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Le iene: amarsi oltre la morte

Quando scrivi un documentario cerchi di limitare al massimo le contaminazioni per riportare nel più fedele dei modi la realtà. Il servizio delle Iene Amarsi oltre la morte trasmesso il 19 febbraio non è un documentario, ma mi piace pensare che lo sia. Racconta l’amore scevro da ogni costruzione intromettendosi in una storia e aggiungendo qualcosa. La Iena è partita dal messaggio di una persona che, prossima al decesso, voleva che al suo compagno fossero riconosciuti i diritti equiparabili a quelli di due persone sposate. Quei minuti di interviste incrociate e di confessionali hanno toccato il cuore di parecchi italiani. Dimostrano soprattutto che, se una legge può essere sbagliata, anche l’assenza di una legge può essere sbagliata.

Il servizio accenna anche al contratto di convivenza, un palliativo che comunque offre almeno un primo grado di tutela. A monte di tutto però c’è la storia che ti sbatte in faccia una delle molte situazioni in essere quando due individui non sono legati in matrimonio. Badate che è del tutto marginale che qui siano raccontate due persone dello stesso sesso, una delle quali purtroppo viva ora solo nei ricordi di chi l’ha amata. Sfido chiunque, di qualsiasi credo religioso o visione politica, a non trovare negli sguardi dei due protagonisti un’ottima ragione a varare una legge la cui assenza continua a rimanere una grande ingiustizia. Il capo del governo aveva fatto delle promesse precise, il suo vice ha vietato però le trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero, poi vedo in tv servizi come quello sopra. Mi manca davvero qualche pezzo per fare dell’Italia il paese che vorrei.

Questo articolo, pubblicato anche sull’Huffington Post, è dedicato a Walter ed Ema. Walter era di Monza, come chi scrive. Un motivo in più, ne servisse uno, per sentirlo vicino.

Quitaly: Quit the Doner racconta l’Italia come non l’avete mai vista

Non so voi, ma le vacanze di Natale sono quelle che più mi ispirano le letture che pennellano visioni dell’Italia. Saranno i video appelli di fine anno o le domande tipo “chissà se l’anno prossimo xyz?” (sostituire xyz con la variabile che preferite), ma la voglia di fermarsi a riflettere non mi è mai mancata nelle serate davanti al camino con le luci dell’albero accese.

Ho incontrato due quadretti che potrebbe valer la pena di condividere per come è presentato il Bel Paese. In una scala di colori i due autori sono il bianco e il nero. Uno, recentemente scomparso, che è stato un grande storico e un riconosciutissimo traduttore dei classici. L’altro mai apparso pubblicamente – pochissimi addirittura conoscono il suo vero nome – che ammette di essersi spacciato agente della questura per scoparsi ragazze extracomunitarie in cerca del visto. Eppure i due rivelano un paio di denominatori comuni potenti: entrambi i loro lavori sono esilaranti e scrivono sapendo il fatto loro, dando una lettura lucidissima del sistema Italia con angolazioni alternative.

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Ezio Savino ci racconta di un programma politico attualissimo e twittato, ma non cercate il nome di Renzi tra le righe. Lo storico ci fornisce un quadro di come già Augusto si facesse promotore di temi come spending review, riorganizzazione delle provincie, lavoro, riforme costituzionali. Il tutto comunicato al Senato con metodi particolarmente efficaci. A chi ritiene la storia una materia inutile, Savino lascia un testamento spirituale che andrebbe quantomeno letto a scuola, tanto per capire che gli eventi si ripetono e qualche avvenimento futuro potremmo predirlo perfino senza essere il mago Otelma.

Quit the Doner raccoglie in 200 agilissime pagine dal titolo Quitaly una serie di gag sull’Italia che purtroppo non sono gag, ma la realtà. Nessuno sa che faccia abbia, ma il blogger, reporter, conoscitore delle italiche sfaccettature come pochi altri riesce a fornire una serie di quadretti che possono farvi sciogliere dalle risate o farvi piangere mentre fate le valigie per lasciare la penisola, a vostra scelta.

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Quitaly è ben spiegato sul sito di Vice, di cui Quit the Doner è una delle firme, e in pochi mesi ha meritato due edizioni. Dai raduni degli alpini che inneggiano a “Papa Francesco, uno di noi” tra i fumi dell’alcol e le palpate alle ragazze, ai beach party salentini dove si spiega che i social sono una religione, solo predicata per altri mezzi. Dai complottisti delle scie chimiche che hanno capito chi è il responsabile occulto dietro tutto (tutto!) al declino del botox e della sua miglior macchina promozionale, con sede in decadenza ad Arcore. Ci troverete le manie dei selfiesti che postano autoritratti come chicchi in una grandinata d’estate, gli incatenati della Herbalife, la presa di coscienza che da noi si vendono più tatuaggi che libri. Si trova perfino una citazione del nostro Huffington Post e un consiglio per una mangiata memorabile sull’Appenino emilano. Se vi servissero due referenze in più sull’autore: è tra gli scomunicati ufficiali di Grillo e il disegnatore Gipi gli ha disegnato apposta una splendida copertina. Non perdetevi questo libro, è pieno di chicche memorabili che tra venti anni potrebbero essere storia.

RIcapitolando, cercate risposte sul futuro dell’Italia, dal paesaggio a qualche consiglio di ordinaria sopravvivenza? Queste letture vi aspettano.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

La bicicletta che non va a petrolio

Il decreto Sblocca Italia di Renzi non piace a Legambiente, Greenpeace e Wwf Italia. Difficile dare torto alle posizioni degli ambientalisti: uscire dal pantano non deve significare prendere il largo in un mare di petrolio. Il fronte anti-trivelle ha appena lasciato il sit-in davanti a Montecitorio dove ha manifestato contro gli orientamenti filopetroliferi dell’esecutivo, ma era solo una delle tappe del programma di mobilitazione nei punti bollenti del nostro Paese.
 
Il punto in questione è l’articolo 38, che favorisce la nuova colonizzazione del nostro territorio e dei nostri mari da parte dell’industria petrolifera, invece di difendere l’interesse pubblico e uno sviluppo economico sostenibile. Le associazioni ambientaliste pensano che le norme in questione sono parte di una strategia delMinistero dello Sviluppo economico che tende a favorire gli interessi dei petrolieri.
Signor Presidente, le smentisca! È stato davvero un piacere vederla in bicicletta durante le campagne elettorali. La prego di tornarci su quella bici, a me pedalare aiuta a schiarire i pensieri, magari anche a Lei. Magari potrebbe poi trovare idee per creare posti di lavoro e spunti di rilancio nello sviluppo delle rinnovabili. Visto i sorrisi che vi scambiate, chieda ad Angela (Merkel) come è andata da loro. Lei si sente forte del sostegno ricevuto con le elezioni. Si ricordi quanto l’hanno aiutata le bici e pensi al successo ulteriore che avrebbe un presidente giovane che scommette su un futuro fatto di vento e sole e non su quell’asfalto che ci ha infilato dritti nel pantano.
Divertono abbastanza tutte le foto in rete di lei in bici, ne faccia una campagna chiara: “No oil!”. 
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

C’è una bomba innescata sull’Italia

Il disastro del Vajont coi suoi morti potrebbe ripetersi. Su altra scala e in altri luoghi, ma potrebbe ripetersi. Il 9 ottobre del 1963 un pezzo di montagna crollava in un invaso dopo che le acque dello stesso invaso ne avevano rosicchiato le fondamenta. L’onda provocata travolse tutto e tutti quelli che incontrò nella sua corsa verso il fondovalle. E’ stata la cronaca di un disastro annunciato perché tutte le evidenti avvisaglie erano state ignorate. Quanti Vajont rischiamo?
Nella ricorrenza della tragedia, lo stato italiano commemora oggi le vittime dei disastri ambientali. Il governo sta lavorando attraverso ‘Italia sicura’ al collocamento dei fondi (quasi 10 miliardi di Euro) sulle aree a rischio. Scorrendo il comunicato si assiste all’appello delle ultime frane, esondazioni, dissesti che hanno toccato la penisola. Tirassimo una linea sull’ultimo secolo, sarebbe circa 12000 il totale delle vittime provocate dalle frane, un dato che non stupisce neanche troppo in una nazione dove 4 comuni su 5 hanno almeno un’area a rischio. Con la tropicalizzazione crescente del clima nazionale è come se fossimo seduti su una bomba ad orologeria. Niente esplosivo ma terra e acqua improvvise e in quantità micidiali.
La data anticipa di 4 giorni la ricorrenza scelta dall’ONU per ricordare i disastri.Oxfam.org stima in 500 miliardi di dollari (un quarto del PIL italiano) il danno delle catastrofi mondiali legate ai cambiamenti climatici. La cifra è solo un contatore asettico se lo scorrere delle lancette non segnasse la fine di vite umane legata al dissesto globale. E come spiega il direttore esecutivo di Oxfam International Winnie Byanyima:
I leader mondiali si stanno comportando come se avessimo ancora tempo per giocare, ma in realtà stanno giocando con la vita delle persone. Il cambiamento climatico sta producendo i suoi effetti ora, distrugge tantissime vite e affama sempre più persone nel mondo. I costi stanno aumentando e il ritardo potrà solo peggiorare la situazione.
Nel caso italiano e nel caso planetario, dunque, il fattore tempo è determinante. Tutti sembrano concordi nel non porsi più la domanda ‘se succederà’ ma ‘quando succederà’. Forse è il segnale che, spero, metterà chi è nella stanza dei bottoni, e dei portafogli, nelle condizioni di fare in fretta. Se la montagna che hai sopra la testa inizia a scricchiolare, è già troppo tardi.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Renzi o Grillo? Perché sono i ragazzi di Pontassieve che dovrebbero andare in Parlamento

Per chi lavora con la scrittura, i notiziari e i social offrono parecchi spunti di umanità e idee. Alcuni stimoli sono per la positività, altri mettono tristezza.

Tristezza: ho letto del politico di turno col paraocchi  che minaccia crisi di governo (a vanvera come le proprie idee) se un esponente gay (leggi Ivan Scalfarotto) dovesse finire al governo.

Positività: dopo una notizia come la precedente incappo in un post di Miriam, un contatto di Facebook, insegnante precaria e Dj della toscanissima RadioGas. Un suo intervento tratto dalla esperienza di docente mi ha dato la carica.

Da qualche tempo a questa parte, nella prima del liceo di Pontassieve si organizza il cerchio due volte al mese, di solito il sabato, che l’ultima ora del sabato non s’affronta. Praticamente ci mettiamo tutti in cerchio, e chiacchieriamo di quel che ci va. Le volte scorse s’è parlato dell’alcool, della droga e dei ragazzi belli. Oggi, era giustappunto sabato, e ci siamo messi in cerchio.
Io: “di che volete parlare?”
Studentessa: “delle adozioni tra gay!”
Io: “ah, ganzo, si parla dei gay che si adottano tra di loro”
Studentessa (ridendo): “volevo dire delle adozioni da parte dei gay”
Io: “e come mai ti è venuto in mente questo argomento?”
Studentessa: “perché ieri abbiamo iniziato a parlare del nuovo argomento, della famiglia, e siccome secondo me le famiglie sono tutte quelle dove c’è l’amore, le coppie gay formano una famiglia, e se vogliono adottare dei figli la società non vuole”
Io: “e cosa pensi di questo?”
Studentessa: “che non è giusto!”
Studente: “la famiglia non è solo una, sono tante!”
Altra studentessa: “secondo me le coppie dello stesso sesso danno più amore delle coppie normali, perché nelle coppie normali c’è il maschilismo dei babbi!”
Altra studentessa: “ma se una coppia è formata da due babbi e sono tutti e due maschilisti, come si fa???”
Altra studentessa: “profe, ha sentito, la Tizia ha detto un comesichiama, uno stereotipo sessista!”
Studentessa: “però, se i bambini delle coppie gay vengono presi in giro a scuola?”
Altra studentessa “una volta i bambini dei separati venivano presi in giro, poi sono diventati tanti e nessuno ci fa più caso. Anche se ora ci sarebbero delle prese in giro, quando i gay avranno tanti figli, nessuno ci farà più caso e nessuno li prenderà più in giro. Bisogna avere un po’ di pazienza”
Che posso dire? Che il mondo si rivela, a volte, molto migliore del mondo di merda che vogliono farci credere tutti i Giovanardi circolanti. E che dei ragazzini di prima superiore hanno più sale in zucca di tutti i nostri legislatori messi assieme.

Beh, se avete letto fino qui tutto d’un fiato come ho fatto io, sarete (un po’ più) convinti che la società può davvero evolvere nonostante le persone velate e i censori di turno.  Per la cronaca: Scalfarotto sottosegretario, Giovanardi non pervenuto. Due buone notizie in un solo post. Ora al nuovo governo: fate attenzione Signori ministri e Sottosegretari, i ragazzi di Pontassieve si aspettano molto da voi.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.