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Fuorisalone, magicamente il legno

Quest’anno più che mai i Fuorisalone di Milano (fino al 14 aprile) si tingono di verde. Il green impazza, ma é vera ecologia o l’ennesima ecofrottola che ci spaccia per sostenibile quel che sostenibile non é?
Chiariamo subito che c’è un unico materiale che se prelevato ricresce, crescendo disinquina assorbendo anidride carbonica e rilasciando ossigeno, invecchiando diventa più bello, a fine ciclo puó essere riutilizzato, reinventarsi o perfino restituire energia con la combustione.

Sì, il più tradizionale dei materiali é anche il più ecologico e si chiama legno. Non basta. É anche il più duttile, sempre diverso e modellabile a piacimento e capace di ispirare tanto il falegname delle valli quanto il designer di grido. In Val Gardena ci fanno presepi e sculture mentre Matteo Thun ci riveste un albergo sostenibile per termoregolarlo, solo per citare due esempi.
Nell’ambito dei Fuorisalone Vi consiglio un giro alla Dream Factory di Corso Garibaldi, nel Brera Design District.

E’ lo spazio milanese dell’Alto Adige-Südtirol e propone una serie di oggetti ricavati dalle loro foreste a gestione responsabile. Tra il Passo Resia e le Dolomiti ci sono boschi regolamentati grandi come intere regioni d’Italia e nella factory tutta bianca trovate qualche oggetto prodotto da questa inesauribile risorsa. Culle, librerie, tavoli, occhiali dimostrano che il legno quasi non conosce limiti.
Un buono spunto per capire come essere più eco nel sistemare la casa si trova in via Savona 33. La CasaBio è arredata con pezzi dalle sinuose curve in legno (manco a dirlo) e con i tappeti in cellulosa.
Qualche nota verde con 4 artisti e un designer al bar dell’hotel Straf, che provocatoriamente propone la mostra “The plastic side of the sea” con una bottiglia abbandonata sulla spiaggia come manifesto.
Riciclo e riuso anche negli spazi della vecchia cartiera del Progetto Calabiana, con 15 idee di altrettanti cervelli italiani dal titolo A.I. Artificial Intelligence.
Promesse verdi anche in via Pontaccio col progetto Stay Green, tutto dedicato all’innovazione sostenibile.
Dove c’è verde ci sono bici. Sul tema, il progetto olandese “The green bike” presenta bici in legno (sì, perfino in sella!), accessori per ciclisti e oggettistica in tre negozi storici dei pedali milanesi Olmo (piazza Vetra), Rossignoli (Corso Garibaldi), Equilibrio Urbano (via Pepe).

Alla presentazione l’ambasciatore olandese ricorda che da loro ci sono più bici che abitanti, 18 milioni contro 16. Se lo consentono le condizioni climatiche del paese dei mulino a vento, possiamo farcela perfino noi. Tanto più che nella bolgia milanese è la bici l’unico mezzo che ti fa sentire in paradiso saltando code, parcheggiando dappertutto, inquinando zero e, ammettiamolo, design o no, sta bene un po’ ovunque l’appoggi (nella foto una Van Moof a caso sul ponte pedonale di Porta Genova).

Il respiro di Dio in un docufilm da non perdere

Invito chiunque a dedicarsi novanta minuti per vedere Baraka, uno straordinario film evento che, a distanza di vent’anni dalla realizzazione, rimane un punto di riferimento per la cinematografia naturalistica. Godetevi il primo quarto d’ora. Poi  provate un po’ al giorno, ammesso riusciate a scollarvi dallo schermo, è come una medicina potente. Con delle visioni che vi rimarranno nella testa a lungo. Alla fine, vi garantisco, non avrete più la stessa visione del nostro pianeta, e probabilmente neanche del mondo che vi circonda.
E’ interamente disponibile su YouTube, ma la notizia non è questa. Da oggi è in libera circolazione anche Samsara. Stesse menti creative, stessa passione, nuove tecnologie, 25 nazioni, 5 anni di lavorazione. Il trailer è già una sequenza che inchioda alla poltrona.

Il resto delle immagini, e ancor di più la straordinaria combinazione tra montaggio e musiche, è qualcosa che chiunque dovrebbe vedere. Non viene risparmiato nulla al senso della nostra esistenza attuale, dalle preghiere dei monasteri in Tibet fino ai cacciatori di rifiuti nelle discariche, dai fruscii del vento nelle canyonlands americane al silenzio pietrificato delle tombe vaticane. Scorci di umanità e visioni di luoghi che non possono mancare negli occhi e nel cuore di chi davvero alimenta la speranza di una Terra migliore, che chi scrive e (spero) chi legge continuano a credere possibile.

Se proprio devi fumare, hai pensato a rollare?

Chiariamo subito che la scelta di non fumare è quella più salutare. Però scagli la prima pietra chi se la sente di rinunciare ai propri vizi all’improvviso.

Da non fumatore, amico però di molti fumatori sempre più orientati alla sigaretta fai da te, sono stato incuriosito dal fenomeno e mi sono domandato quali vantaggi porta e soprattutto se c’è un risvolto ecologico nel fenomeno che ha visto aumentare da 400 a 600 milioni di Euro il fatturato dei prodotti di tabaccheria catalogabili come “non sigarette”.
In modo assolutamente arbitrario ho chiesto a tutti gli interessati il motivo per il quale fossero passati alla rollata abbandonando il tradizionale pacchetto, poi ho dato un’occhiata alle statistiche scoprendo che la mia indagine era attendibile.

Sulla scelta influisce principalmente il prezzo: se una sigaretta costa 20 centesimi, una rollata ne costa 9, almeno stando alle affermazioni del sito rollingtobacco, punto di riferimento dei rollatori accaniti. Poi entrano in gioco altri elementi: rollare è un piccolo rito che rilassa e mette il fumatore nelle condizioni di assaporare senza frenesia il prodotto, con l’effetto di fumare alla fine meno sigarette. La scelta del tabacco è poi un fattore di qualità che permette di conoscere meglio la provenienza della materia prima. Ne esistono alcuni di antica tradizione come quello della Repubblica di Cospaia, un’enclave produttiva nazionale attiva nel tardo ‘400 tra Toscana e Umbria, tradizione oggi ripresa dal consorzio del tabacco Natur.

In aggiunta c’è un’implicazione tutta vintage del fare a meno della volgarità del pacchetto con scritte minacciose a favore di portatabacco artigianali confezionati con gusto e attenti alla corretta conservazione del trinciato. Alcuni sono spiritosi fin dal nome, date un’occhiata al portatabacco Mavà , manufatto artigianalissimo che sembra uscito da un film di Tarantino o a quello di charlyclothing che invece è fatto con pezzi di yuta riciclata dai sacchi del caffè.

Un ultimo aspetto che in pochi considerano: un pacchetto di sigarette ne contiene 20 mentre con un sacchetto di tabacco da 40g se ne rollano almeno tre volte tanto. Con i pacchetti consumati in Italia i conti son presto fatti e una bella montagnola di carta e plastica è risparmiata all’ambiente.
Se proprio non si rinuncia al vizio, almeno si cerca di limitare l’impatto.

Fà la cosa giusta

Da domani a domenica a Milano si può fare la cosa giusta. L’evento è la piccola grande fiera che ci piace molto perché dedicata alle cose utili e che strizzano l’occhio al pensare verde.
Trovi qui il catalogo degli espositori.

I 6 euro di ingresso sono ampiamente ripagati dalle idee che se ne possono trarre, dall’arredamento alla tecnica, dalle curiosità ai libri, non escludendo il cibo, con delle chicche provenienti un po’ da tutta Italia.
La fiera, giunta alla decima edizione, sará ques’anno destinata alla mobilitá sostenibile.
Andare in ufficio, a scuola, a fare la spesa, partire per le vacanze… Sono azioni che fanno parte del nostro quotidiano e che inevitabilmente ci pongono di fronte a scelte pratiche che hanno un più o meno rilevante impatto ambientale. Scegliere se utilizzare i mezzi pubblici piuttosto che l’auto privata, il treno piuttosto che l’aereo, il bike sharing o un veicolo elettrico rappresentano una reale opportunità per fare la cosa giusta! Momenti di confronto culturale e di esperienza pratica si alterneranno.

La sezione speciale 2013 “Mobilità sostenibile” sarà organizzata in collaborazione con via Foppa 49 e ospiterà al suo interno Elettrocity, la cittadella della mobilità elettrica. Un’ampia superficie, allestita con un circuito prova, all’interno dei padiglioni fieristici, dedicato a auto, micro car e due ruote, tutte rigorosamente elettriche e tutte rigorosamente da provare! La presenza di Elettocity sarà occasione per discutere sulla mobilità elettrica: sulle sue evoluzioni e innovazioni.

L’universo bici sarà altrettanto rappresentato attraverso la presenza di produttori, associazioni di ciclisti e istituzioni. Grazie alla collaborazione con La Stazione delle Biciclette, verrà strutturata un’intera area dedicata al mondo delle due ruote; sarà infatti presente all’interno dei padiglioni fieristici una vera e propria ciclofficina, dove poter imparare a riparare la propria bici e a far fronte a tutti gli imprevisti quotidiani. Tutti i bambini presenti potranno iniziare ad avvicinarsi al ciclo e testare le proprie abilità grazie a piccole bici in legno e a laboratori dedicati. A disposizione di tutti i visitatori inoltre, un’area relax dove riposo e lettura abbracceranno le due ruote grazie alla bici-divano e alla bici-libreria.
coerentemente, a tutti coloro che verranno a Fa’ la cosa giusta! in bicicletta sarà messo a disposizione un ampio parcheggio bici.

L’invasione delle scatole vuote

Passo tra le macchine mentre pedalo verso la stazione.
Conto. Su 10 auto, la maggior parte grigie metallizzate o nere (dove è finita la creatività italiana?), 9 sono scatole che contengono una sola persona.
Questa potrebbe essere una soluzione: il car pooling. Tradotto per chi non mastica l’inglese, significa condividere l’auto approfittando del veicolo per puntare a una stessa tappa o destinazione.

Nessun oltranzismo: è ovvio che qualcuno non può davvero farne a meno, come è purtroppo un dato oggettivo che in Italia alcune zone non sono coperte dal servizio pubblico e scoraggiano ogni buona volontà. Senza esagerazione né in un senso né nell’altro, però, qualcosa in più potremmo fare. Basterebbe almeno provarci.

Audi, tiene la strada ma scivola sulla pubblicità

Italia Land of Quattro, ma anche Russia e tutti gli altri paesi coinvolti nella nuova campagna Audi che imperversa sul web e sulla carta stampata con immagini di ottima qualità, musica all’altezza dei paesaggi, una voce suadente anche se su un testo completamente scollegato dove mare e montagna, città e paesi si invertono nella corrispondenza voce-video.
Ma la scivolata non è questa: nel bel layout destinato alla carta stampata (quotidiani e magazine) ammiriamo il veicolo impegnato in una strada che però suscita un po’ di fastidio. Se le immagini dello spot video intervallano spezzoni di strade alpine e del garda bresciano invogliando alla guida, il paginone della carta stampata ha come sfondo il Sasso Lungo e il Sasso Piatto dall’angolazione dell’Alpe di Siusi.

Dov’è la scivolata? L’altopiano a pascolo più esteso d’europa è un paradiso per escursionisti, biker, sciatori o semplicemente per chi vuole svaccarsi su un prato a godersi il silenzio delle montagne più belle del mondo. Soprattutto, l’Alpe di Siusi è RIGOROSAMENTE bandita al traffico veicolare privato, potendo accedervi solo in bus o funivia. Possibile che nessun creativo della campagna sia stato sfiorato dal dubbio che non è bello, nel 2013, neanche in fotomontaggio, mostrare il pilota di turno che sgomma in un’area protetta?

La farfalla del Trentino è malata?

Leggo sull’Huffingtonpost una bella intervista di Cinzia Ficco che pare sfatare un mito: il Trentino non è pulito come sembra.

La premessa è in un book trailer.

Chiarendo subito che il Trentino-Alto Adige è quasi una invenzione scolastica che invece è composta da due ben distinte amministrazioni (Trento e Bolzano) e stiamo parlando solo della prima, un libro dei trentini Andrea Tomasi e Jacopo Valenti descrive  in 185 pagine  un territorio macchiato da rifiuti tossici, controllori non controllanti, rischi per ambiente e salute. L’inchiesta parte da Trento, con l’impegno della PM Alessandra Liverani e della Vice Questore Maria Principe schierate sul campo delle indagini.

Il titolo è “La farfalla avvelenata- Il Trentino che non ti aspetti”, lo trovate qui. La farfalla, il simbolo turistico del territorio provinciale la cui sagoma perimetrale è simile all’elegante abitante dei prati in primavera, è davvero malata?

Avendo ben presente il territorio  tra le Dolomiti di Brenta e il Sella (lo amo, è bellissimo, godetevelo in questo spot nazionalee in questo internazionale con Bode Miller), mi domando non senza preoccupazione cosa c’è di vero. Il Trentino è un punto di riferimento per gli appassionati di montagna e se succede qualcosa lì significa che siamo davvero messi male.  Andiamo a vedere punto per punto quanto elencato nel libro inchiesta.
Scorie nel torrente? Vero. Leggi qui.
Discariche di rifiuti tossici? Vero. Leggi qui.
Ordinanza per non consumare acqua? Vero, anche se pur limitata a due casi sporadici. Leggi qui.
Insomma cosa succede al Trentino che ho in testa? Nulla di diverso da quello che succede (purtroppo) nel resto dell’Italia, se non che il senso civico e la diffusione della notizia, grazie a due autori coraggiosi, sta sensibilizzando un territorio che, sono sicuro, farà del proprio meglio per correggere il tiro. 
Si spera il più presto possibile.
Postilla: questo non è un invito a non andare in Trentino. Anzi! E’ esattamente perché voglio continuare ad andare sulle montagne che amo che spero sia fatta la dovuta chiarezza e sia risolto il problema.

Un diamante in pattumiera, sicuro di non averlo buttato tu?


Indossereste mai qualcosa che era un rifiuto ma, grazie alla vita nuova del riciclo, ha preso nuova vita? 

Lo storico marchio Patagonia ci ha abituato ai pile ottenuti dalla bottiglie in pet, altri lo hanno fatto con le suole delle scarpe fatte coi vecchi pneumatici o con borse cucite da teloni di camion usati, ma avreste mai pensato ai monili?

Scarpe con suole ricavate da pneumatici

Sì: vecchi oggetti e nuovi scarti da usare alla stregua dei gioielli. Non avranno la brillantezza dei diamanti, ma pare che quanto avanza dal processo di incenerimento dei rifiuti sia davvero allettante, almeno da quel che sembra in foto. Basta un po’ di gusto e una discreta dose di fantasia per ottenere dagli oggetti un uso inaspettato.

Borse da teloni di camion

Quel che vedete in foto sono le creazioni di un amico di vecchia data e buon gusto che si è lanciato nell’ottenere coloratissimi anelli dai cucchiaini in plastica dei gelati estivi. Poi c’è anche chi l’ha scelto per professione e, in barba alla crisi, si è perfino inventato un catalogo

Il cassonetto del tesoro

Non sempre, insomma, le idee della creatività da indossare arrivano da candidi laboratori o profumati atelier. Per chi osa e non ha paura di essere originale, indossare l’ecologia è anche un modo per scegliere la soddisfazione di muoversi con qualcosa di valorizzato che dà nuova vita a qualcosa che prima era solo destinato alle fine. Sa di magico, no?