiccioli per risolvere problemi

La necessità aguzza l’ingegno. Scatena l’Archimede che è in te e risolvi l’inghippo.

Quante volte ci siamo trovati di fronte a problemi stupidi che ci hanno messo in difficoltà come la rottura del cavo del caricatelefonino, il taglio della torta che si sbriciola a guardarla, le bottiglie che conquistano il frigo facendo scivolare fuori tutto il resto e altre scemenzuole di questa portata? Ecco qualche piccola, geniale, soluzione.

Caffè, cornetto e un gatto, prego!

Nel 1960 lo psichiatra infantile Boris Levinson delineava i benefici della pet therapy, una terapia dolce che implica l’utilizzo del rapporto uomo-animale in campo medico e psicologico. Questo trattamento alternativo è stata riconosciuto ufficialmente dal nostro Servizio Sanitario Nazionale nel 2003, aprendo la strada alla sua introduzione in ospedali, istituti e case di riposo.

Oltralpe siamo arrivati anche al bar! A Parigi non serve essere in cura per godere dei benefici della vicinanza di un gatto, un cane, un criceto o un coniglietto. Qualcuno ha aperto un bar dove dodici gatti la fanno da padrone</a> a disposizione di chi voglia dispensare coccole e ricevere fusa con la Ron Ron Terapie, come i francesi l’hanno subito battezzata.

«I gatti qui sono i padroni – afferma la proprietaria del locale – puoi lavorare al computer o non fare assolutamente nulla, solo guardare la loro vita è davvero rilassante.»

L’idea arriva dal Giappone e per avere un posto qui durante il weekend c’è una waiting list di un mese.

«I gatti hanno il potere di tirarti fuori lo stress – sostiene una delle avventrici – quando tocchi o gratti un gatto il tuo stress scompare.»

Chunque conviva con un felino non può che sottoscrivere l’affermazione. Personalmente, trovo bellissima l’idea delle dodici bestiole nel caratteristico bar, che si distingue nella ville lumière per l’insegna viola.

Conoscendo però il livello di stress accumulato da chi vive e lavora in città,  spero che un qualche sindacato felino abbia pensato anche ai dodici padroni concedendo loro un po’ d’aria sui tetti per sfogarsi. Gli umani, si sa, alla lunga sono davvero pesanti.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

World Food Day, master chef e i pezzenti

Questa settimana ha visto trascorrere il World Food Day, giornata mondiale dell’alimentazione. Assieme ad ambiente ed energia, il tema del cibo è quello su cui il futuro dell’umanità dovrà confrontarsi, con sfide che coinvolgono anche la cultura, l’economia, la socialità, l’impegno civile.

C’è una crescente realtà gioiosa attorno al cibo, alla quale si dedicano sempre più spesso anche librerie e canali televisivi: master chef di qua, prova del cuoco di là, la cucina spiegata ai poveri di spirito da chiunque diventa titolato a mettere una pentola su un fornello.
Visto in TV, ovvio che poi ci si sente anche meno imbarazzati ad andare a comprare il preziosissimo ingrediente XYZ in una gastrogioielleria che accetta tutte le carte di credito del pianeta e anche le altre.

C’è però un’altra realtà, che purtroppo non conosce i riflettori della foodmania. In pochi nel mondo sovrappeso ricordano che quasi un miliardo di persone è in denutrizione cronica nonostante l’indice dei prezzi all’ingrosso segni un calo costante da 24 mesi (fonte: FAO).
Non basta: ci sono da mettere in conto anche 1,3 milioni di tonnellate di prodotti inutilizzati o mandati allo smaltimento in un anno senza aver neanche sfiorato una tavola.

Traducendolo in camion possiamo immaginarlo come una fila lunga 13 volte l’equatore. Ci penso ogni volta che un cameriere o i commensali mi guardano strano perché chiedo di portarmi a casa gli avanzi della mia tavolata.

Vorrei solo del tempo per spiegare loro perché lo faccio, magari dopo mi considererebbero un po’ meno pezzente e chiederebbero anche loro una doggy bag. All’estero è prassi portare via schifezze, noi perché dovremmo avanzare cose buone?