5 terre, un solo marchio

Abbiamo ancora negli occhi le immagini devastanti delle alluvioni di due anni fa, quando i torrenti in piena trascinarono nel mare impazzito pezzi di paesi.
Normalizzata la situazione, le Cinque Terre tornano ad essere il paradiso a portata di tutti che sono sempre state.

Sperando che la lezione sia servita, ora si aggiunge qualcosa al tesoro dell’area marina cantata da Montale. Al già unico ambiente dove le case torreggiano sulle onde e i paesi sono collegati solo dal treno e dal sentiero (sogno!), il consorzio del Parco ha iniziato un progetto per un marchio di qualità.

Non è un’invenzione di marketing, ma uno strumento innovativo che tocca vari ambiti dall’energia all’alimentazione passando da trasporti, gestione agricola, risorse, trattamento delle sostanze tossiche.

E’ un buon esempio di quello che potrebbe essere applicato su molti dei 7500km di coste del nostro paese. Con quello che è successo qui, nessuna scusa dovrebbe essere trovata contro pigrizia e malgoverno.

Piove ed è lunedì per tutti, datti alla birra o entra nella tua bolla

Ami la birra al punto da dormirci dentro? C’è l’hotel che fa per te, con il letto ricavato in una vecchia botte di fermentazione.

E’ solo una delle proposte di una collezione di alberghi strani, anzi stranissimi. Pareti di ghiaccio o camere a forma di bolla saranno l’occasione per ricordare un prossimo weekend stravagante o la vacanza tre le più originali della tua vita.

Un somaro nel pallone

I calciatori sono strapagati. Vero. A maggior ragione dovrebbero essere d’esempio per i tifosi in quanto a comportamento, in campo e fuori.

Durante una partita del deportivo Pereira, in Colombia, il gufo mascotte dello stadio cade in campo e cosa fà il giocatore Josè Luis Moreno? Lo prende a calci per buttarlo fuori dal tappeto verde.
La scena ha dell’incredibile. Il gufo è sull’erba a pancia all’aria. Vede avvicinare il calciatore. Dall’angolazione della camera si direbbe stia stortando la testa forse aspettandosi un aiuto. Esattamente in quell’istante l’uomo gli tira un calcio colpendolo in pieno.
Il gufo, rapace notturno sensibilissimo ai traumi per l’udito e la vista finissimi in grado di amplificare la più piccola sollecitazione, muore poco dopo. Il calciatore, purtroppo, esce dal campo sulle sue gambe.
Fischiato dal pubblico e multato con 560 Dollari, rischia anche il carcere per maltrattamento di animali. Purtroppo nessuno ha accennato a un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) per il deficiente di turno.

Sex animal, scatena la bestia fashion con modelli in peli e piume

Sesso animal in metropolitana. Quante volte per strada, in metro o incontrando qualcuno a una festa ci ha colpito la sua somiglianza fisica e gestuale con animali, a volte al punto da immaginare scene erotiche?

E se a vestire la moda fossero esemplari del regno animale diverso dall’uomo? L’abitudine di ritrarre animali in abiti umani è vecchia quanto l’amore di certi nobili per i loro quadrupedi, cani e cavalli su tutti.

La grafica Yago Partal ci aveva colpito con il progetto Defragmentads dove sezionava corpi umani.

Ora percorre il  curioso progetto Zoo Portraits abbinando tori lupi orsi struzzi e molti altri animali a indumenti di uso comune e creando combinazioni sorprendenti. Si aggiunge una contemporaneità che lascia pensare addirittura al catalogo di moda e non dispiace affatto con un’ispirazione di sensualità che non passa inosservata.

Oggi vi sentite un orso da maglione, toro in giacca a vento o un lupo in smoking? Civetta sportiva o ranocchia casual?

La Svizzera senza mare ma con navi all’avanguardia

Gli svizzeri sembra che di navi se ne intendono davvero. Passi che non si affacciano sul mare ma hanno già vinto la Coppa America, da due anni detengono anche il primato della nave solare più grande. Il progetto è ambizioso.

La PlanetSolar Turanor, dopo aver circumnavigato la Terra spinta solo dal sole e dai 540 metri quadri di pannelli fotovoltaici, ora continuerà a navigare dedicandosi agli studi sull’ambiente.

Non sarà la soluzione definitiva per spostare le merci, i cui cargo richiedono molta più energia, ma è una dimostrazione che le tecnologie esistono e che un certo tipo di nautica come diporto e crociere potrebbe diventare un po’ più verde di quello che è.

In fondo, Darwin insegna che il coraggio di sperimentare è sempre apprezzato anche dalla natura.

11 cibi subito pronti per stare meglio, snelli e senza fatica

Troppo impegnati per mangiare sano? 


La maggior parte di noi vorrebbe fare un’alimentazione equilibrata e variata che consenta di non appesantirsi e mantenersi in buona salute. Però siamo tutti troppo impegnati tra lavoro, casa, famiglia e le varie altre attività. Così spesso si finisce per mangiare piatti pronti comprati al supermercato, alimenti da asporto presi in rosticceria o cibi che abbiamo nel congelatore. Tutte scelte che ci fanno risparmiare tempo, ma che non fanno bene alla salute. In realtà un modo per mangiare sano senza stare ore in cucina ci sarebbe: basta scegliere i cibi giusti, quelli che sono un vero e proprio scrigno di salute e che, allo stesso tempo, non richiedono preparazioni laboriose. Qui ci suggeriscono quali sono, che proprietà hanno, quante calorie apportano e come possiamo usarli nell’alimentazione di tutti i giorni.


Una osservazione utile all’ambiente che l’articolo non esprime: occhio alle etichette! Dovendo scegliere, meglio prendere dallo scaffale prodotti che arrivano da vicino: hanno subìto meno stress da viaggio, sono generalmente più freschi, non sono stati ore e giorni su mezzi  col motore acceso. 
Per chi poi i prodotti vuole andarseli a prendere da soli, il sito con l’elenco di alcuni produttori è qui. Cè una bella soddisfazione a conoscere il contadino che ha arato il campo, la gallina che ti ha fatto l’uovo o l’albero da cui tu stesso puoi cogliere il frutto. E’ più o meno la differenza che passa tra guardare una cartolina e trovarsi di fronte al paesaggio ritratto, ci sono più sapori, profumi e colori da scoprire. Garantito da chi ha provato!

Il respiro di Dio in un docufilm da non perdere

Invito chiunque a dedicarsi novanta minuti per vedere Baraka, uno straordinario film evento che, a distanza di vent’anni dalla realizzazione, rimane un punto di riferimento per la cinematografia naturalistica. Godetevi il primo quarto d’ora. Poi  provate un po’ al giorno, ammesso riusciate a scollarvi dallo schermo, è come una medicina potente. Con delle visioni che vi rimarranno nella testa a lungo. Alla fine, vi garantisco, non avrete più la stessa visione del nostro pianeta, e probabilmente neanche del mondo che vi circonda.
E’ interamente disponibile su YouTube, ma la notizia non è questa. Da oggi è in libera circolazione anche Samsara. Stesse menti creative, stessa passione, nuove tecnologie, 25 nazioni, 5 anni di lavorazione. Il trailer è già una sequenza che inchioda alla poltrona.

Il resto delle immagini, e ancor di più la straordinaria combinazione tra montaggio e musiche, è qualcosa che chiunque dovrebbe vedere. Non viene risparmiato nulla al senso della nostra esistenza attuale, dalle preghiere dei monasteri in Tibet fino ai cacciatori di rifiuti nelle discariche, dai fruscii del vento nelle canyonlands americane al silenzio pietrificato delle tombe vaticane. Scorci di umanità e visioni di luoghi che non possono mancare negli occhi e nel cuore di chi davvero alimenta la speranza di una Terra migliore, che chi scrive e (spero) chi legge continuano a credere possibile.

Smartphone, tablet, wifi … di che droga ti fai?

C’era una profezia. Diceva che il giorno in cui la tecnologia avrà superato la nostra umanità, il mondo sarà popolato da un generazione di idioti. La voce era quella di Albert Einstein. Si è avverata?

É un dato di fatto che, chi più chi meno, siamo diventati delle estensioni delle nostre apparecchiature digitali. Gran comode ma altrettanto indubbiamente impegnative da gestire quando ce ne si vuole o si deve liberare.

Il tema è di attualitá, soprattutto quando ci rendiamo conto che in modo compulsivo iniziamo a guardare i messaggi su telefono, tablet e computer senza neanche farci più caso. Alla Chicago Booth School of Business sostengono che l’iperconnessione è un male endemico della nostra società e va trattato alla stessa stregua dell’essere tossicomani.

La colpa, assicurano gli studiosi dopo un ‘indagine campione, non è solo della tecnologia ma dell’ambizione a mostrarsi sempre attivi e produttivi, anche solo con i “like” di Facebook o le twittate per far sapere i cacchi nostri al mondo.
Il punto di forza, oggi, è muoversi al contrario: il vero potere è rimanere sconnesso. Non un ritorno al passato ma la nuova tendenza di chi si sa goder la vita.
Che fare prima che sia troppo tardi?
8 mosse per iniziare.
1. Andarci piano piano
Il professor Larry Rosen, esperto antistress della California State University, consiglia di cominciare con astinenze di soli  10/15 minuti. Controllate i tempi con un orologio (non quello del cellulare!). Arianna Huffington ha 4 Blackberry e suggerisce di spegnere tutto ogni tanto, e sempre nelle occasioni sociali. «Più della crisi economica – dice – il mondo è afflitto da una crisi di empatia. La cura? Rallenta, sconnettiti, dormi». Volete un aiuto dal telefonino stesso? Provate la app, ci pensa lei stessa a sconnetervi a tempo.
2. Se non vuoi suicidare il tuo avatar , almeno narcotizzalo
Non illudetevi che sia facile disconnetervi: uscire dai social network è difficile quanto disabbonarsi da Sky. Potete ricorrere a suicidemachine.org che vi cancellerà in un clic da Facebook et similia. Come la morte, però, è irreversibile. Siccome però Fb può anche essere comodo, tanto vale allora cercare di staccarsi gradualmente, come al punto 1, facendone magari a meno per un giorno o una settimana.
3. Lavora meno ma meglio
Gli americani chiamano ITSO (Inability to switch off) la manifestazione della dipendenza da lavoro: poiché dall’ipad in giù, ogni diavoleria portatile contribuisce a eliminare le barriere tra lavoro e tempo libero, una possibilità è smettere prima di lavorare a patto di concentrare la produttività. Lavora meno ma meglio.

4. Scrivi tanto ma con la penna
Durante il suo discorso del 2005 alla Stanford University, quello in cui disse «Stay hungry, stay foolish» («Siate affamati, siate folli»), Steve Jobs ricordò quando abbandonò gli studi al Reed College e decise di frequentare un corso di calligrafia. Se lo dice chi ci ha messo in mano il tablet e l’iPhone, una ragione ci sarà, no?

5. Svolgi attività manuali
Butta il cel, le app, il pos e lanciati con vecchie sane abitudini come il restaurare il vecchio armadietto, montare un modellino, imparare l’origami o dedicarti al giardinaggio. Scopri di avere di nuovo due mani che funzionano anche senza una tastiera.
6. Siesta, olè!
La siesta vale oro, mezz’ora garantisce un aumento delle performance fino al 54%, tornando efficienti esattamente come le primissime ore del mattino. Anche le compagnie più all’avanguardia si sono dotate di una sala pisolini, a partire dai giganti Micosoft a Nike. Funziona anche il nano-pisolo, che è l’unità di misura minima per il pisolino. Si dice che Einstein stesse seduto sulla sua sedia con una matita in mano, quando la matita cadeva, il genio si svegliava e riprendeva a lavorare.
7. Alzati e cammina, è il tuo piccolo miracolo
Chi decide di camminare è in aumento del 15% annuo. Su piccole tratte quotidiane, tanto per iniziare. La camminata è terapeutica e aumenta la capacità di apprendimento e memoria. Il neuropsichiatra Richard Restak nel libro Think Smart suggerisce di variare i percorsi casa-ufficio.  Mossa vincente al proposito anche quella di provare a fare vacanza  su lunghi percorsi, come ad esempio il Cammino di Santiago (180mila pellegrini nel 2011) e i tratti italiani della via Francigena, comodi perché possono anche essere frazionati a piacimento e relativamente vicini a noi. Roland Barthes, grande critico e intellettuale francese, sosteneva che  “camminare è mitologicamente il gesto più triviale, e il più umano”.  Anche Thoureau inneggia all’arte del camminare nel suo Walden.
8. Parti prenotando in internet un hotel senza internet
Scegliti un albergo all’insegna di disconnessione e serenità. Inizia cliccando tra le montagne: Svizzera Turismo suggerisce soggiorni in rifugio, con Heidi e Peter a zero segnale gsm ma mille alternative per rilassarsi.

Voglia di mare? A Pantelleria, c’è il Santa Teresa Resort (www.santateresa.it): due gruppi di dammusi, uno nella valle di Monastero, in 40 ettari di vigneti, ulivi e capperi, l’altro nella piana di Sibà, immerso nella macchia mediterranea. Nelle camere, con le pareti bianche e gli alti soffitti a volta, manca il televisore e il segnale è tale da far diventare il telefonino un inutile soprammobile.
Ora, se avete letto fino a qui, dimostratevi che valete! Abbiate il coraggio di spegnere il pc e uscire dimenticandovi pure il telefonino sul tavolo, tra dieci minuti vi sentirete già meglio.

E’ dura riprendere? 33 luoghi dove scappare subito

Sono 33 i luoghi che per il sito Buzzfeed valgono la fuga perfetta degli amanti dei luoghi desolati, quella che garantisce di raggiungere un posto davvero fuori dal mondo e, soprattutto, al sicuro da ogni scocciatura. Il primo è in Italia, ma servono bombole e pinne, essendo il Cristo degli Abissi di san Fruttuoso, nella mai abbastanza conosciuta Liguria.

Lo status di “luogo abbandonato” alla statua del Redentore, immersa in un’ansa nel parco della penisola di Portofino, è un po’ forzato. Il posto è molto frequentato dai subacquei, che spesso ci organizzano anche cerimonie e matrimoni (sì, avete letto bene: una coppia si scambia l’anello tra i pesci). E’ dunque un posto magico, ma non lo definirei abbandonato. Inviterei piuttosto quelli di Buzzfeed a scoprire villaggi minerari come Cassagna, sempre in Liguria nella valle di Nè, a circa 30 km dal nostro Cristo. La foto della vallata, in fatto di isolamento e natura, si commenta da sola.

Il resto del loro elenco però funziona, così seguono a ruota una serie di amenità tra deserti, ex fabbriche di missili, lunapark abbandonati, villaggi invasi dalla sabbia, fino a ruderi industriali, come nel caso di quello a Sorrento a pochi metri dal mare, o Craco, borgo scavato nella pietra della Basilicata.

Un giro fotografico è  gratis e possiamo partire subito. L’andarci è un’altra faccenda che spesso implica vestiti antistrappo, scarpe corazzate e non aver paura a scavalcare recinzioni, scostare ragnatele e ascoltare rumori di fantasmi all’imbrunire.
Non rimane che augurarsi che questi luoghi, meta per i collezionisti di deserti, rimangano almeno preservati dalla foga di chi vede business ovunque e, se mai dovessero essere recuperati, non tradiscono la loro vocazione di oasi di pace.