Per protesta inchioda i genitali sulla Piazza Rossa

Per protestare contro lo stato di polizia, il russo Pyotr Pavlensky ha scelto un gesto eclattante con lo strumento più naturale di cui disponesse, il suo corpo.

Spero di cuore che si parli di lui e che non finisca ingoiato dalla macchina repressiva di Putin. Il video non ha bisogno di commenti. Qualcuno può aiutarmi con il capire le parole del poliziotto?
Per la cronaca: Pyotr non è nuovo a denunce di questo tipo. Non conosco esattamente il confine tra la protesta e l’esibizionismo, ma sicuramente a questo ventinovenne va riconosciuto un notevole coraggio.

La prossima volta che ti sorpassano…

… tieni presente che il Tazio Nuvolari che ha iniziato a farti i fari da due caselli indietro potrebbe non conoscere la meccanica quantistica. Probabilmente neanche voi, sicuramente neanche io, ma qui c’è qualcosa che sarebbe utile sapere, doveste magari incrociarlo all’autogrill successivo o piantato su un guard rail che gli avete augurato tagliarli la strada all’improvviso.

I rischi del satellite in caduta

Rientra il satellite Goce e potrebbe non essere un impatto morbido. E’ possibile seguire la traiettoria del marchingegno sui siti collegati all’ESA. Gli esperti “rassicurano” che il frammento più grosso non dovrebbe superare i 250 kg e che le possibilità di essere colpiti “sono 250.000 volte inferiori alle possibilità di vincere il primo premio della lotteria”.

Fico! Non ho mai vinto nulla e non vorrei essere così fortunato da vincere per la prima volta qualcosa che pesa come un motore d’auto e che, soprattutto, mi colpisca all’improvviso. Almeno se compro un biglietto, sono io che accetto il rischio di vincere, ora non ricordo di aver partecipato alla lotteria con in palio un frammento spaziale. Sappiamo tutti che oggi i satelliti sono indispensabili, ma non si potrebbe adottare qualche precauzione per azzerare i rischi?

Per il turismo, meglio la Nigeria dell’Italia

Provo a descrivere lo scintillio della più prestigiosa fiera del turismo sul pianeta, il WTM (World Travel Market) appena concluso a Londra. Due giganteschi padiglioni che nel grigiore novembrino sul Tamigi sfavillano in una fantasmagoria di colori con gli stand degli espositori che gareggiano al design più accattivante. Tutti gli espositori? No, purtroppo.

Siamo la nazione del buon gusto, ma quando arrivi nello spazio del Bel Paese trovi un brutto, bruttissimo stand. Vorrei davvero conoscere chi è il genio che ha progettato l’allestimento (uguale da almeno sei anni, posso dimostrarlo) perché se anche lui arriva dal paese di Michelangelo, Raffaello e Caravaggio, del nostro paese deve avere preso la parte peggiore. Signori organizzatori: il turismo è il nostro petrolio, perché lo diamo via in barattoli arrugginiti?

La pessima presentazione in contraltare agli arrivi pur sempre lusinghieri, conferma però che siamo un paese ambito e meraviglioso. Non oso immaginare come lieviterebbero gli arrivi se solo imparassimo anche a presentarlo. Lo dimostrano i riconoscimenti.

Nonostante tutto, infatti, il popolo dei viaggiatori continua a venire e a premiarci. A fine manifestazione c’è stata l’assegnazione degli awards, dove la Liguria l’ha fatta da padrona con la vittoria di Genova come miglior destinazione di tappa crocieristica e le nomination del capoluogo per la categoria “City break” e di Sestri Levante per la categoria “Room with a view”.
Nessun cenno all’Etna neo componente nella lista del Patrimonio Unesco delle natura, nessun cenno al tour delle Ville Medicee, ancora riconosciute dall’Unesco, questa volta nel world heritage per la cultura. Povera Italia.

Sarà contento Andersen che proprio a Sestri trascorse una parte della sua vita. Un po’ meno io che, pur gioendo per la Liguria, mi rammarico perché vivo nel paese più bello del mondo ma quando si tratta di presentarsi alla fiera più importante del mondo siamo sotto i livelli della Nigeria (anche qui, posso dimostrarlo).

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

150 anni di CAI, la memoria incontra l’avventura

Ricorre quest’anno una data storica per chi ama la montagna e l’escursionismo, per chi è sensibile al fascino della scoperta, passo dopo passo, segnavia dopo segnavia, alla ricerca della propria meta.

I 150 anni del CAI (Club Alpino Italiano) sono un’occasione unica, anche per i “non addetti ai lavori” e non facenti parte di alcuna associazione naturalistica o escursionistica, per avvicinarsi a questa dimensione ancora ricca del significato di esplorare.
Cosa c’è infatti di più avventuroso dell’orientarsi fra vette e sentieri di alta quota?  Quale emozione più grande dell’aprire una cartina lungo il cammino per cercare di capire dove siamo e dove stiamo andando?
E’ una sensazione davvero unica, quella di camminare e salire verso l’alto, percorrendo strade poco battute, che nessuno ricorda più. E quest’ultima è anche una fra le funzioni più importanti di questa storica Associazione, ovvero quella di tracciare, segnalare e mantenere in vita percorsi storici, dall’alto valore culturale e umano, oltre che naturalistico. Ne è un esempio perfetto il bellissimo sentiero CAI che porta al borgo abbandonato di AVI, vicino al confine tra Piemonte e Liguria, lungo le strade percorse dai partigiani durante la Resistenza.
Allora come avvicinarsi per la prima volta al CAI e iniziare, per così dire, a “camminare con le proprie gambe”?
Partecipando per esempio ai molti eventi organizzati dal Cai per questa ricorrenza: presentazioni, proiezioni, escursioni ad Hoc. E’ sufficiente consultare la bacheca o il sito web del Club più vicino a voi.
Potrebbe essere interessante anche leggere l’ultimo libro pubblicato proprio per i 150 anni ( “150 anni di cammino del Club Alpino Italiano 1863-2013 – a cura di Ugo Scortegagna).

Buona lettura e buon cammino
(Articolo di Debora Bergaglio, foto Vittorio Puggioni)